Ai funerali proteste, sdegno e dolore
Ai funerali proteste, sdegno e dolore Ai funerali proteste, sdegno e dolore TORINO — L'ira e il dolore, repressi fino a quel momento, sono esplosi alle 14,50 di ieri, mentre si avviava il corteo funebre: alcuni colleghi dei due agenti uccisi dalle Brigate rosse venerdì mattina, davanti alle Nuove, hanno urlato insulti e accuse: «Siamo come conigli mandati al macello». Ci sono stati attimi di tensione, grida soffocate sono venute dalla folla che si stringeva intorno alle due bare coperte con il tricolore. Poi è tornato il silenzio. Un singhiozzo ha soffocato lo sfogo che denuncia il malessere del-, le forze di polizia, ancora una volta obiettivo della delinquenza politica. Infine, il furore ha lasciato il posto alla pietà. In silenzio, mentre aumentava la marea di gente, è stato reso onore ai due Caduti. «Didime e martiri del loro dovere». La camera ardente era stata allestita al primo piano della questura: Salvatore Porceddu e Salvatore Lanza, ventunenni entrambi, erano l'uno accanto all'altro, i visi composti, l'espressione serena. Dalle 10 alle 14 vicino alle due salme hanno pregato migliaia di persone. Famigliari, amici, colleghi, militari d'ogni arma; ma soprattutto la gente di Torino, sgomenta e impotente, che ha espresso la solidarietà con una presenza spontanea, riempiendo di firme decine di quaderni. E' stata una risposta massiccia all'ennesima provocazione del terrorismo. Nel cuore, una speranza: che le pistole possano un giorno tacere, che altri ragazzi non debbano pagare, di persona, con la vita, il vile assalto allo Stato e alle sue istituzioni. Il ministro dell'Interno Rognoni, giunto a Torino con il capo della polizia Parlato, ha reso omaggio ai Caduti, denunciando turbamento e commozione. «Grazie», ha mormorato il fratello di Salvatore Porceddu; poi s'è rifugiato nell'abbraccio di un parente, soffocando le lacrime: Perché, perché? Non potevano dargli più sieuressa?». Il ministro Rognoni ha seguito il corteo con il sindaco Novelli, il presidente del Consiglio regionale Sanlorenzo e della giunta Viglione, il prefetto Veglia, i parlamentari Cravero, Libertini e Spagnolli, magistrati, ufficiali e funzionari della ps con a capo il questore Pirella. Aprivano il corteo le corone inviate dal Presidente della Repubblica, dai presidenti del Senato e della Camera, da ministri, parlamentari, associazioni. C'erano in testa due corone del msi; alla reazione di alcuni presenti sono state retrocesse; per prima è avanzata quella delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e UH. Dietro le bare, la folla, enorme, con striscioni e labari di molti comuni e associazioni. Il rito funebre è stato celebrato in Santa Barbara, la chiesa dove s'è già pregato per altri Caduti della polizia e dove alcuni giovani agenti hanno ancora una volta ceduto per un attimo alla tensione, piangendo e imprecando. Parole di coraggio sono venute' dall'arcivescovo. Padre Ballestrero ha tracciato un parallelo fra la morte di Gesù e quella dei due agenti, l'uno e gli altri vittime dell'odio e della violenza. Sulla città, sui colleghi, sul familiari «colpiti negli affetti più cari» ha invocato amore e pace, fraternità e amicizia; ma soprattutto ha chiesto a chi ne ha responsabilità di compiere i passi necessari per trovare la strada della giustizia. Un appello fremente, un invito pressante perché non ci siano più dolore e morte, «perché l'imminente Natale sia accolto come un avvenimento di vita e di speransa». Dopo i funerali il corteo si è sciolto; cittadini, lavoratori, delegati di fabbrica, le migliaia di persone che s'erano strette intorno ai due agenti si sono allontanate. Il ministro Rognoni si è incontrato in prefettura con una delega-, zione di agenti, ne ha ascoltato le richieste. Poi ha avuto un colloquio con il sindaco Novelli e le altre autorità; tema: la violenza che aggredisce Torino. L'episodio dell'altra mattina non ha avuto testimonianze dirette, è stato ricostruito a fatica, molti ancora gli interrogativi da sciogliere. Vediamo in sintesi i momenti salienti del dramma. Intorno alle carceri Nuove è stato fatto per mesi un accurato servizio di vigilanza in occasione del processo delle Br. Il compito era affidato a reparti specializzati di Padova, Bologna e Firenze, dotati di mezzi blindati. Dopo la sentenza contro i capi storici delle Brigate rosse, il servizio viene ridimensionato: i reparti speciali rientrano nelle loro sedi, intorno all'edificio delle carceri si muovono equipaggi della questura sulle «Volanti». Infine, la terza fase, attuata a partire dal 9 dicembre: il quarto gruppo di ps per la prevenzione e l'ordine pubblico (230 agenti) viene incaricato di istituire un posto fisso di sorveglianza davanti al carcere, all'angolo tra via Boggio e corso Vittorio Emanuele, sotto una torretta. Le guardie (due per turno) hanno a disposizione un normale autofurgone e una radio collegata alla centrale; armamento: una pistola a testa, la Beretta 92 S (15 colpi, un modello recente) e un mitra. Gli ordini sono: niente iniziative personali, avvertire subito la centrale al minimo movimento sospetto. «Siamo un bersaglio /isso»,' Renato Romanelli (Continua a pagina 2 in nona colonna) Torino. I parenti delle vittime e la folla durante i funerali dei due agenti (Foto La Stampa - Enrico Deangelis)
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