Identikit di un non presidente di Stefano Reggiani

Identikit di un non presidente SLITTATE LE NOMINE PER LA BIENNALE DI VENEZIA Identikit di un non presidente VENEZIA — Eravamo venuti a Ca' Giustinian per vedere il nuovo presidente della Biennale, dopo quasi un anno di inerzia amministrativa; abbiamo centellinato due giorni di consiglio direttivo a porte chiuse, col piacere di chi dosa un inevitabile veleno; abbiamo raccolto le confidenze preziose e volatili dei politici e degli uomini di cultura che renderanno tempestosa anche la nuova Biennale. Il presidente non c'è, tutto è rimandato a domenica; ma per una settimana restiamo col carico di buoni e cattivi propositi che il consiglio ha raccolto in un documento programmatico. E' vero che la Biennale rispecchia i difetti e le virtù del costume nazionale. Adesso che la prepotenza dei partiti sembra a molti insopportabile negli enti pubblici (si chiama lottizzazione), adesso che si sta formando, abbastanza pericolosamente, anche un partito dei senza partito, i consiglieri della Biennale eletti indirettamente dai partiti scoprono il piacere dell'autonomia. E' giusto, ma agli inizi un poco faticoso. Per non discutere subito il nome dei candidati pro¬ posti da tempo (lo storico Giuseppe Galasso, il teorico del design Maldonado. direttore di Casabella). il consiglio ha finto di cominciare tutto da zero: progettiamo insieme un programma, poi vediamo chi è più adatto a realizzarlo. Si guarderanno onestamente in faccia; nessuno può essere escluso in partenza, oltre ai due nominati. Non l'arguto latinista Bandini, che ha il vantaggio di abitare a Vicenza e di citare Napoleone (-Gli ufficiali si occupino degli uomini, non della strategìa»): non il conservatore dell'Archivio storico della Biennale, Dorigo, di un pessimismo aggressivo e adamantino («Come va? Male, come al solito»); non il professor Rossini, che tuttavia lascerebbe senza guida il terzo programma televisivo: non il regista Scola, che potrebbe dedicarsi al cinema degli altri; non il giornalista Meccoli, sia pure già ben densamente impegnato dall'Università dell'Arte e dalla Fondazione Rizzoli: non il critico Spinazzola e nessuno degli altri consiglieri, fino al numero di 19. Soprattutto non va escluso il nome del presidente uscente, Ripa di Meana. che ha il vantaggio di essere abituato al dissenso. Tutti saranno uguali, intorno al tavolo, domenica. Per questo motivo gli incontri tra i partiti dovranno svolgersi durante la settimana. L'impegno politico è di evitare una spaccatura (de e psi per Galasso, pei e sindacati per Maldonado), di raggiungere un accordo largo come quello sul programma, di assicurare a ciascun gruppo compensazioni alternative (un posto in esecutivo, una o due direzioni di settore, una rinnovata vicepresidenza). Sarà una dura trattativa perché il pei ha deciso di rifiutare la spartizione precostituita e la de ha qualche obiezione di metodo. Dice il viceresponsabile culturale della de, Picchioni: «Non vogliamo fare nessun richiamo all'ordine, ma la Biennale non può più essere il luogo che accoglie acriticamente tutto quello che accade». Anzi dice: «JVon deve essere il paradigma della trasgressività del Paese». Anche il pei vuole una istituzione meno aperta e più critica. Per fortuna rimangono i sindacati a ri¬ petere alcune formule del "Sessantotto. Cosi il documento votato domenica sera non è di fatto un programma (anche se chiede la ristrutturazione dell'ente, il rilancio del cinema e della musica, eccetera), ma un appello interlocutorio, un tentativo di conciliazione e di esorcismo. Rispecchia i nuovi propositi ^contro l'eccessivo protagonismo dei partiti dentro le istituzioni culturali»); ripete per consolazione la condanna contro «le vecchie istituzioni elitarie», scoprendo che è cambiato «il ruolo dell'intellettuale nella società»; cerca di superare con prudenza l'ambiguità di parole famose, come decentramento, avanguardia, venezianità, internazionalità. Soprattutto le ultime due appaiono ancora sospese tra la demagogia e la retorica, collocate idealmente tra il consiglio di quartiere e il Beaubourg di Parigi, tra l'assessorato alle Belle Arti e il concerto in fabbrica. Naturalmente, si sa che una seria Biennale, senza confini e pregiudizi, è il miglior acquisto che si possa fare per Venezia e la «venezianità». Stefano Reggiani

Persone citate: Bandini, Dorigo, Galasso, Giuseppe Galasso, Maldonado, Picchioni, Ripa Di Meana, Rossini

Luoghi citati: Parigi, Venezia, Vicenza