LA CRISI IN BELGIO E LA FORZA DEI SINDACATI di Sandro Doglio

LA CRISI IN BELGIO E LA FORZA DEI SINDACATI LA CRISI IN BELGIO E LA FORZA DEI SINDACATI Meglio la cogestione? I rappresentanti sindacali hanno diritto di conoscere i conti delle aziende - Di fronte al ristagno e alla disoccupazione, molti industriali li vorrebbero inserire nei consigli d'amministrazione, per farli corresponsabili I 'Dal nostro invinto specialel u .-1 i » 1 i , . .- . inn nin I I mettono onestamente: « Se il Belgio ha potuto ripren- Bruxelles, gennaio Gli stessi industriali lo am ) >• ocikio nu (fumo i tur j dersi dopo la guerra e l'in j vasione tedesca, se ha potuto I con relativa facilità affron! tare la trasformazione indù striale, progredire e diven tare w Paese prospero, re' slstent,° aIle crisi, lo si deve anche ni sin- ducati, ai rapporti particola- ' fi niinri "n m ì #* Vimini ih OT&tdk fi ri quasi "amichevoli" che si sono stabiliti tra i partners sociali in questo paese », Ma. aggiungono, tutto ciò è stato vero fino a 4-5 anni fa: « Oggi è vero esattamente il con trarlo ». / .sindacati in Belgio sono molto potenti: condizionano fattività dei partiti e del governo, sono ricchi, hanno una gran mussa di aderenti (tra I , i ; ' il 65 e 180 per cento della nn nnlniinnn nèH*\n • A ni popolazione attiva: una delI le più alte percentuali di iscrìtti del mondo), [/accusa , che si muove loro è di essei re soltanto dei controllori della vita industriale e socia; le d fcnatazese: di poter dire i d« no ». ma di non essere suf- \ aficientementc coinvolti nelle | Eresponsabilità dei « si ». La storia e la posizione dei sindacati in Belgio sono diverse dal caso tedesco; assomigliano di più all'Italia: potrebbero anzi essere la proiezione di ciò che primo n poi si potrebbe verificare ut Ita- 1 Ha. In ogni caso, è un esempio da conoscere. I grossi sindacati, in Bel- | gio. sono tre: la FGTB (socialista) e la CSC (cattolica) con poco meno di un milione di iscritti ciascuna, e la i CGSLB (liberali) con 150 mila aderenti. Dei 200 mila \ tra funzionari e dirigenti, 15 mila soltanto risultano iscrit- stcrprpssUrsAlsul"i " }inr?}!l?a?Ct? di cate°°' I g j ria: la CSC. La forza economica dei sindacati viene dalle quote di iscrizione (relativamente alte: in media 2000 franchi per persona. 50 mila lire all'anno), che danno alle due massime organizzazioni circa 50 miliardi di lire all'anno: e viene — per quanto assurdo possa sembrare — dalla distribuzione dei sussidi di disoccupazione. Lo Stato, infatti, versa ai sindacati l'indennità, maggiorata del tì per cento per le spese: « Peggio vanno le cose per l'occupazione nel paese », ironizzano gli industriali. « più i sindacati ci guadagnano ». Presenti all'ala sinistra di tutti i partiti, i sindacati sono molto forti in Parlamento e hanno il peso per imporre le loro idee anche al governo, costretto quasi continuamente a far compromessi: il risultato più evidente è l'aumento continuo della spesa pubblica, usata come arma per mantenere, se non per creare, nuovi posti di lavoro nell'immensa burocrazia statale: circa un milione di persone, tra dipendenti e pensionati, su dieci milioni d'abitanti, neppure un qu,nto dell'Italia. Il legame stretto tra solari e costo della vita — che comporta l'automatico adeguamento degli stipendi alla scala mobile — è rivendicato dai sindacati come la loro più grossa vittoria: il fenomeno di rincorsa naturale della paga e del costo della vita è tale che molte categorie da anni non avanzano, o per lo meno non si battono, per ottenere aumenti contrattuali del salari. In compenso, gli scioperi sono relativamente pochi (63 mila persone hanno scioperato nel 1975, perdendo mezzo milione di giornate di lavoro): non ci sono cortei nelle strade: non ci sono praticamente episodi di intolleranza o di frizione nelle fabbriche. Anche sulle riduzioni di personale i sindacati chiudono un occhio: que- ps8lllfadfp4ps sfanno [a banca „ Bruxelles e/ Lambert » la seconda del ! ,„,,,„, e una' delle maggiori j d'Europa ridurrà di 550 uni- o e a e tà il sue personale (13 mila persone circa), ricorrendo a occupazioni a tempo parziale, a non sostituzione di personale che se ne va. a pensionamenti anticipati, a facilitazioni per chi vuole cambiare mestiere. E sema traumi, né scontri con il sindacato. 1 quasi trecentomila di- cbcdgdi soccupati del paese (la più , ! alta percentuale di popola-1 zione attiva in Europa) non - sembrano ancora far troppa - paura ai sindacati belgi. - Oltre che dal numero ali tissimo di iscritti, che dà loe | ro peso nei partiti, dai meze | zi finanziari e dalla relativa - tranquillità sociale dei lavo-1 rotori, la forza dei sindacati e I è rappresentata da un como I plesso e avanzato processo é di « informazione » di cui be- e a e ù o neficiano in seno all'apparato industriale del paese. Chiamati a pronunciarsi sulla pianificazione, sui programmi governativi e degli stessi partiti, i sindacati siedono nella stanza dei bottoni delle aziende, nei consigli di impresa: sono al corrente dei piani di sviluppo e di occupazione: conoscono a perfezione I conti delle aziende, persino gli stipendi degli amministratori delegati e dei più alti dirigenti. « Se fossero anche membri dei consigli di amministra- e! zione», dice Daniel Cardon I presidènte di un consiglio di n j impresa. « non potrebbero l sapere di più: ma almeno l | avrebbero l'onere della eogeò- , stione dell'azienda, mentre a- , cosi si limitano a controlla- a ! re, a dire no. a chiedere, sen- no o e o ai za essere implicati nella responsabilità dell'azienda ». (.'