Finisce in rissa l'assemblea degli studenti contestatori di Alfredo Venturi

Finisce in rissa l'assemblea degli studenti contestatori Pisa: giovani divisi, pei sotto accusa, precari abbandonati Finisce in rissa l'assemblea degli studenti contestatori Riproposta la frattura insanabile delle frange universitarie più radicali con i sindacati e la sinistra storica - Compromessa una azione coordinata di studenti e precari contro il decreto Pedini DAL NOSTRO INVIATO PISA — E' finita a botte l'assemblea nazionale che nelle intensioni dei promotori, gli studenti universitari pisani, doveva celebrare la rinascita del «movimento». La manifestazione è stata chiusa sema che nemmeno si presentassero le mozioni. Poco prima, e a più. riprese, erano volati pugni, calci, lattine, bottiglie, sedie, in un frastuono assordante di slogans anti-pci. Ci sono alcuni feriti, e soprattutto c'è molta amarezza. «L'assemblea è stata preda di provocazioni esterne», ha gridato uno studente dal banco della presidenza, un istante prima che si mandasse tutti a casa. Le provocazioni esterne, a quanto pare, sono targate Padova. E'daquesta università, fra le più inquiete da anni, che nella mattinata sono arrivati gli autonomi pronti alla rissa: poche decine, forse un centinaio. Il loro trasparente obiettivo: impedire a ogni costo la calcificazione di un movimento universitario del quale facesse parte il pei. Ieri mattina, dunque, palazzetto dello sport, un moderno impianto in periferia. Ci saranno tremila tra studenti, precari, lavoratori universitari non docenti. Si avvicendano i primi oratori, e si capisce subito che una parte della platea ha deciso di non lasciar parlare i giovani comunisti. Ogni volta che qualcuno dalla tribuna invoca ad esempio il collegamento con «i grandi movimenti di massa», che è un'espressione caratteristica del pei e dei sindacalisti, mezza assemblea esplode in boati di scherno. Intanto si mettono a confronto due mozioni, l'una elaborata da pdup e fgci, l'altra da democrazia proletaria. «Non sono neanche tanto dissimili», dice Luciana Castellina, che è presente ai lavori. Igiovani comunisti hanno infatti accettato il massimo di grinta compatibile con le loro responsabilità nazionali: l'unico vero contrasto è nel fatto che da una parte (democrazia proletaria) si invoca una manifestazione di lotta sulle piazze, che pdup e fgci rifiutano proprio per non dare spazi agli autonomi, preferendo la tecnica delle assemblee permanenti nelle facoltà. Comunque l'obiettivo della mozione unica non pare di per sé ìrrangiungibile. Ma ormai la situazione precipita, e forse proprio per questo. Dalla contestazione verbale si passa all'aggressione fisica, fra urla dì «pcisti servi», «pei fuori», «via la nuova polizia». Volano le prime sedie, una bottiglia raggiunge al capo mi giova¬ ne di dp, che viene portato vìa sanguinante. La presidenza sente che ormai l'assemblea è fuori controllo. Tenta di far parlare uno studente di 55 anni, ex-partigiano, ma l'espediente, un po' patetico, fallisce: costui fa un accenno al «nuovo '68». ed è subissato di fischi. A questo punto si invita alla tribuna uno dei duri dell'autonomia padovana, tanto perché si spieghi. Lui si spiega: non vogliamo il pei. perché il pei come partito di governo è «controparte», i «revisionisti» se ne vadano. Si vedono gli attivisti della fgci che con larghi gesti invitano i loro a non reagire. Nella base coìnunista serpeggia qualche nervosismo: «Che stiamo ad aspettare, siamo i piti forti, suoniamogliele». Ma l'ordine è di limitarsi all'autodifesa. Nella sala si accendono rapide mischie furibonde, volano le sedie colore arancio, le mici- diali lattine di birra. Poi pian piano i giovani sfollano, inseguiti dalle parole amare della presidenza: «Noi di Pisa non ci riconosciamo in quanto è accaduto, è stata una provocazione esterna, l'assemblea è sospesa». Si torna dal palazzetto verso il centro, si tengono nel pomeriggio altre riunioni, l'interrogativo è «adesso che facciamo?». Si è così riproposta la frattura insanabile delle frange universitarie più radicali con i sindacati da una parte, con la sinistra storica dall'altra. Perché se è vero c/ie1 gli autori della rissa non erano più che qualche decina, è anche vero che le argomentazioni lanciate contro comunisti e sindacalisti avevano un'adesione ben maggiore. Pare infine tramontata, almeno perora, la possibilità di un'azione coordinata per la riforma dell'università da parte di studenti, precari, non docenti. I precari contavano di puntare le loro carte su un movimento di studenti compatto e con le idee chiare: ma questa manifestazione pisana di tutto parla, fuorché di compattezza e chiarezza. In fondo la sola cosa die ha unito studenti e precari è stata la polizia, che proprio in questa università è intervenuta, quindici giorni fa. per sgomberare due istituti distintamente occupati dai due gruppi. Così a Pisa hanno perduto tutti: gli studenti divisi, la sinistra storica contestata, i precari abbandonati a se stessi. «Non tutti hanno perduto — replica uno studente meridionale in attesa del treno di casa —: hanno vinto i baroni». Alfredo Venturi

Persone citate: Luciana Castellina

Luoghi citati: Padova, Pisa