Un codice comune nel mondo per combattere i terroristi ? di Clemente Granata

Un codice comune nel mondo per combattere i terroristi ? Proposto al convegno di giuristi ed esperti a Siracusa Un codice comune nel mondo per combattere i terroristi ? DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SIRACUSA — Che la criminalità comune e politica aumenti in tutto il mondo è ormai dato di fatto Indiscusso, cosi come l'eccezionale «mobilità» e l'organizzazione internazionale della delinquenza sono eventi che tocchiamo con mano pressoché quotidianamente. Ciò posto, quali strumenti possiede la società civile per fronteggiare il fenomeno? C'è l'Interpol, va bene, ma l'apparato giudiziario come funziona? Da Siracusa giunge una risposta non sempre positiva, i rilievi critici e le denunce di manchevolezza, anzi, sembrano prendere il sopravvento. Qui in un lindo edificio che ospita l'Istituto superiore di scienze criminali presieduto dal prof. Pierre Bouzat (ammirevole istituzione impegnata da alcuni anni nell'approfondimento di simili argomenti), presenti i professori Bachelet e Conso del Consiglio superiore della magistratura, si alternano da quattro giorni giuristi ed esperti nazionali e esteri per esaminare a fondo il problema del «diritto penale internazionale», regolato da convenzioni e trattati stipulati tra Stati. E" un tema di grandi dimensioni e di enorme importanza, com'è risultato dagli interventi introduttivi del prof. Bassiouni, di Chicago, e del prof. Pisani, dell'Università di Pavia. Comprende le violazioni delle leggi di guerra, le violazioni dei diritti dell'uomo, i crimini contro l'umanità, come ipotesi più specifiche di reati comuni commessi dal singolo o da piccoli gruppi con varie pretese ideologiche (terrorismo e pirateria aerea) o per interessi privati (traffico degli stupefacenti, sfrutta¬ mento della prostituzione). E ad esso si riallaccia anche quel complesso di regole procedurali (per esemplo rogatorie ed estradizioni) predisposto per rendere più snella ed efficiente la giustizia nei singoli Stati. Complesso di norme, ed è questo il problema molto complicato e poco conosciuto dagli operatori della giustizia. Lasciamo stare per un momento i grandi terni, che pure hanno un'importanza fondamentale, e veniamo a questioni più immediate che impegnano quasi ogni giorno in tutto il territorio nazionale i magistrati, ai quali è dedicato in modo specifico il convegno dell'Istituto di scienze criminali Prendiamo un giudice che compie indagini su reati comuni, anche di modesta entità, i quali abbiano addentellati con l'estero, ipotesi sempre più frequente. Dice Bassiouni: «// ministero di Grazia e Giustizia e quello degli Esteri dovrebbero essere solleciti nel dare notizie sulle convenzioni internazionali, su pratiche importanti quali la rogatoria e il trasferimento della documentazione e l'estradizione, invece nulla. C'è quindi un difetto generale d'informazione che dipende da cause strutturali, perché quegli organi amministrativi non hanno personale e mezzi sufficienti e non li hanno perché la classe politica si è sempre mostrata assai poco sensibile ai problemi della giustizia». Il ris' .irato è il rallentamento e l'intoppo delle indagini e più in generale la scarsa operatività delle convenzioni internazionali. Convegni come quello di Siracusa si propongono di riempire, nel limite del possibile, questo vuoto d'informazione. I vari oratori (dal dott. Brancaccio al dott. Esposito del ministero di Grazia e Giustizia, dal prof. Domignoni di Padova, al prof. Galati) analizzano in modo ampio e approfondito tutte le questioni pratiche e teoriche collegate al diritto internazionale penale e i suoi aspetti procedurali. Galati, dell'Università di Catania, si è in particolare soffermato sull'estradizione e sul delitto politico, aspetti strettamente collegati: non si concede la prima in presenza del secondo. Ma che cosa si deve intendere per delitto politico? E' una questione molto importante che ci riallaccia al tema del terrorismo perché il tasto del delitto politico è quello più sfruttato dalla difesa dei terroristi. Galati ha Invitato a non dilatare il concetto del delitto politico riservandolo in prevalenza soltanto ai reati cosiddetti ideologici e non a quelli che sono caratterizzati dalla violenza, soprattutto alle persone. Non sono che accenni e spunti di un convegno che risulta molto approfondito. L'esigenza di fondo sottesa a molti interventi è quella di giungere alla creazione di un codice penale comune, se non a tutti gli Stati, almeno a una parte di essi. Bella mèta. Ne guadagnerebbe l'operatività della giustizia, ne guadagnerebbe la comunità internazionale. Bel proposito, perché soprattutto conclamato nel trentesimo anniversario della dichiarazione del diritti dell'uomo e alla vigilia del patto internazionale sui diritti civili e sociali. Ma non ci si possono nascondere le grandi difficoltà per la sua realizzazione. Clemente Granata

Luoghi citati: Chicago, Padova, Siracusa, Stati