Che strazio l'Italia per bene con Poli fauno allo zolfo
Che strazio l'Italia per bene con Poli fauno allo zolfo Attore cantante in "Mezzacoda,, in scena al Gobetti Che strazio l'Italia per bene con Poli fauno allo zolfo TORINO — Reduce da una serie di repliche nella natia Firenze, dove ha inaugurato il rinnovato teatro Niccolino Paolo Poli non ha voluto mancare al consueto appuntamento di fine anno col pubblico torinese ed ha presentato al Gobetti'(solo lui, negli ultimi quattro mesi, è riuscito a riempirlo) un nuovo spettacolo per attore-cantante solista, Mezzacoda. Il titolo si riferisce al pianoforte, con cui Jacqueline Perrotin accompagna il protagonista nella sua carrellata di canzoni: ma contiene anche una vaga allusione a quel non so che di sulfureo si sprigiona dalla ironia di Poli. Il quale stavolta ha preso di mira il -codice retorico» dell'Italia per bene dalla prima guerra mondiale alla rinascita del secondo dopoguerra: i miti più riprovevoli, i riti più ridicoli in cui il borghese ricco o l'aristocratico elegante si sono andati via via riconoscendo, dal mio Carso al piano Marshall. Riassunta così, l'impresa di Poli potrebbe sembrare meritoria, ma uggiosa. Il suo è invece uno spettacolo tutto aereo e leggiadro. Poli non ci propone, infatti, episodi da teatro di costume, squarci di satira quotidiana. Punta, all'opposto, e deliberatamente, su storie improbabili, quelle che la letteratura rosa propinava ai suoi lettori estasiati, lungo l'immarcescibile filone Invernizio, D'Ambra, Da Verona, Pitigrilli, Brocchi, Liala. In questo modo riesce a mettere alla berlina patriotti smo, colonialismo, classismo e tutti gli «ismu di cui siamo stati capaci non attraverso brani di vita vissuta, ma con esempi di un'esistenza puramente vagheggiata e all'opposto di quella vera. Ci guarda, insomma, e ci fa rimirare come nel bagliore di uno specchio, che rimanda deformati (in peggio) i nostri volti dell'altro ieri. In questa piramide di efferatezze nostrane ci sono alcuni piccoli capolavori: l'amore impossibile tra l'ufficiale italiano e la wagneriana Else sembra il frammento di uno Schnitzler da mercato delle pulci: le inquietanti avventure di due sorelline italiane ospiti del castello di lady Gray stanno tra un Wilde ed una Colette sciacquati in Arno: e l'infelice esistenza della sciancata Suni, finita f aute de mieux direttrice d'orchestra, farebbe gola a Margaret Mitchell. Naturalmente, non li hanno scritti costoro: ma è proprio la loro indubbia falsità letteraria a renderli irresistibili: e, quel che più conta, veritieri. In ognuna di queste storie Poli si prodiga al massimo della forma. Ora che ha raggiunto la cinquantina, è snello e scattante più che mai. Si doppia, triplica, quadruplica in un camaleontismo sfrena- to: non lesina certo gli «a parte» gli ammicchi al pubblico: ma sempre con quella sua monellesca eleganza da fauno in marsina. E canta, s'intende, con altrettanta verve e intelligenza interpretativa, una trentina di canzoni e forse più. Quelle sì, le hanno scritte proprio loro, i nostri ineffabili parolieri, che, a pensarci bene, da cinquant'anni a questa parte non mettono giù sul pentagramma parole in libertà, ma parole d'ordine. Applausi continui e scroscianti all'interprete e alla Perrotin, che sul finire interpreta la nota filastrocca Oh che bel castello alla maniera di vari, celebri musicisti. ^d-b. Glandoja Incontra I ragazzi — Domani alle 16,30 al Circolo della Stampa, corso Stati Uniti 27, Glandola e le Marionette Lupi Incontrano I ragazzi per Natale. Partecipano Luigi Lupi e Giorgio Calcagno. Ex allievi Fiat — Stasera alle 21 proiezione in corso Dante 102 del tilm «Helzapoppin» di H.C. Potter. Concerto di chitarra — Stasera alle 21 a Miradori Sud, teatro S. Luca, via Negarvllle 8, concerto di chitarra country con l'«Appaloosa string band» per il ciclo «La chitarra e la sua musica» organizzato dal coordinamento centri d'incontro. Paolo Poli sbeffeggia i riti borghesi
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