Se questa è tristezza, evviva di Renato Rizzo
Se questa è tristezza, evviva Pininfarina, appassionata arringa in difesa di Torino Se questa è tristezza, evviva «Vuol dire serietà, costanza, pudore e compostezza: gli aspetti del nostro carattere che hanno fatto della città una capitale dell'industria» - Ora il progettato trasferimento di quattordici stabilimenti potrà renderla meno grigia «Chiedere a me. torinese da generazioni e quasi per vocazione, di parlare della mia città è un po' come pretendere che. un uomo innamorato sia salomonicamente obiettivo nell'elencare. oltre i pregi, anche i di/etti della donna amata. Io. infatti, amo Torino. Mi piace viverla, gustarla, sentirla mia. Della tristezza di cui molti l'accusano apprezzo i lati insostituibili e positivi: se tristezza, in/atti, vuol dire serietà, costanza, applicazione, metodicità, pudore e compostezza, allora, viva la tristezza-. L'ingegner Sergio Pininfarina. da cinque mesi presidente dell'Unione industriale, affronta quasi con irruenza, confutandola in partenza, l'ipotesi che Torino sia « una città dai capelli grigi: La sua. nell'intarsio di giudizi che durante la nostra inchiesta hanno presentato la città con diverse luci e con diverse ombre, è la voce di chi parla con la sicurezza di una fede. O. almeno, con la fiducia che non ammette deroghe, di un innamorato ricambiato completamente nei suoi sentimenti. •Siamo sinceri — aggiunge — Qualcuno potrà dire che certe qualità sono noiose, un po'grevi. Ma le cose che valgono non sono quasi mai troppo divertenti. Ogni città è lo specchio dei suoi abitanti e Torino non è famosa per i suoi carnevali ma per la gente che. lavorando, l'ha portata ad essere, oggi, una delle capitali europee dell'industria». Il discorso sull'industrializzazione del capoluogo piemontese propone temi che altri intervenuti a questa immaginaria «tavola rotonda» su Torino e le cause della sua tristezza, avevano indicato come quasi certe ..radici del male». Per l'ingegner Pininfarina l'industrializzazione è stata invece l'insostituibile e positiva molla che è riuscita a trasformare la città da -capitale di uno stato inesistente a capitale dell'industria»: da città delle sartine, insomma, a metropoli di peso determinante nell'area dell'economia d'Europa. Positiva la scelta, positivi, ma con qualche riserva, anche i metodi seguiti per attuarla: «Il problema dell'immigrazione, visto oggi in una prospettiva storica, non si può considerare negativo. In termini sintetici possiamo definirlo un "affare"per tutti: per le centinaia di migliaia di nuovi lavoratori cui la città ha consentito una crescita culturale, anche per quanto riguarda l'acquisizione di certi diritti-doveri, e perla città stessa cui l'immigrazione ha garantito sviluppo». Un salto di civiltà, dunque, che. per l'ing. Pininfarina, Torino ha. con il tempo, ormai assimilato: «Guardando la realtà odierna che cosa troviamo di quegli anni di "choc"? Gli immigrati sono ormai integrati in un tessuto sociale nuovo ed oggi sono i primi ad amare questa città». Allacciandosi ad una affermazione del sindaco Novelli («Siamo in convalescenza. Sono convinto che si può conciliare lo sviluppo industriale della città con la sua crescita civile. Anzi, die si possono esaltare a vicenda») Sergio Pininfarina parla di uno dei punti secondo lui più importanti per rendere meno grigio il volto della nostra metropoli. ..Si tratta della rilocalizzazione industriale per sostituire alle ciminiere il verde ed i servizi pubblici». A questo proposito ricorda il «primo pacchetto» di 14 aziende che dovrebbero entrare nel piano triennale di trasferimento: «Perché ciò sia possibile occorre che gli enti locali si facciano carico delle loro responsabilità e consentano, con interventi adeguati gli spostamenti. La rilocaltzzazione di queste sole 14 industrie è un problema già risolto sotto il profilo sindacale e consentireube di restituire a Torino 200 mila metri quadrati. Un polmone nuovo contro l'intasamento e la saturazione del territorio». Da «isola» di 300 mila abitanti a metropoli industriale a grande città coordinata ed equilibrata: questa la «filosofia» che, secondo Pininfarina, ha consentito e dovrebbe consentire il continuo sviluppo della città. Le tensioni che Torino ha sopportato negli anni della sua incredibile crescita demografica si rivelano, oggi, «una malattia necessaria da cui stiamo guarendo». Poteva essere meno grave questo male? Si poteva programmare uno sviluppo meno tumultuoso? Era giusto e possibile scoprire «un vaccino» che rendesse più assimilabile l'«esodo biblico» e tutti i mille problemi che un'immigrazione cosi massiccia sottendeva? Il presidente degli industriali torinesi rammenta anche certe «scelte politiche» che resero possibili quelle realtà. E poi aggiunge: «La Torino di oggi dà la migliore risposta. E' città che, proprio in virtù di certe sue peculiarità che qualcuno confonde con la tristezza, ha saputo superare problemi profondi». Serietà che riesce a spegnere le micce, applicazione e metodicità che portano alla riflessione e non all'isterismo. «E'quanto succede in questi tempi di violenza e di sangue. Il terrorismo si accanisce sulla nostra città proprio perché essa dimostra di saperlo sconfiggere. La sua reazione al furore è la serenità ed il lavoro». Renato Rizzo
Persone citate: Pininfarina, Sergio Pininfarina
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