Mentre Natali tratterà le future adesioni di Renato Proni

Mentre Natali tratterà le future adesioni Mentre Natali tratterà le future adesioni Giolitti dovrà colmare alla Cee le lacune della politica agricola (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 8 gennaio. Antonio Giolitti, nuovo commissario per la politica regionale e coordinamento ne.- i fondi della Cee, ha di fronte a se un compito quasi impossibile: come ridurre i divari nei redditi fra i paesi «poveri» (Italia, Irlanda, Gran Bretagna) e quelli «riechi». Per fare ciò egli ha a di- { sposizione tremila miliardi di lire all'anno in contributi diretti o prestiti, da attingere al fondo regionale, al fondo soaule, alla sezione orientamento del fondo agricolo, alla Banca europea degli investi- ! menti e al Fondo Ceca. Egli amministrerà direttamente il fondo regionale, 400 miliardi di lire nel 1977, secondo parametri già fissati in sede politica (il 40 per cento del totale spetta all'Italia), nella gestione degli altri fondi egli avrà soltanto diritto alla «co-decisione», di volta In volta, con i commissari per le finanze, per l'agricoltura, per la politica sociale. «E' una scommessa», ha dichiarato Giolitti, con la fiducia di vincerla, riferendosi al suo lavoro. Nei prossimi giorni egli metterà assieme una task force con gli esperti, con la quale conta di coordinare tutti 1 fondi e di far valere il suo punto di vista nella Commissione. La sua amicizia personale con il presidente Roy Jenk lns gli sarà d'aiuto, ma Glo.lt- - ti ha già dichiarato ai giorna-1 li-sti che non sono previsti aumenti nella dotazione del vari fondi, nonostante l'inflazione abbia eroso in tre anni almeno il 30 per cento del loro valore effettivo. Per Giolitti 11 problema maggiore sarà quello di riequilibrare le quote nazionali di contributi del Feoga nel settore dell'ammodernamento delle strutture agrìcole. Attualmente, l'Italia, in base alla percentuale europea della sua forza di lavoro agrìcolo, percepisce assai meno degli altri paesi più ricchi da questo fondo perché, come ha detto l'ex commissario per la politica regionale George Thomson, «i fondi inesorabilmente finiscono nei paesi sviluppati più che nelle nazioni povere». Per dieci anni gli esponenti, anche italiani, della Commissione europea hanno voluto malignamente dare ad intendere (con successo) che la colpa era della nostra burocrazia se l'Italia non otteneva fondi da! Feoga. Invece, 6 dimostrato che sono 1 criteri secondo i quali i contributi sono assegnati che danneggiano il nostro Paese. Dice Thomson: «In genere, il contributo a fondo perso del Fondo orientamento è del 30 per cento e il resto deve essere trovato altrove. Inevitabilmente, sono le regioni agricole più ricche che posso no trovare la differenza. An- che In Italia sono le regioni del Nord che Incassano più soldi delle regioni poveri me- ridionall». Non è un fenome- no italiano, dunque, né c'en-tra la burocrazia. Le regioni ricche dello Schleswig-Holstein e della Sassonia Inferiore ricevono 1 due terzi dei contributi Cee spettanti alla Germania, pur avendo soltanto il 20 per cento della forza agrìcola nazionale e il 35 per cento dell'area coltivata. C'è. dunque, uno sforzo tremendo da compiere per ristrutturare tutta la sezione orientamento del Feoga a favore dei paesi e delle regioni meno fortunate, tanto più che la politica agricola in genere — sono ancora le parole d'addio di George Thomson — accresce il divario fra i Faesi ricchi e quelli poveri. Per esempio, tra il 1954 e il 1972. il contributo totale della Ceeda tutti i fondi è stato di 45 mila lire a testa per l'Italia, mentre per i francesi è statodi 80 mila lire e andini tura di 135 mila lire per la ricca olanda. Nella sezione garanzia del Feoga, noi prendiamo circa la metà della media degli altri Paesi. Tocca a Giolitti raddrizzare questa paradossale situazione, ma la sua battaglia non sarà facile. Lo stesso discorso vale per il vicepresidente Lorenzo Natali, incaricato dei negoziati per le nuove adesioni (la Grecia subito, poi 11 Portogallo e la Spagna). Da questa adesione—a parte gli enormi problemi di assorbimento in termini politici che e**i pongonoper tutu la Cee — l'Italia hapiù da perdere di qualsiasi altro Paese I candidati infatti sono Paesi la cui produzione agrìcola è analoga a'.la nostra, ma con costi di produzione nettamente inferiori. Ecco, dunque, la difficile situazione esistente e una ancora peggiore che si profila all'orizzonte per l'Italia. A tutto ciò esiste un solo rimedio: Giolitti e Natali, possibilmente sostenuti dal governo di Roma quando i problemi arriveranno al Consiglio dei Ministri, si devono battere all'interno della Commissione perché «tutte» le politiche Cee, e non solo quelle regionali, sociali e agrìcole, siano formulate In modo da ridurre (J divario fra il Sud e il Nord dell'Europa. Solo in questo caso l'Europa potrà essere unificabile e svilupparsi no nostante gli inevitabili trau mi delle nuove future ade sioni. Renato Proni