Zivago e la sua Russia nella storia d'un amore di Mirella Appiotti

Zivago e la sua Russia nella storia d'un amore Olga Ivinskaja, «Lara», racconta in un libro autobiografico la vita con Boris Pasternak Zivago e la sua Russia nella storia d'un amore «SI; Leljusa. figurati un po'. Ho ricevuto questo premio e adesso voglio solo consigliarmi con te. Pare che Fedin sia là ad aspettarmi e che Polikarpov sia venuto con lui. Tu. cosa ne pensi? Posso dirgli che rinnego il romanzo?». E' il 23 ottobre '58. Fedin è segretario dell'Unione scrittori sovietici, Polikarpov direttore culturale del Comitato Centrale. L'Accademia di Svezia ha assegnato il Nobel a Pasternak, una folgore è caduta sul Cremlino, l'establishment chiede che Pasternak rifiuti il premio, rinneghi Zivago, il libro che costituisce la ragione stessa della sua vita, di fronte al quale tutto il suo lavoro di poeta, un poeta ormai riconosciuto come il massimo del suo tempo nel suo Paese, -non è che una serie di studi, una preparazione-. Pasternak oltrepassa il ponte di Peredelkino, va dalla -grande dacia- in cui vive con la famiglia ufficiale, alla -piccola dacia-, la casetta povera tra le betulle dove c'è Olga Ivinskaja, l'ex redattrice di Novji Mir che dal '46 è il suo grande decisivo amore. E' Lara. «L'uomo più libero con il quale abbia mai parlato», come lo defini uno dei suoi critici tedeschi, ha un momento d'incertezza, lo scrittore conscio della propria grandezza è assalito dal dubbio. Sa che sta per iniziare una lotta terribile non soltanto con gli uomini del potere, con il partito, ma con la sua stessa terra, la Russia così orgogliosamente ama¬ ta. Ha bisogno di forza. La donna che gli sta vicino è forte. Quella sera «Boris Leonidovic parlò a lungo, cercò di dimostrare qualcosa a se stesso. Mi raccontò del telegramma spedito a Stoccolma con il quale accettava il premio, poi si allontanò, verso la grande casa. Il giorno dopo, cominciò tutto La persecuzione, l'espulsione dall'Unione degli scrittori, la fuga degli ornici. Pasternak manda un secondo telegramma, rifiuta il Nobel. Non rinnega il romanzo. I giorni che crudelmente segnarono l'esistenza anche fisica di Pasternak sono raccontati dalla Ivinskaja nella sua( autobiografia -Prigioniero del tempo - La mia vita con Pasternak- (ed. Bompiani), in un inseguirsi di avvenimenti e personaggi graìidiosi e minimi, tra sofferenze taciute e dedizioni continuamente rinnovate, si che è la storia, drammatica ed esaltante, dì quarantanni di vita letteraria e politica russa, sono gli interrogativi che hanno accompagnato e accompagnano un -momento- non ancora concluso, ad entrare, con In semplicità delle cose necessarie, nella distesa, pacificata, tenerissima trama di una vicenda d'amore, difficile e silenziosa, durata 14 anni, senza un cedimento. Non la travolgono. Anzi. Il fascino, un po' pasternakiano, di questo libro è nella sicurezza con cui l'universo individuale continuamente si dona, restando intangibile. «Lasciami stare, ho appena parlato con un dio». Cosi Olga Ivinskaja annuncia a sua madre il primo incontro con Pasternak. Pasternak aveva 56 anni, Olga 34, due matrimoni infelici alle spalle, due bambini. Sin dall'adolescenza aveva adorato ii -giovane e pazzo poeta- di Mia sorella la vita e deZdnfanzia di Ljuvers capace di oltrepassare le - barriere della tradizione-. Coìninciano le grandi camminate per Mosca. Pasternak le chiede: «Se volete vi regalo questa piazza. Volete?». Cominciarono le telefonate, l'ultima delle quali arrivò nel maggio del '60, quando Pasternak moribondo non poteva quasi più parlare. Cominciavano sempre così «Oljusa, ti amo...». Lo zdanovisino aveva già condannato il poeta al silenzio, gli misurava il lavoro di traduttore, cercò di indebolir¬ lo arrestando e deportando in un Lager della Mordovia la sua compagna, ma non potè impedire che nel rifugio di Peredelkino avvenisse, sicura e solare, la stesura del Dottor Zivago «la mia opera principale, la più importante, l'unica per la quale non mi vergo-, gno». Olga Ivinskaja ricorda questo periodo come drammatico ma anche felice. «Boris Leonidovic parlava a tutti del suo lavoro, non lo nascose mai anche quando era ben lontano dal compimento». Nella sua solitudine di fondo, aveva bisogno dell'amicizia, di provare fisicamente quella fraternità che era la chiave della sua opera di poeta, e vi si abbandonava con gioia quasi infantile insieme ad una sorta di furba ingenuità. «Un giornoi tornando da Mosca, appresi che Borja aveva consegnato il manoscritto di Zivago all'inviato di Feltrinelli. Ero terrorizzata. Borja aveva fatto uno dei suoi colpi di testa». In piena lucidità, naturalmente. Il conto di q uesto gesto che mise a rumore tutto il mondo fu pagato anche dalla Ivinskaja a caro prezzo: arrestata una seconda volta, dopo la morte di Pasternak. scontò otto anni in Siberia per una questione intricata di diritti d'autore. Ma gli avvenimenti che riguardano l'autrice, il suo aiuto continuo all'uomo amato, il peso avuto nel dissuadere Pasternak prima da un progetto di suicidio poi dall'idea dell'e¬ silio che non avrebbe mai potuto sopportare, non vengono mai sottolineati. Il dolore, l'ansia e anche la gioia, componente fondamentale di questa avventura a due che continuamente diventa coro, sono diretti al solo scopo di rendere chiaro quale battaglia Pasternak dovette combattere per continuare ad essere, coinè aveva detto Eremburg già nel '35 «l'unico tra noi ad avere una coscienza». Di questo confronto continuo la Ivinskaja ricorda i momenti cruciali, le polemiche su Eisenstein e Majakowskij, il confronto a distanza con Solzenicyn, i rapporti amiconemico con Evtushenko, la diserzione di molti, la solidarietà di pochi, Sacharov, Rostropovic. . Tutto il problema di Pasternak di fronte alla dittatura, il suo atteggiamento nei con fronti di Stalin «fu tremenda mente complesso e contrari dittorio. Prendeva diverse sfumature e spesso subiva influssi diametralmente opposti. Ma la ragione di Pasternak non avrebbe mai potuto ammettere l'arbitrio a sistema». Se Pasternak — è l'estrema difesa della Ivinskaja — «sopportò sempre le urla, gli schiaffi, gli sputi della plebaglia intellettuale» fu per restare fedele al suo unico vero impegno: «Scrivere cose inaudite, compiere scoperte e vivere istanti straordinari : questa è la vita, tutto il resto è sciocchezza... Mirella Appiotti

Luoghi citati: Mosca, Russia, Siberia, Stoccolma, Svezia