Paura di attore, aspettando il provino

Paura di attore, aspettando il provino DA «MI VOLEVA STREHLER», SATIRA AL «GEROLAMO» DI MILANO Paura di attore, aspettando il provino (Brusio di pubblico. Il pianista suona un s.f. di accompagnamento. Due o tre risate singole, femminili. Si distingue chiaramente qualche battuta: «Tre gin fizz...» — «Non so, domandaglielo al Franco, è lui che decide...» — «I maccheroncini sono quattro o cinque?» — «Com'è che si chiama?» — «Fabio Aldoresi.» — «Allora sti maccheroncini sono quattro o cinque?...» — «Sssst, non fate tutto sto casino...»). (All'apertura del sipario Fabio Aldoresi è già in scena: sulla pedana del cabaret sta terminando il suo numero). «...e il signore inglese si rivolge all'altro signore inglese: No. sorry... detesto il salmone in bottiglia... (Timide risatine) Bene, ci vediamo dopo, vi lascio ai vostri maccheroncini, ma sopprattutto vi lascio con il personaggio clou della serata: II... anzi El trumbé dell'acquedott, che in italiano suonerebbe... il trom...no, in italiano non suonerebbe...» (parte la canzone dialettale mentre lui va nel suo camerino) «Il momento è giunt... E' arrivato... Giunto, non si può più dire giunto... E' arrivato... sta per arrivare... E' a portata di mano... oddio anche a portata di mano eh... E' curioso che io quando penso, penso in lingua... Deformazione profes sionale... Ma poi quale defor mazione professionale, non sono mica un retore senese... «Stasera ho fatto uno spet tacolo pessimo... Non me frega niente di quei quattro provinciali cialtroni... ogni volta che uno tenta una battuta un po'... niente... Anche il salmone in bottiglia non ha funzionato: non la capiscono... Certo che se domani mi andasse bene qua non mi ci vedono più... Anzi no: mi ci vedono, mi piacerebbe tornarci da vincitore... Col padrone, sua moglie: "Uehilà tei chi... chi non muore si rivede..." Perché loro non ti danno mai la soddisfazione, anche se sanno dei tuoi successi fingono di ignorare: "E alura, Fabio cusa te fet adess?...". Niente, faccio un Mercuzio al Piccolo... Ma no, Mercuzio, Mercuzio... Come come mai, mi ha chiamato per un provino, gli sono piaciuto... Stasera butto via tutto, non ciò voglia, non vedo l'ora di finire, non ciò la concentrazione (...) (Mentre lui sale sulla pedana il pianista attacca -Merda a Montecarlo- cantandola). «Signore e signori io spero che i maccheroncini siano stati di vostro gradimento... Buoni eh? Ah, non fate caso a questa canzoncina di sottofondo: è uno scherzo che mi combina tutte le sere il mae¬ stro... Maestro ma perché suoni questa canzone, te l'ho detto che io come musica per la mia entrata voglio la Primavera di Vivaldi... Ma lui non lo sa neanche chi è Vivaldi, lui è convinto che sia una mezz'ala della Sampdoria... E' vero maestro?». (Pernacchia del maestro). «Sempre fine. Bene signori, io cercherò invece di alzare un momento il livello artistico della serata anche perché questa sera vedo che c'è della bellissima gente, un pubblico molto signorile che è venuto a vedere il nostro cabaret... Vi farò ascoltare una cosina brevissima, un flash biblico... C'è Gesù in un american bar, entra un signore trafelato e gli grida: "Gesù presto, corri fuori... c'è un falegname che cerca suo figlio... "Gesù velocissimo esce, corre incontro al falegname: Papà!... E il fale¬ gname: "Pinocchio"... Cioè Gesù è figlio di un falegname, no?... Ma anche Pinocchio, ricordate? è figlio di Geppetto, no? un falegname... C'è uno scambio diciamo no, c'è questa professione in comune, no? Giuseppe-Geppetto... L'equivoco no, che poi è sempre stato fonte di inesauribile comicità... specie in teatro... No, vabbé... Bene, ritornano a voi adesso i Topi di Foggia!.. (musichetta del pianista: «L'osteria-). (Fabio rientra nel suo camerino). «Stasera c'è veramente un pubblico ignobile, non ridono mai... (guarda l'orologio) Mezzanotte. Tra dieci ore esatte sono là, davanti a lui... via Rovello!... Rovellostrasse... Bisogna che arrivi una mezz'ora prima, meglio un'ora, perché 11 non c'è mai parcheggio... Potrei prendere il metrò o il 50 ma magari un colpo d'aria mi va giù la voce... Sarebbe terribile... (senza voce). Mi dispiace dottore, ma proprio oggi... ieri sera avevo una voce incantevole... stamattina... è il massimo che riesco a dare... io sono perseguitato dalla scarogna... Noi non devo dire che sono uno scarognato sennò chiuso, 1 perdenti non li vuole nessuno... Magari domattina mi compro il miele che fa bene alle corde vocali, lo diceva anche la Pavlova, me ne mangio un paio di barattoli e spacco tutto. «Il problema è come mi ve sto. Avevo pensato alla calzamaglia nera, al Berliner Ensemble è un po' come la tuta di lavoro, ho visto le foto, ma come faccio a uscire di casa in calzamaglia, e non posso mica arrivare 11 e chiedere un camerino, non devo far vedere che ci tengo troppo, che sono emozionato: devo essere li cosi, quasi per caso... Lei deve fare il provino?... Chi, io si, si, credo... non so... io vado al bar, caso mai mi chiamate... No, al bar è troppo... Sto in quinta e mi fumo una sigaretta... No, il fumo no... la voce... leggo un giornale... Che giornale leggo? se mi sorprende a leggere la Gazzetta dello Sport è finita. Le Monde. Variety. No Variety è voluto... Sipario!... hmmm. Non leggo. Io vado in giacca e cravatta e non leggo. La giacca marrone e i pantaloni... no, aspetta. Meglio se mi metto il completo blu. No, è cerimonia... Poi l'attore dev'essere un po' bizzarro... un foulard. Non ce l'ho... bisogna che lo comperi, domani mattina, presto... all'alba. SI, alle otto emmezza... annodato negligentemente... un po' buttato... sbarazzino...».- (Da MI voleva Strehler di Umberto Simonetta e Maurizio Micheli).

Luoghi citati: Milano, Montecarlo