Imola, festa al Padiglione n. 10

Imola, festa al Padiglione n. 10 UNA GIORNATA VISSUTA TRA I MALATI DELL'OSPEDALE PSICHIATRICO Imola, festa al Padiglione n. 10 Addobbi alle pareti, si offrono dolci, si scherza - Un medico dice: «La malattia mentale non esiste» - Il caso di uno scolaro mancino e stonato, ma normalissimo, che ha rischiato d'essere sottoposto a cure psichiatriche IMOLA — Torniamo alla festa nel padiglione aperto delle donne. Ora molti dei ricoverati chiacchierano con quelli dell'orchestra facendo ressa attorno agli strumenti, toccandoli, provandoli. La maggior parte delle seggiole sono vuote. Il pavimento è cosparso di bicchieri di carta. C'è un'atmosfera di eccitazione languida di fine festa, un calore diffuso che appanna i vetri e lustra le guance dei ricoverati. Prima di andare via. ormai è l'ora di cena, visitiamo il dormitorio dove alcune donne sono rimaste a letto perché malate. Ci accolgono con battute scherzose, allegramente, salvo una che soffre di acuti dolori alla pancia e mugola piano rannicchiata nel suo cantuccio. Le pareti sono coperte di stampe colorate, disegni, fiori, stelle. Una ragazza in vestaglia va e viene portando dei dolci. Mentre i ragazzi del Grup- po da camera dell'Aquila rinfoderano i loro strumenti e i pittori che collaborano alle iniziative culturali (fra cui Luca Bramanti che ha dipinto molti degli affreschi qui) si preparano a tornare a casa, faccio qualche domanda ad Antonucci. Per prima cosa gli chiedo perché, visto il buon risultato che lui ha ottenuto, non si fa la stessa cosa negli altri padiglioni. «Prima di tutto perché è molto faticoso — risponde Antonucci con la sua voce quieta, dolce — mi ci sono voluti cinque anni di lavoro durissimo per ridare fiducia a queste donne; cinque anni di conversazioni, di presenza anche notturna, di rapporto a tu per tu. Però non si tratta di una tecnica, ma di un diverso modo di concepire i rapporti umani». — In che consiste questo metodo nuovo per quanto riguarda i cosiddetti malati psichici? «Per me significa che i malati mentali non esistono e la psichiatria va completamente eliminata. I medici dovrebbero essere presenti solo per curare le malattie del corpo. Storicamente da noi la psichiatria è nata nel momento in cui la società si organizzava in modo sempre più rigido, e aveva bisogno di grandi spostamenti di mano d'opera. Durante queste deportazioni fatte in condizioni difficili, ostili, molte persone rimanevano disturbate, confuse, non producevano più bene e quindi c'era l'esigenza di metterle da parte. Rosa Luxemburg dice: "Con l'accumulazione del capitale e lo spostamento delle persone si allargano i ghetti del proletariato". Nel '600 in Francia quando si forma la monarchia assoluta (lo Stato), i manicomi venivano chiamati "luoghi di ospizio per persone povere che disturbano la comunità". La psichiatria è venuta dopo come copertura ideologica. Nel trattato di psichiatria di Bleuer che è l'inventore del termine schizofrenia è detto che schizofrenici sono coloro che soffrono di depressioni, che si immobilizzano o girano intorno ossessivamente per il cortile. Ma che altro potevano fare così reclusi? Infine Bleuer conclude, senza volere, comicamente: "Sono cosi strani che alle volte assomigliano a noi"». Ricchi e poveri — Insomma tu dici che la malattia mentale non esiste ma esistono dei conflitti sociali di fronte a cui alcune persone più fragili o più oppresse soccombono. •Sono i medici spesso che fanno il malato. Ti faccio un esempio che mi è capitato recentemente a Firenze. Un bambino mancino viene sgridato dalla maestra perché "diverso" dagli altri. Il maestro di musica fa notare che l'allievo non batte bene il tempo. Il bambino comincia a sentirsi