La politica estera Cee va verso Oriente

La politica estera Cee va verso Oriente I COLLOQUI CON L'«ASEAN» La politica estera Cee va verso Oriente Il primo incontro tra i ministri della Comunità e quelli dei cinque Stati asiatici appartenenti all'Asean (Malaysia. Indonesia, Filippine, Singapore e Thailandia) non sembra aver dato a prima vista risultati eclatanti. I colloqui di due giorni tenuti lo scorso mese a Bruxelles sono tuttavia importanti sotto il profilo politico. Con cautela, anche se con obbiettivi ben precisi, il dialogo tra la Cee e il raggruppamento degli Stati estremo-orientali è cominciato.e spazia su vasti orizzonti. Già da lungo tempo il Mercato comune cerca di essere pari alla sua natura di grande blocco commerciale. Gli accordi stipulati con le nazioni del Mediterraneo non perseguivano ad esempio solamente scopi economici: dietro di essi c'era l'obbiettivo dichiarato di contribuire alla stabilizzazione politica in quell'area. E' un fatto comunque nuovo che la Cee diventi interlocutore nel dialogo con altri gruppi di Stati. Essa può cosi offrire il suo appoggio allo sviluppo di aggregazioni locali per cercare, come obbiettivo non ultimo, di controbattere le aspirazioni egemoniche delle grandi potenze. Alcuni anni fa, l'allora Segretario di Stato americano Kissinger aveva dato agli europei un consiglio: «Limitate le vostre ambizioni politiche all'Europa: e tenetevi fuori dalle "aree di conflitto" mondiali: Questo metro di valutazione riduttiva della Comunità europea appare ora definitivamente tramontato. La crescente sintonizzazione in politica estera dei soci europei emerge infatti non solo in seno alle Nazioni Unite e in altre Conferenze internazionali, ma ha fatto si che anche all'Est, tra i Paesi aderenti al blocco comunista, la Cee sia vista come una realtà, anche se proprio questi Paesi, per lungo tempo, si erano rifiutati di riconoscerne la validità. La stessa cosa vale per l'Asean: fino a poco tempo fa, l'associazione, nata nel '76 tra gli Stati del SudEst asiatico, era giudicata dall'Unione Sovietica alla stregua di un organismo costruito dalla «manovalanza dell'imperialismo americano». Nel frattempo però pure Mosca ha riconosciuto che l'Asean è un'entità con la quale bisogna fare i conti. Lo sforzo dei cinque Stati sudorientali di sottrarsi con una politica di neutralità all'influenza contrapposta di Mosca e Pechino indubbiamente va incontro agli interessi europei dato che in quello scacchiere, come nel Mediterraneo e fra gli Stati in via di sviluppo dell'Africa, la Comunità può dare un efficace contributo al rafforzamento della stabilità politica offrendo una più stretta collaborazione economica. Non bisogna lasciare tuttavia troppo spazio alle aspettative. Entrambe le comunità possono di fatto agire nei limiti in cui lo consentono i rapporti che intercorrono tra gli Stati al loro interno. Le debolezze della Cee sono ben note agli europei e agli osservatori esterni. L'Asean, da parte sua, è solo all'inizio del processo di integrazione economica. Diversamente dai Paesi europei, i cinque Stati della comunità sudorientale sono ancora ben lontani dal traguardo, l'area economica comune. Meno di un quinto del loro commercio interessa i partners europei, solo da poco è stata avviata l'abolizione delle dogane e delle limitazioni alle importazioni. Nondimeno l'intera area sudorientale ha subito un vero e proprio balzo in avanti e grazie ad un tasso di crescita compreso tra il 6,3 e 18,9 per cento l'anno la regione si è collocata in testa ai Paesi emergenti. Per l'Europa ha soprattutto un significato economico che i Paesi dell'Asean appartengano tutti ai produttori di materie prime. Da loro proviene più del 75 per cento dell'export mondiale di caucciù, stagno, legnami pregiati, olio di palma e pepe. Inoltre essi offrono ai Paesi occidentali industrializzati crescenti occasioni per gli investimenti, i quali consentono a loro volta una opportuna dislocazione di attività industriali in luoghi dove il costo di produzione è inferiore. Non sarà facile pertanto riempire di contenuti l'accordo multilaterale anche se l'associazione panasiatica ha molti aspetti comuni con la Comunità europea. L'Asean vuole imitare i successi riportati dalla Comunità in campo politico ed economico e vuole diventare un elemento di moderazione nella propria zona di influenza. Ultima considerazione, la Comunità europea deve fare attenzione a non perdere terreno nel Sud-Est asiatico, rispetto ad altri Paesi industrializzati. La sua quota di commercio estero con i Paesi dell'Asean è già diminuita, a partire dal '60. dal 20 al 15 per cento. Il Giappone vi ha profuso il 30 per cento di tutti i suoi investimenti all'estero, gli Stati Uniti, il 23%, la Cee solo il 14 per cento. Se l'Europa potrà rafforzare il suo peso politico nell'area del Sud-Est asiatico, molto dipenderà dalla buona volontà reciproca. L'incontro di Bruxelles ne ha comunque posto le premesse favorevoli. Wilhelm Hadler

Persone citate: Kissinger