Lancia: per la riduzione d'orario alcune perplessità tra i delegati

Lancia: per la riduzione d'orario alcune perplessità tra i delegati Riuniti i consigli di fabbrica di Chivasso, Verrone e Torino Lancia: per la riduzione d'orario alcune perplessità tra i delegati Assunzioni e aumenti salariali - «Il problema dell'occupazione al Sud non si risolve con un semplice trasferimento» ■ Lavoratori della Venchi Unica in corteo: «Basta con le promesse» I consigli di fabbrica della Lancia hanno tirato Ieri le somme delle assemblee che si sono svolte negli stabilimenti di Torino, di Chivasso, di Verrone con la partecipazione di migliaia di lavoratori per il contratto dei metalmeccanici. Il •conslgllone-, con un centinaio di sindacalisti di base, si è riunito nel municipio di Chivasso per un dibattito che ha fatto emergere incertezze, contraddizioni, •Stiamo perdendo credibilità — ha detto un delegato — moiri pensano che l punti della piattaforma siano già stati decisi al vertice e che, a Torino prima e poi a Bari, si vada a una semplice ratifica. Ci vuole più chiarezza. J compagni ci hanno chiesto chiarimenti che non sempre abbiamo saputo dare, eravamo impreparati'. E il nodo centrale è stato proprio quello dell'orario la cui riduzione pare abbia suscitato pochi entusiasmi tra gli operai. I motivi sono chiari: i lavoratori, appena usciti dalla battaglia della mezz ora che è stata lunga e dura, hanno puntato di più sugli aumenti salariali, anche perché non hanno capito bene i meccanismi di una riduzione che dovrebbe portare alcuni a lavorare 36 ore settimanali, altri 38 ore, mentre una fascia resterebbe ferma alle attuali 40. Anche ieri si sono riproposti interrogativi ricorrenti in queste settimane. •A Termoli gli impianti funzionano al 25 per cento, come spieghiamo agli operai il 6 per 6 (sei ore al giorno per sei giorni su tre turni, due al saba to)? •Se al Sud proponiamo 36 ore sema mensa, al Nord le 38 ore si ridurranno a 35 e mezzo con l'intervallo per mangiare. Siamo quindi ad un'inversione della tendenza?'. 'Non corriamo il rischio che un domani l'azienda, come per gli stabilimenti del Mezzogiorno, chieda anche a noi di lavorare al sabato?'. Le risposte hanno indicato ipotesi diverse. Per un rappresentante degli impiegati il dilemma 36-38 ore è superato: .Dobbiamo uscire dalla logica dell'orario quotidiano per parlare di orario annuo. Al sabato poi si potrebbe lavorare a rotazione introducendo periodi di riposo-. Di diverso avviso un altro delegato: • Garibaldi ha fatto l'Italia e noi dividiamo la categoria. L'orario deve essere unico per tutti: metalmeccanici, edili, tessili eccetera. Anche per il salario dobbiamo chiedere 30 mila lire subito, uguali per tutti; se le scaglioniamo potremo appena comprarci un gelato-. Pure sui problemi più strettamente legati all'azienda restano perplessità. -A Chivasso sono previsti 1500posti in più nell'83 e a Verrone duemila assunzioni in quattro anni. Ma il problema dell'occupazione al Sud non si risolve dicendo semplicemente trasferiamoli a Termoli. E poi non dimentichiamo che se l'area Biellese è considerata forte, quella Vercellese è debole e deve sopportare la crisi Montefibre. Vogliamo trasferire posti di lavoro al Sud o disoccupati al Nord?.. A questi interrogativi darà probabilmente una prima risposta oggi l'assemblea provinciale dei delegati Firn. Non c'è ancora una soluzione per la ..Venchi Unica... Dopo mesi di trattative si sono insabbiate le varie ipotesi di costituzione della società di esercizio. Inoltre a fine mese un altro elemento negativo verrà ad aggiungersi al panorama non roseo: la fine dei benefici della cassa integrazione speciale. In definitiva c'è l'impressione che in questi giorni che rimangono si giochi veramente, salvo im¬ previsti, il futuro dell'azienda' dolciaria. Ieri i circa 1500 dipendenti hanno ancora una volta manifestato sotto la prefettura. In corteo hanno sfilato lungo le vie del centro ricordando con slogans e striscioni le promesse non mantenute, il loro diritto al lavoro. .Ci fanno pagare errori non nostri — qualcuno ha spiegato con amarezza —. Non è giusto lasciarci sul marciapiede. farci correre a Roma al ministero per sentire solo parole di commiserazione'. La realtà della .Venchi Unica» non suggerisce certo sentimenti diversi. Anzi, a valutare con calma 1 vari aspetti della vertenza, si ha l'impressione che l'azienda dolciaria di piazza Massaua possa avere i giorni contati. Innanzitutto c'è l'altalena di notizie ora incoraggianti ora deprimenti sulla società di esercizio. Nessuno sembra che voglia spendere una lira per salvare la .Venchi.. Ci vorrebbero circa 26 miliardi ma gli imprenditori hanno fatto capire che non avrebbero una remunerazione sufficiente. .Le promesse dei politici — è stata una delle battute — non creano utili: E si troverebbero dopo breve tempo a chiedere l'indispensabile sacrificio di una riduzione di personale. Oltre a ciò vi sono gli impianti fermi da sette mesi, il sempre più difficile recupero dell'immagine commerciale in caso di una ripresa produttiva. .Cose queste che — ha detto il tecnico di una banca — dovrebbero avere una sufficiente contropartita, in agevolazioni o nello svincolo del terreno di piazza Massaua'. Anche questi «punti» però sono difficilmente risolvibili. Rimane l'alternativa dell'asta fallimentare. Forse solo dalla vendita degli impianti ci sarebbe quell'auspicato nuovo assetto proprietario. •Altrimenti si rischia di perdere tempo illudendo i lavoratori, si faranno perdere altri soldi ai creditori e in fondo si trascina una vertenza che sta già costando tanto a 1500 famiglie di operai e alla collettività-. Accademia di medicina — Seduta pubblica venerdì, ore 21,15, in via Po 18. Relazioni di Giovanni Rossi e Paolo Solerò sulla valutazione medico-legale della sordità e sulla diagnosi delle affezioni del nervo facciale. La nuova protesta dei lavoratori «Venchi»

Persone citate: Giovanni Rossi, Paolo Solerò