L'energia del futuro in Svizzera

L'energia del futuro in Svizzera In quattro anni è stato messo a punto un piano per il Duemila L'energia del futuro in Svizzera Mentre a Roma si fanno chiacchiere e mentre la Francia sperimentava il più grosso blackout della sua storia, il 19 dicembre in Svizzera veniva presentato al pubblico uno studio energetico globale proiettato fino al 2000. Lo studio è stato commissionato a un gruppo di esperti dal governo federale. Ci sono voluti 4 anni per produrlo, è lungo 700pagine ed è costato un miliardo di lire. Perché ci interessa lo studio globale svizzero? Perché ha parecchie caratteristiche eccezionali. Anzitutto esiste. Esiste oggi perché il governo federale ha deciso 4 anni fa die ce n'era bisogno, perciò servirà davvero a prendere decisioni utili per il 1985 per il 1990 e per il 2000. In secondo luogo è uno studio ragionevole e non manicheo. Non cerca di decidere: energia solare o atomica, tecniche modeste o tecnologie dure. Propone invece sowohl-als-auch cioè: invece pure: sia una cosa che l'altra secondo quel che serve. In terzo luogo è completo perché considera otto diverse sceneggiature dell'avvenire. Se si lascia che tutto continui a svilupparsi come accade adesso, nel 2000 la Svizzera consumerà quasi il doppio dell'energia che consuma oggi e raddoppierà anche le importazioni di petrolio. Se invece si insisterà sul risparmio sulle fonti alternative e sulla energia totale, nel 2000 i consumi energetici saliranno solo della metà e le importazioni di petrolio caleranno del 10 per cento. Lo studio è eccezionale anche per la composizione del gruppo che lo ha prodotto. In gran parte si tratta di esperti die provengono dalla industria, ma ci sono: 5 ingegneri, 4 avvocati, 2 economisti, un medico sociale, un ecologo e la signora Emilie Lieberherr che è consigliere comunale di Zurigo e che è stata presidente della lega delle consumatrici della Svizzera tedesca e del Canton Ticino. Una buona parte delle critiche che c'erano da fare i membri del gruppo di lavoro se le sonogiàfatte nei quattro anni scorsi. Ora si presentano e non danno solo un parere tecnico. Descrìvono otto politiche diverse e suggeriscono anche di modificare la costituzione della Confederazione elvetica. I nuovi articoli della Costituzione dovrebbero permettere a Berna di imporre regole ai Cantoni per la conservazione e gli usi finali dell'energia, di stabilire requisiti cui devono rispondere veicoli e impianti, di intraprendere studi e realizzazioni di energia alternativa finanziandoli per mezzo di tasse sull'energia consumata oggi. Credo che sia unico il caso di questo piano energetico tanto concreto da suggerire anche gli strumenti legislativi consigliabili per realizzarlo nella versione voluta. Non è male l'idea di usare la costituzione anche come uno strumento concreto e non solo come un documento astratto che magari richiama nonne di legge che per decenni continuano a non esistere. Sembra dunque che gli svizzeri siano avviati ancora una volta a fare cose giuste come accade loro non sempre, ma spesso. Se vogliamo essere in¬ contentabili — e dovremmo esserlo quando si parla di una cosa tanto importante come l'energia e quando si tenta di anticipare ipotesi ragionevoli — possiamo criticare ancora lo studio globale svizzero perché non considera affatto il rischio che improvvisamente il petrolio venga a mancare per tutti. Questo rìschio invece esiste: non per esaurimento dei pozzi ma per ostacoli urna ni come guerre locali o rivolu zioni. L'Iran non è lontano dall'Arabia. Contro questa crìtica c'è da dire ancora che oggi la Svizzera dipende dal petrolio per il 63percento della sua energia: una versione dello studio prevede che questa dipendenza scenda al 35 per cento realizzando cinque centrali nucleari Un'altra versione prevede che la dipendenza dal petrolio scenda al 36 per cento realizzando solo due centrali nucleari nuove. Chi si occupa in Italia di dimezzare quasi la nostra dipendenza energetica dal petrolio? Roberto Vacca I

Persone citate: Emilie Lieberherr, Roberto Vacca I