.'; industriali belgi si accor¬ di ! gono di aver concesso trop- i, nr e arn o ) po. ma al tempo stesso troppo poco ai sindac ,i: « Abbiamo fatto un errore nel non averli fatti entrare nei consigli di amministrazione delle aziende, come hanno fatto i tedeschi », afferma già \ qualcuno in seno al h patronat ». E se ancora questa non è la posizione unanime degli imprenditori belgi, sembra certo che ben rapidamente si dovrà arrivare a una ri- forma delle società, con l'in- clusione dei partners sociali negli organi direttivi delle aziende. La soluzione della crisi che travaglia oggi anche il Bel- aio — crisi forse meno evi- i dente di quella che colpisce \ a/frj :,ars. della Comunità | Europea, ma non per que 1 | \ sto meno grave specialmente per l'inflazione e più ancora per il mercato del lave ro — dovrà probabilmente passare per un mutamento radicale dei rapporti tra partners sociali. Per ora siamo ancora alle scaramucce iniziali, e le posizioni appaiono distanti. Una conferenza tripartita, riunita fir. dal maggio scorso, non ha fatto progressi. Al contrario, le posizioni delle varie parti sembrano essersi irrigidite: i sindacati non vogliono più saperne di una specie di blocco dei salari previsto per il 1977 dal I governo: la Confindustria ha proposto di limitare per quest'anno gli aumenti all'88'> per cento, compreso l'aumento della scala mobile (che vorrebbe dire, viste le previsioni di inflazione, praticamente nessun incremento contrattuale). I sindacati, sotto il peso delle critiche che vengono formulate per l'incessante aumento dei senza lavoro, propongono una riduzione dell'orarlo settimanale: 36, forse 35 ore alla settimana per creare nuovi posti di lavoro, anziché le 38,5 ore del settori più prosperi, e le 3940 ore settimanali degli altri settori. Inoltre — latto relativamente nuovo, ma già percepibile in notevole misura — si dovrà anche tener conto della ridotta disponi- bilità dei lavoratori ad ac ccttare la pensione anticipa- la, pratica finora corrente e diffusa in questo paese. « La gente non vuol più saperne di smettere di lavorare prima dol tempo », mi dicono al sindacato cattolico, u Non forse per vera voglia di Uv vorare, ma perché un'occu pazione è un modo di riem- pire il tempo, di non spen- dere troppo denaro, di man- tenere legami di amicizia ». Sulla carta ■— complicate i ulteriormente dalla difficile geografia politica e linguisti \ ca del paese, dallo squilibrio ■ sempre maggiore esistente 1 tra le regioni vallone più po vere e quelle fiamminghe, i Più dinamiche e industriale- ! tate — le possibilità di tro- vare un accordo tra partners sociali per far fronte alla crisi non sembrano molte. • Ma il pessimismo non deve essere sposato », sostengane gli esperti economici. •< Nel settore privato è molto procabile che i sindacati accetteranno di ridurre le domande di aumenti salariali e le pretese economiche in generale, in cambio di una maggior partecipazione alle responsabilità nella conduzione delle aziende. Nel settore pubblico. 11 cammino sarà più lungo, ma a poco a poco governo e sindacati dovranno pur accettare una serie di riforme, perché lo squilibrio tra spese e introi- ' ti è ormai grave, e non sem lira esserci più, nel paese, la possibilità di continuare a premere sulla leva fiscale, sia nei confronti dei redditi dei privati che nei confronti degli utili delle aziende ». L'unico spiraglio che resta da sfruttare per far affluire un po' di miliardi nelle casse dello Stato, è combattere la frode fiscale, che il professor Franck. dell'Università Libe ra di Bruxelles, valuta aggirarsi sui 120 miliardi di franchi belgi, tremila miliardi di lire all'anno. Vado a trovare dei vecchi amici in Fiandra. Da lontano mi indicano una stupenda villa con piscina e giochi da tennis, residenza di un industriale della zona, a Vedi quella villa? Non esiste: ! è un capannone industriale. I vedi quei tennis? Non esi i stono: sono l'area di par¬ cheggio per gli operai del capannone. Vedi quella piscina? Non esiste: per il demanio e per il fisco è un deposito acque per la lavorazione che si svolge nel capannone industriale ». Eppure la I villa, la piscina e ì tennis ci sono, anche se abusivi e ' esenli da tasse. Tutto il moti ' do è paese. \ Sandro Doglio

Persone citate: Daniel Cardon I, Lambert

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Europa, Italia