Nazionalisti piagnoni sono contro l'Europa

Nazionalisti piagnoni sono contro l'Europa SOVRANITÀ' TROPPO LIMITATE Nazionalisti piagnoni sono contro l'Europa La sovranità nazionale è davvero un valore supremo per la vita dei popoli? Fin quando la risposta a questa domanda sarà affermativa, la costruzione dell'Europa, cosi come di qualsiasi ordine mondiale pacifico, segnerà il passo, dal momento che è raro che gli interessi nazionali convergano verso il medesimo punto, miracolosamente. Così come capita all'interno di ciascun Paese, una decisione politica a questo riguardo non sarà mai completamente soddisfacente. Del resto non si può contare più sull'unanimità europea a getto continuo, sarebbe solo un'utopia. Pertanto nei vari Paesi, così come nei gruppi più vasti, è indispensabile fare delle concessioni, oggi ad uno, domani ad un altro. E quando si parla di concessioni si intendono sacrifici. Ed ecco che spunta l'opposizione dei nazionalisti. Perché? Innanzitutto perché essi hanno la tendenza a considerare la patria vittima permanente degli -stranieri', il bersaglio di una congiura per la quale si rischia di soccombe¬ re. Qualcuno ha chiamato questo atteggiamento -nazionalismo piagnucoloso*. C'è poi da aggiungere che il nazionalismo è antistorico dal momento che nulla prova che gli stati-nazione, così come li conosciamo, siano l'anello ultimo dell'evoluzione politica. Piuttosto vari elementi provano il contrario: la tecnologia scientifica, industriale e militare, i trasporti moderni e il turismo di massa che sradica ormai tut-, ti i residui provinciali. Dà una situazione simile sono destinate a nascere nuove entità economiche e, di conseguenza, politiche. Se ne può essere fieri o si può trovare motivo di disappunto, certo è che non vale la pena riporre le proprie speranze in una lotta di retroguardia. Purtroppo le manifestazioni di cinismo nazionalista sono, in Europa, come una malattia contagiosa. Ed è naturale se adottiamo come criterio di valutazione solo il nostro egoistico interesse: cosa dovremmo pretendere dagli altri? Quindi si rischia di collaborare alla costruzione del-, l'Europa soltanto quando fa comodo a noi, consentendo implicitamente agli altri di porre dei veti quando è loro interesse farlo. In questa maniera perché prendersela se l'Europa marcia a rilento? In questo contesto guardiamo alle elezioni europee dirette. Fintantoché si pensa che il - bene comune europeo* sia una cosa fittizia, esse appariranno come un non senso, un imbroglio. Se invece tutte le nazioni hanno interesse a unire i loro potenziali, conservando ciascuna le proprie libertà democratiche, allora esse si figurano come una tappa prioritaria. Il mondo contemporaneo reclama spazi assai più vasti die non quelli delle nazioni. Queste ultime resteranno le stesse, ma non immutate nel quadro dei nuovi raggruppamenti. Se noi adotteremo la democrazia, avremo, presto o tardi, una forma di sovranità europea. E una sovranità europea, -con funzioni limitate ma dei poteri realU come ha indicato l'assemblea consultiva del Consiglio d'Europa, deve essere posta sotto il controllo dei popoli. Senza dubbio questa sovranità europea non sarà assoluta. Solo un dio è sovrano. Fare di qualche sovranità umana un assoluto significa legarsi le mani dinanzi al futuro, sacrificarsi ad un idolo. Lo scopo della sovranità, ove questa si esercita, è di poter fare ciò che si deve portare a termine, senza nuocere agli altri, comunque a vantaggio della pace, della libertà e del benessere di tutti. In breve la sovranità è un mezzo e non un fine. Le democrazie contemporanee devono essere applicate in maniera sempre più intensa, a tutti i livelli: nei quartieri, nelle città, nelle regioni, nelle nazioni, ma anche in spazi più vasti, continentali e intercontinentali. Laddove sono prese decisioni, la democrazia deve affermarsi. Ciò si chiama espansione della sovranità popolare. La sovranità nazionale non è che una sola manifestazione, importante ma non unica. Henri Brugmans Rettore del Collegio europeo di Bruges

Persone citate: Henri Brugmans

Luoghi citati: Bruges, Europa