Marcella Boroli liberala : sta bene Un miliardo e mezzo per il riscatto di Lorenzo Del Boca

Marcella Boroli liberala : sta bene Un miliardo e mezzo per il riscatto La giovane donna, incinta di 7 mesi, prigioniera da 55 giorni Mll l lb b Marcella Boroli liberala : sta bene Un miliardo e mezzo per il riscatto E' stata consegnata ad un sacerdote che l'ha subito condotta nel castello di Barengo dai suoi familiari - «Tutto bene, nonostante tutto», dice il suo ginecologo - Chiusa in una stanza, dentro una tenda rossa, senza mai vedere la luce del sole - «Quando mi hanno rapita non sapevano che attendevo un bimbo. Mi hanno trattata bene, dandomi anche le medicine di cui avevo davvero bisogno» NOVARA — Marcella Boroli, 33 anni, figlia del presidente dell'Istituto Geografico De Agostini, Achille Boroli, è stata liberata dai banditi che la tenevano come ostaggio da quasi due mesi. La giovane donna, al settimo mese di gravidanza, è stata riaccompagnata a Barengo, nel castello della famiglia, l'altra notte verso le 3 da don Mario Fra, ex parroco del paese, al quale i sequestratori l'hanno affidata nella zona di Lambrate. Non si sa nulla delle modalità con le quali è stato pagato il riscatto, elu- dendo la «linea dura» della magistratura milanese che aveva bloccato tutti i beni dei Boroli e che già aveva sequestrato due miliardi e mezzo nel primo tentativo di pagamento: si dice, comunque, che la somma versata sia di un miliardo e mezzo. A pagina 9, altri servizi sulle trattative per la liberazione, sulle reazioni negli ambienti della polizia e della magistratura, sull'esultanza di Armeno, il paese di origine dei Boroli. BARENGO — .In questi due mesi di incubo mi ha aiutato il pensiero della creatura che portavo in grembo. Ci siamo fatti compagnia, gli parlavo, mi rispondeva agitandosi molto. Quando verrà alla luce, se sarà un maschietto, lo chiamerò Achille, come il suo nonno». Sono le prime parole che Marcella Boroli Balestrìni dice, quasi tutte d'un fiato, a poche ore di distanza dal suo rilascio, dopo una prigionia di 55 giorni. Ha in braccio il figlio di tre anni, Tommaso, alla sua destra la madre Giulia Bueciotti, alla sinistra il marito Carlo Balestrini. Dietro, in piedi, il padre Achille Boroli, Marcella indossa un elegante pre-maman di lanetta viola: il viso pallido, affilato, soltanto un velo di trucco. Adesso che è finita la terribile avventura non appare per nulla emosionata, anche se dice di sentirsi stanca. Parla con proprietà di linguaggio, ma punteggia il suo racconto di tanti «non ricordo» per evitare, forse, di rivelare troppi particolari della sua prigionia. «Non ho visto i miei aggressori — spiega Marcella Boroli, tornando con la memoria alla sera del 9 ottobre, quando fu sequestrata — ho appena avuto la sensazione che stesse accadendo qualche cosa. Mi hanno trattata brutalmente: sono stata gettata sul sedile posteriore di un'automobile, hanno usato il cloroformio e mi hanno fatto perdere i sensi. Quando mi sono risvegliata ero in una tenda allestita in una stanza buia. Da quel momento, però, i miei carcerieri mi hanno trattata con gentilezza. Non mi è mai mancato nulla, non ho sofferto alcun disagio. «I rapitori — aggiunge la donna — quasi mi hanno chiesto scusa: hanno detto che non sapevano che ero in attesa di un figlio. Hanno raccolto l'appello del ginecologo e sin dai primi giorni mi hanno somministrato le medicine di cui avevo bisogno. Anche quando è stato il momento di rilasciarmi mi hanno usato dei riguardi: non si sono serviti del cloroformio, ma sono stata soltanto bendata. Alle orecchie mi hanno messo dei tappi». Per quasi due mesi Marcella Boroli è rimasta chiusa in quella stanza: i suoi rapitori la facevano camminare, ma non le hanno mai permesso di uscire all'aperto al sole, le facevano leggere il giornale e delle riviste, le hanno permesso di lavorare a maglia. «Ho portato a casa quasi un intero corredino — dice con un sorriso sulle labbra — sferruzzando alla luce, debolissima, di una lampada ho passato il tempo. I giorni, là, erano tutti uguali. Ho avuto paura soltanto in quest'ultima settimana». / rapitori, infatti, le avevano assicurato che sarebbe stata rilasciata domenica scorsa, ma poi il denaro del riscatto è stato sequestrato dalla polizia e le trattative hanno subito una battuta di arresto. «Sentivo che i miei carcerieri erano nervosi — commenta Marcella Boroli — vedevo che erano preoccupati. Ho avuto il timore di non farcela più, di non potere rivedere la mia famiglia, mio marito, il mio piccolo Tommaso. Il pensiero dei miei cari mi ha aiutato a non perdere del tutto le speranze. E' stato terribile, sono stati momenti di angoscia. Pensavo che fosse finita». Invece, i contatti con i rapitori, bruscamente interrotti, hanno potuto essere ripresi. «Tanti amici hanno telefonato — aggiunge la madre Giulia Bucciotti — gente che ci è molto vicina e gente un po' più lontana. Ci hanno offerto il loro aiuto». La famiglia è riuscita a mettere insieme un miliardo e messo che è stato consegnato alla banda dei sequestratori. «Mi hanno tenuta al corrente, facendomi addi-' rittura partecipare direttamente all'ultima fase delle trattative, — dice Marcella — Mi avevano detto che mi avrebbero rilasciata presto, ma per scaramanzia non ho voluto prepararmi fino all'ultimo momento. Mi hanno caricata in automobile e siamo partiti». Sono stati percorsi parecchi chilometri per strade secondarie, ovattate dalla nebbia che era calata in serata. A Lambrate la donna è stata -consegnata» ai sacerdote di Novara che l'ha accompagnata a Barengo. Al castello, dove è giunta alle 4 del mattino, c'era soltanto il giardiniere che l'ha abbracciata, le lacrime agli occhi, senza dire una parola. I genitori, i cinque fratelli, il marito erano nella casa di Milano dove, pensavano, sarebbe stata liberata Marcella. Sono stati avvertiti con una telefonata e sono corsi, tutti, a Barengo. Soltanto Tommaso non è stato svegliato nel cuore della notte ed ha abbracciato la madre qualche ora più tardi. Non sapeva che la mamma era stata rapita: credeva che fosse a Parigi «per leggere tanti libri». «L'ho trovato molto cambiato — ha detto Marcella accarezzando il piccino — è molto cresciuto. Parla molto' meglio di quando l'ho lasciato. Adesso resterà qui con me al castello per un po': abbiamo tutti bisogno di un po' di riposo». II telefono squilla in continuazione: gente che ha sentito che forse Marcella è stata rilasciata e che vuole avere conferma. «SI — rispondono a turno i familiari — adesso è qui con noi. SI, adesso è veramente finita». Lorenzo Del Boca Novara. Marcella Boroli di nuovo a casa: qui è con il marito e il figlio di tre anni ■