Pubblicamente gli ideologi del terrore incitarono all'attacco contro i carabinieri di Vincenzo Tessandori

Pubblicamente gli ideologi del terrore incitarono all'attacco contro i carabinieri Il duplice attentato mortale s'inquadra nella logica aberrante degli eversori Pubblicamente gli ideologi del terrore incitarono all'attacco contro i carabinieri L'obiettivo si può considerare tra i primi che le Bierre si sono dati, ma la tecnica è importata - Perché, malgrado le minacce, si sono abbandonate le precauzioni? - Anche venerdì è stata usata l'arma della sorpresa Un'auto in corsa, raffiche di mitra, due poliziotti assassinati, un'esecuzione sommaria. L'ordine di attacco era stato preciso e perentorio, soprattutto non segreto. Obiettivo: il sistema di sicurezza adottato per le carceri a •massima sorveglianza» ideate dal generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa e per gli altri Istituti con sezioni speciali. Occorre colpire, avevano detto le Brigate rosse, gli anelli che compongono questa catena di protezione, minare alle radici la tranquillità degli uomini di sorveglianza all'esterno, dimostrare che il carcere, come avevano scritto in un documento dell'aprile '75, è ancora Inanello debole dell'apparato militare dello Stato.. Cosi, la mattina di sabato 28 ottobre scorso, alle Assise milanesi dov'erano sotto giudizio Corrado Alunni, Paola Besuschio. Attilio Casaletti, Renato Curcio, Fabrizio Pelli e Pierluigi Zuffada, è stato letto un documento di sette pagine: ■Dobbiamo costruire pazientemente, con metodo, l'accerchiamento politico-militare dei campi, rendere insicuro per gli aguzzini e i carabinieri di Dalla Chiesa il territorio limitrofo e ciò è possibile solo mobilitando le forze di classe più avanzate intorno alla lotta dei campi*. E più avanti: «Dob- Ismo biamo demoralizzare e dividere il nemico e mai contribuire consolidare lo "spirito di corpo"'. Dunque, la richiesta di attac co alle carceri era stata esplicita: c'è da domandarsi se anche questa volta, come spesso è accaduto, l'avvertimento sia stato preso in sufficiente considera zione dai responsabili dell'antiterrorismo. Importata, dunque, dall'America Latina, forse più da Buenos Aires che da Rio questa tecnica di attacco, ma l'obiettivo, l'ucci sione di poliziotti o carabinieri, rimane fra i primi che si son date le Brigate rosse. In un documento trovato a Giorgio Semeria la sera del 22 marzo 1976, quando fu arrestato alla Stazione Centrale di Milano, si legge: .Scegliere di attaccare i CC come braccio armato strategico della controrivoluzione in Italia è certamente giusto. Ciò che non ci sembra giusta è la tattica scelta. Perché si è scelto l'attacco alle cose invece die l'attacco alle persone? E' certamente più produttivo attaccare le persone e in particolare coloro che si sono particolarmente distinti*. iterano stati, in quei giorni, i primi attacchi a caserme di carabinieri e. a Roma ad opera dei Nap, a caserme della polizia; radiomobili e camionette erano andate distrutte in roghi provocati da bombe molotov, era stata sparata qualche raffica di mitra contro i portoni o le facciate di caserme o commissariati. Ma l'aberrante logica del terrorismo imponeva altro, cosi venne discusso e deciso di ammazzare. L'altra mattina si è sparato e ucciso davanti al carcere di Torino invece che tentare un attacco ad una delle dieci superfortezze. E' stato scelto Torino, perché alcuni giorni prima la magistratura aveva dato notizia che la colonna torinese era stata identificata, ricomposta nei suoi elementi, di fatto spazzata via. Quindi occorreva dimostrare nuova efficienza. Per questo, forse si è sparato addosso a due poliziotti che non potevano essere il .simbolo della repressione-, ma piuttosto della grande fame del Sud. Avevano anche detto, i brigatisti sotto processo a Milano: .Dobbiamo dividere la truppa dai graduati e dagli ufficiali ed essere selettivi nell'attacco.. I carabinieri di pattuglia attorno alle supercarceri hanno camionette blindate con vetri arni-proiettile; anche gli uomini della squadra mobile di guardia attorno alle Nuove durante il processo dei .cento giorni» erano montati su furgoni blindati. Ma perché all'improvviso le precauzioni sono state abbandonate, come se il terrorismo fosse finito? Eppure, ricordava Walter Laqueur, direttore dell'Insti tu te of Contemporary History e docente di Storia moderna all'Università di Tel Aviv, autore di una storia mondiale del terroriEra italiano il primo ideo 'logo del terrorismo e già cent'an- ni prima di Carlo Marighella e di Ernesto "Che" Guevara le tattiche del terrorismo erano state illustrate in un libro da Carlo Bianco, conte di Saint-Jorioz, carbonaro». E anche l'altro giorno è stata usata l'arma micidiale della sorpresa. Proprio il brasiliano Marighella la raccomanda .al guerrigliero urbano per compensare la sua generale debolezza e la sua inferiorità negli armamenti. Contro la sorpresa, il nemico non può opporre nulla e si troverà confuso e sconfitto». Immobili da 5 ore e 40'. i due poliziotti erano diventati obiettivo non difficile, perché ormai alla tensione era subentrata la stanchezza. Come il giorno in cui, a Casale Monferrato, era stato attaccato il carcere e liberato Renato Curcio. Anche allora il turno di guardia era alla fine. Vincenzo Tessandori

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