inferiore agli altri, si rifiuta di andare a scuola. La madre ne parla con la maestra che le dice: "Suo figlio è anormale, lo faccia vedere da un medico" e la manda al Centro di igiene mentale. Lì uno psichiatra le dice che il figlio ha dei disturbi di "lateralità", che va curato. Per caso a questo punto vengono da me. Dico alla madre che il bambino è sanissimo e ha il diritto di scrivere con la mano che vuole. Cosi lei va dalla maestra e finalmente difende i diritti del bambino». — Era un bambino ricco o povero? «/( fatto è proprio questo: il bambino era di una famiglia die non conta e gli insegnanti avevano un atteggiamento di discriminazione sociale. Ti faccio un altro esempio: una donna sposata con un operaio, ha due bambini, fa la casalinga, non si intende bene col marito; comincia a soffrire di insonnia, di angosce, di paure. Sta male, dimagrisce, è nervosa. Il medico le consiglia di andare al Centro di igiene mentale. Lei si rifiuta di prendere gli psicofarmaci che le propongono; e allora la mandano all'ospedale civile dove gli psicofarmaci è costretta a prenderli per forza. Il trattamento sanitario è una violen za, non serve a niente». —Alla Scaletta si fanno ancora gli elettroshock? «Non più. Da quando Cotti è entrato come direttore sono stati eliminati l'elettroshock e altre forme più vistose di tortura». Gli psicofarmaci — E gli psicofarmaci e il letto di contenzione? «Gii psicofarmaci sono ancora usati largamente. In quanto al letto di contenzione, se il ricoverato non disturba viene lasciato a se stesso, ma se disturba lo si lega. Nei miei reparti (sono tre) ho abolito da tempo sia gli psicofarmaci che la contenzione. Da me se due litigano, li si lascia litigare. Da dieci anni che lavoro non ho mai fatto un ricovero obbligato, per me il ricovero obbligato è una deportazione». — E la nuova legge in che modo ha cambiato le cose qui dentro? 'Di fronte alla legge ora si verificano tre situazioni di verse: la prima riguarda quelli che già sono dentro le istituzioni psichiatriche, i lungode genti; verso costoro la legge permette l'uso di vecchi metodi repressivi (quasi ovunque ancora si usano elettroshock, corsetti, detenzione e psicofarmaci); la seconda riguarda le persone al centro di conflitti nel territorio, per le quali la legge ammette l'uso di psicofarmaci per renderle inno¬ cue (vedi le ragazze che vengo no rimpinzate di tranquillanti perché non escano la sera o perché non si droghino, o non pratichino il sesso); la terza riguarda le persone che non si riescono a controllare con gli psicofarmaci e per cui la legge prevede che vengano mandate all'ospedale civile dove saranno sottoposte al trattamento sanitario obbligatorio. In tutti i casi la linea del metodo psichiatrico è di tenere le persone sottomesse, sotto controllo». — Qual è secondo te l'alternativa? «L'alternativa sta nell'identificare i diritti individuali delle persone nella situazione sociale e storica in cui vivono e nell'ottenere il consenso e la partecipazione attiva della comunità attraverso i comitati di quartiere, i consigli di fabbrica, le scuole». — Insomma sei d'accordo con Pirella quando dice che «bisogna adottare iniziative precise per la formazione professionale dei ricoverati, occorre garantire loro il diritto di avere una casa»? «Certo sono d'accordo. Però mi sembra che il discorso di Pirella non è del tutto chiaro. Mi sembra di capire che lui comunque vuole mantenere un certo tipo di assistenza psichiatrica. Mentre io sono per abolirla del tutto». Dacia Marami (Pine. Il primo articolo è apparso su La Stampa del 26 di cembre).

Persone citate: Antonucci, Cotti, Dacia Marami, Durante, Luca Bramanti, Pine, Pirella, Rosa Luxemburg

Luoghi citati: Firenze, Francia, Imola