Perché tanti disastri

Perché tanti disastri Perché tanti disastri i Vallc «• Templi. Si allung, 1 catena di disastri apparenlemen 'f causati dalla pioggia in Slci *fa< Jove ' terreni divenuti fra I "osl costituiscono il 40 per cen1lo dcl totale. Ricordiamo i 50 1 miliardi di danni 'i Licata per lo i ^oripamento del fiume Salso, i icJ!ci '"or", J' Trapani per il '"ibiragio «* 5 novembre. I . 7 I"'" ««'««"« sono isola\t> nel quadro del dissesto tdr* *«''"*««> na-'onale. Negli ulti!"","'"' "bbiamo ovato la piena \M tremenda pressio- '"" del t,ume su*'' ar*"" c!c 1+ umere. una catastrofe di por ?'°"cf Un" ^ ''« A'''? i "" e '"'"" *»" aca"a Pvr strari,ramcnto del Seveso. Il 1 maltempo di questi giorni ha causato frane in ogni regione. > ondiamo a ritroso negli ali'." se.nc " allunga in modo \ impressionante. Tragedie in La- lobria. in Sicilia, nel Polesine I (l9$t) mcora ,„ Calabria \(mv< ne, Salernitano (1954). J Nel /96J „ v• , ,te, l966 ,e ja/Juviom- di Fl>„,.e di CroiSe. |<0_ M PoiCiine_ ancora dc, Sa- PÌOV0, e a Caltanisetta (seti-[az'acqua potabile da Natale! lei cfrane causano 17 miliardi di rdanni mentre 170 persone resta- \ tno senza tetto. Nei dintorni di \ cMessina una fetta del Stonte \ tNuovo scivola a valle. Ad Agri- ; t 'mento è di nuovo in pericolo la ag i Valle dei Templi. Si allunga la \ snmcmftdglerniiuno, e il dramma di Venezia. Due anni dopo il Biellese inondato. Nel 1970 l'alluvione di Genova. Nell'inverno 1972-75. 50 mila senzatetto in Calabria e in Sicilia, con 900 miliardi di danni Le frane di grandi proporzioni raggiungono lormal- ,„ mcJia di m%lila )■„„. „„ , danni si aggirano sui mille i miliardi, sempre ogni anno. 1 Ogni volta ripetiamo il rito delle manifestazioni di solidarietà con le popolazioni colpite, degli stanziamenti straordinari, delle sottoscrizioni per le vittime. Ed ogni volta ripetiamo immutabili denunce: i disastri non sono dovuti a "eccezionali eventi naturali' la Trapani bastarono tre ore di pioggia per seminare lutti e rovine) ma al pessi cii mo ciìo del territorio, con lag gravante dell'incuria. Gli inse I diamenti industriali incontrolla i /„ massiccia ed estesa attività edilizia in zone non idonee, le 1 opm. pubbliche realizzate senza I nudi preventivi della natura dei, \terreni, la distruzione dei boschi\ «. jrf manio verde delle colline |//5 milioni di ettari in stato di I desertificazione accelerata) so no tra le cause principali delle ^cosiddette calamità. L'acqua piovana non viene più trattenu I la (un bosco integro ne ferma l'SO per cento), precipita a gran de velocità nei torrenti e nei fio mi, provoca inondazioni, si itisi- nua negli strati argillosi, fa croi- : lare allure denudate. ! Si tratta di certezze con fondamento scientifico. Sia la pro- posta della commissione inier \ ministeriale De Slarchi (1970) ^ interventi che avrebbero ri | c/iifj/o 5 mila miliardi in tren fanni (un sesto dei danni subì1 ti) è puro oggetto di citazioni 1 letterarie. I progetti del Colisi1 nazionale delle ricerche si arenati; è finito nel nulla 1,/ progetto Star per la salvaguar i èia degli stagni e del'c zone | umide, vere e proprie valvole di ; sfogo deut. piene dei fiumi. Do no la famosa e isolala relazione sullo stalo dell'ambiente in Ita /,-„, fatta a Urbino nel 1975. non sl- ^ compiuto alcun passo verso /0 prevenzione dei disastri *na turali», benché si sappia che il 1 50 per cento del territorio colli j narc e montano è in condizioni -1 allarmanti. ] Perché non si fa nulla di lut |/o quanto appare ragionevole? 1 Im povertà di mezzi finanziari non convince: meglio spendere I 100 miliardi per prevenire che l ' spremere il contribuentc per a I l'ennesimo fondo speciale a fa¬ i vore 1di nuovi alluvionali. Va, aggiunto che nei momenti dii crisi economica governi /ungimi- rami hanno sempre investito no-\ tevoli somme in opere pubbli che per il risanamento del terri torio e dell'ambiente anche ai traverso il potenziamento dcll'agricoltura Ibasti ricordare l'è sempio rooseveltiano della Tennessee VolleyI, tra l'altro col vantaggio immediato di una massiccia occupazione. Va anche detto che i quattrini non mancano per interventi superflui e discussi, oppure certamente differibili, come l'autostrada degli Abruzzi, il centro siderurgico di Gioia Tauro, il salvataggio dell'Egam. Im vera ragione di tutto è un coro una volta la volontà poi iti-[co. Se lo volessero, lo Stato, le Regioni, i Comuni potrebbero ! intanto evitare Vaggravamento\intanto evitare l aggravamento 1del dissesto imponendo il ferrea. rtipetto dei vincoli idrogeologici] (legge del 1925) disinvoltamen-1egge te ignorati. Potrebbero vietare ogni opera nelle zone franose. I Potrebbero avviare eslesi rimbo-1 schimcnli con minima spesa e : probabilmente con larga porteci- pozione popolare. Potrebbero darsi piani coerenti per l'uso del1 terriiorio. Dopo la svolta del giugno 1975 si era sperato che ; qualcosa vere-mite cambiasse ■ anche in questo settore. Sta si- i nora i parchi restano sulla cor- ca, i piani territoriali si fanno aspettare, la cementificazione. incontra consensi o proteste di I impotenza anche dove sono in- sediate nuove amministrazioni di sinistra. IC amaro riconoscer- ' lo. ma si deve farlo perché i cit-1 ladini si sveglino, smettano elipreoccuparsi soltanto quando i disastri sono avvenuti, capisca-1 no che quando la loro pressione \ sl- furà assillante ambiente eco- ìogia_ urbonliiica, prevenzione 7oj,,0, urbanistica, prevenzione i (/,„t. „„,„,,•„,„■ , de,[e ,ralw m,„ mrmnn olò „ual. ^Jj. sarann0P'a »*"<"'• \Mario Fazio \

Persone citate: Jove, Mario Fazio, Salernitano