Un prete e una baronessa nemici per le Messe pagate troppo poco di Remo Lugli

Un prete e una baronessa nemici per le Messe pagate troppo poco Insolita vertenza di lavoro al tribunale di Savona Un prete e una baronessa nemici per le Messe pagate troppo poco Il sacerdote aveva denunciato la titolare di una casa di riposo di Spotorno perché lo compensava soltanto con diecimila lire la settimana - Ne pretendeva venticinquemila - Nel processo di primo grado il giudice gli ha dato ragione, ma in appello il verdetto gli è stato contrario ' DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SAVONA — Una singolare causa di lavoro: un prete aveva citato una baronessa titolare d'una casa di riposo, accusandola di inadempienza contrattuale perché non gli aveva corrisposto quanto pattuito per la celebrazione della messa nella cappella della pensione e l'assistenza agli ospiti. Vittorioso in pretura, il prete ora ha perduto in appello. E' una storia che non finisce qui: «La denuncerò per falso giuramento», dice il sacerdote. E la baronessa promette altre denunce. I protagonisti sono don Giorgio Bartolomeo Boido. 66 anni, alessandrino, e Tilde Quaralli. 82 anni, torinese. Tutto accade a Spotorno tra l'aprile '74 e il giugno '76. periodo del rapporto ufficiale tra i due ; poi si inizia la battaglia giudiziaria. Don Bodio. ex cappellano degli alpini, ferito di guerra, per vent'anni parroco a Sassami. che è in provinvia di Asti ma sotto la diocesi di Acqui, nel '74. sofferente di bronchite e di ulcera, ha la prescrizione medica di anda¬ re a vivere in un luogo di mare. Un collega, don Rino Cavallero. di Finale, gli trova una sistemazione: dire messa nella pensione «La quiete» di Spotorno. Questa è una casa di riposo di proprietà del municipio, presa in affitto dalla baronessa Tilde Quaralli. I due avversari, adesso, non si risparmiano colpi. Lui dice di lei: «Un'avventuriera che. tra l'altro, si avvaleva del mio nome e dell'assistenza spirituale che io le offrivo per farsi assegnare dalla Provincia di Genova gli ex dimessi da', manicomio di Cogoleto». E lei: «Ha preteso di portare qui anche la sua perpetua». Ribatte don Boido: «E'stata la baronessa che l'ha richiesta: aveva promesso di farle fare da segretaria e invece la faceva stirare dandole solo di tanto in tanto qualche diecimila lire». , In sostanza gli estremi della vicenda sono questi. La baronessa lo assume come cappellano con compenso equivalente ad una pensione indivi-' duale giornaliera. La data del documento è quella del 1° marzo 1974: ma la baronessa afferma di avere firmato nel dicembre '76 l'elenco degli oggetti di proprietà del prete custoditi nella cappella, ma di non essersi accorta in quella occasione che ni fossero anche le due righe che parlavano dell'assunzione. Per i primi quattro mesi don Boido dorme e mangia nella pensione, come pure la sua perpetua. Poi entrambi se ne vanno ad abitare in paese. Dopo la sua partenza dalla pensione, il prete continua a dire messa alla «Quiete» la domenica e, secondo lui. ad assistere gli ospiti, con il compenso di diecimila lire la settimana. Nel '76 non si accon.tenta di questa cifta. chiede 25 mila lire. La baronessa, gliele nega. Don Boido, assistito dall'avvocato Luciano Germano, ricorre al pretore, dottor Francantonio Granerò, specializzato in cause del lavoro, il quale si pronuncia, in data 20* marzo '78. con la condanna della baronessa al pagamento di un credito di lire 4.242.000. tenuto conto che il sacerdote aveva già riscosso in denaro o in natura un milione e quat¬ trocentoquarantamila lire e che le rette della pensione erano state prima cinquemilacinquecento e poi cinquemilaottocento lire al giorno. La baronessa a sua volta s'appella e il tribunale riesamina la vicenda. L'avvocato Germano chiede siano sentiti i testimoni, i quali non erano stati citati dal pretore in quanto egli aveva ritenuto che il prete non avesse l'obbli go di provare che aveva fatto il cappellano, perché bastava il contratto. In via subordina ta il legale del sacerdote defe risce alla Quarelli un «giura mento decisorio» con il quale la invita ad affermare o a negare sotto giuramento se non sia vero che Don Boido ha svolto in quel certo periodo le mansioni di cappellano. La baronessa, che mai si era presentata ih pretura, questa volta va, portata in ba rella. in tribunale e giura negando quella mansione. Ed ecco la sentenza, di qualche giorno fa. che dà ragione alla titolare della casa di riposo, respingendo le richieste di Don Boido e compensando le spese (ognuno paga le sue). Remo Lugli

Persone citate: Boido, Francantonio Granerò, Giorgio Bartolomeo Boido, Luciano Germano, Quarelli, Rino Cavallero

Luoghi citati: Acqui, Asti, Cogoleto, Genova, Savona, Spotorno