L'Iri: siamo tranquilli sui contratti di Emilio Pucci

L'Iri: siamo tranquilli sui contratti L'Iri: siamo tranquilli sui contratti ROMA — Loris Corbi. presidente della Condotte Acqua, anchche se non sprizza felicità non dà l'impressione di essere troppo preoccupato per quanto sta accadendo in Iran, e che rischia di compromettere l'attività lavorativa dell'azienda del gruppo Iri impe gnata nella costruzione del complesso portuale di Bandar Abbas. Identico stato d'animo anche negli ambienti dell'Italimpianti, sempre del gruppo Iri, l'altra azienda italiana più direttamente interessata (sta realizzando il centro siderurgico di Bandar Abbas) alle drammatiche vicende iraniane. Non c'è timore, in sostanza, che l'avvento di un nuovo regime a Teheran possa cancellare i vantaggiosi contratti sottoscritti con Reza Pahlavl. In attesa della valutazione complessiva che sarà fatta entro questa settimana dal comitato di presidenza dell'Iri, i vertici delle due società tendono a sottolineare come la situazione, sia pure grave, non sia cosi drammatica come da qualche parte si tende a far apparire. «Oggi siamo sotto accusa per gli affari in Iran — dice Corbi — e nessuno ricorda più che appena qualche anno addietro ci è stato mosso l'appunto di essere partiti in ritardo nella corsa verso i grandiosi progetti del governo iraniano. Ma veniamo al complesso portuale di Bandar Abbas. A questo lavoro erano inizialmente interessate ben 171 imprese di tutto il mondo. Alla gara finale, che poi abbiamo vinto, siamo arrivati in 16. Per garantire la regolarità della gara il governo iraniano si è valso dell'assistenza di una commissione inglese prima e di una olandesepoi». Il valore di questo contratto? «All'inizio — risponde Corbi — la commessa fu valutata in circa 800 milioni di dollari, oggi, con la revisione contrattuale fatta, la commessa è di 1,1 miliardo di dollari». I! presidente della Condotte Acqua tiene poi a precisare che la situazione interna iraniana non ha assolutamente compromesso l'andamento dei lavori: «Negli ultimi tre mesi abbiamo avuto soltanto due ore di sospensione del lavoro; abbiamo già fatto il 42 per cento di tutto il lavoro e ci apprestiamo a consegnare nei termini contrattuali previsti, cioè entro la prossima primavera la prima parte del complesso portuale». Non si può negare, osserviamo, che gli scioperi nelle banche e nei ministeri persiani hanno bloccato i mandati di pagamento. Si sostiene da più parti che nei conti della Condotte ci sia un consistente «buco». «Un cantiere di questo genere — replica Corbi —produce in opere e crediti da incassare circa 25-30 miliardi al mese. In Iran, di regola, pagano sempre con qualche ritardo. Negli ultimi tre, quattro mesi, il fenomeno si è per forza di cose aggravato e di conseguenza abbiamo accumulato una cifra cospicua di crediti pari a 140 milioni di dollari. Da Teheran garantiscono che potremo incassare nel giro di sette giorni, ma noi, più prudenzialmente contiamo di avere i soldi entro la fine dell'anno. Sul totale dei lavori fatti finora abbiamo incassato più della metà del valore. In pratica, sul totale del contratto i crediti non ancora incassati corrispondono al 12 per cento». Nessuna preoccupazione, dunque? «Il contratto Condotte è stato rivisto dal nuovo governo militare iraniano il quale ha ridotto molti con- tratti e annullato altri. Il nostro è stato confermato con assoluta priorità economica e sociale. Noi riteniamo quindi che qualsiasi cosa accada, il contratto andrà avanti fino in fondo». Dall'Italimpianti viene presentato un quadro ancor più confortante. 128 contratti firmati dall'azienda per la realizzazione del centro siderurgico di Bandar Abbas riguardano lavoro italiano fatto in Italia. U personale Italimpianti attualmente in Iran è di 16 persone. Circa i pagamenti, viene precisato che a tutto il novembre scorso i versamenti, sia in petrolio che in denaro, sono stati regolari. I ritardi perciò sono degli ultimi giorni. Complessivamente già è incassato il 15 per cento dell'intero ammontare del contratto che è pari a 1460 miliardi di lire. Pochi timori per il futuro: «Crediamo nella validità dell'opera quale che sia il regime che possa instaurarsi a Teheran» dicono i dirigenti dell'impresa, e aggiungono: «Il centro siderurgico è una cosa di cui l'Iran ha assoluto bisogno per allentare la sua dipendenza dall'estero». Emilio Pucci

Persone citate: Bandar Abbas, Corbi, Loris Corbi, Reza Pahlavl

Luoghi citati: Iran, Italia, Roma, Teheran