Anche lo schiavo disse «no»

Anche lo schiavo disse «no» TUTTO COMINCIO' AL TEMPO DEI FARAONI Anche lo schiavo disse «no» Era il 1300 avanti Cristo, quando in Egitto gli schiavi addetti al cantiere dove si costruivano i monumenti funerari del faraone sospesero il lavoro in segno di protesta contro le disumane condizioni di lavoro cui erano costretti. Fu quello, in assoluto, il primo sciopero della storia, seppur, ovviamente, non organizzato da nessun sindacato. Anche in Grecia nel 650 a. C, ricordano gli storici, ci furono agitazioni in alcune miniere. E ancora nella Roma imperiale ci furono scioperi di flautisti (309 a. C.) che dovevano essere una categoria numerosa e piena di problemi. Senza contare le rivolte armate di schiavi e servi della gleba, si può dire che lo sciopero (dal latino volgare exoperare, cioè, cessare il lavoro) ha sempre fatto parte delle armi usate da chi lavorava, contro il padrone, il signore, il feudatario, e cosi via. Nel Medioevo sono note insurrezioni contadine nel 997 in Normandia, nel 1024 in Bretagna, nel 1371 in Germania; forme di lotta disorganizzate, fiammate improvvise di ribellione, stroncate sempre nel sangue. In Inghilterra, nel XIV secolo, esistevano, associazioni di liberi lavoratori, dette «gilde» o «ghilde», che tutelavano gli interessi dei soci e usavano lo sciopero come arma di difesa salariale (Trevelyan - Storia della società inglese). Ed è ancora nel Regno Unito che, in seguito alla rapida rivoluzione industriale cominciata alla fine del 1600, si hanno i primi scioperi organizzati, an¬ che se è difficile citare una data, un episodio specifico. Si può far riferimento alle «Combination laws» del 1779, leggi per la difesa del capitalismo, che proibivano le coalizioni di lavoratori, che non bastarono a spezzare il nascente movimento operaio, ma richiesero invece una repressione terroristica da parte della borghesia. In particolare bisogna ricordare i luddisti, operai tessili, della zona di Nottingham, filatori di Glasgow, che organizzarono violente manifestazioni e atti di sabotaggio, distruggendo i nuovi telai meccanici introdotti nelle fabbriche, temendo una diminuzione dei posti di lavoro. Le stesse preoccupazioni che ci sono oggi, quando in un qualunque settore produttivo si parla di nuove tecnologie. Salvo che allora la contro-, parte era rappresentata dalle sciabole e dai fucili dell'esercito, dalle forche cui venivano appesi i rivoltosi. In Italia ci sono episodi sparsi per la penisola all'inizio dell'800, frammentati, privi di collegamento, fino alla fondazione del Regno. Gli scioperi più importanti, quelli che cominciarono a preoccupare decisamente la borghesia, scoppiarono nel Biellese nel 1861. -Ma una vera esplosione si ebbe nel 1863 — scrive Vittorio Foà (Storia d'Italia di Einaudi) — con lo sciopero generale diretto dalla Società Tessitori più nota come Mutuo Soccorso di Croce Mosso, vera e propria lega di resistenza fino al suo scioglimento dopo lo sciopero del 1877-. La lotta cominciò per combattere il regolamento schiavistico della ditta Sella & C. che imponeva regole rigidissime e multe per ogni piccola mancanza, senza parlare dei salari che non permettevano nemmeno di sopravvivere. -La vertenza si chiuse con la vittoria degli operai — scrive ancora Foà —, ma l'agitazione riprese nel 1870 con incidenti gravissimi, contro l'uso, già adottato all'estero, di pagare i .tessitori ad un tanto ogni mille colpi di navetta, anziché, come in passato, in ragione della misura metrica del tessuto». Ci fu una commissione parlamentare d'inchiesta, istituita da Crispi nel 1878, che è la più concreta testimonianza della presa di coscienza della classe dirigente italiana sul processo delle lotte sociali che stanno nascendo e prendendo forza. «/ commissari governativi si meravigliano della potenza dell'organizzazione: "Lo sciopero è una legge che i pochi impongono e i molti subiscono...". Ma postasi il quesito "se per avventura sia riuscito all'Internazionale di estendere nelle vallate del Biellese le sue velenose propaggini", la comìnissione arriva alla conclusione che, a parte qualche influenza che ha contribuito a concitare gli animi più proclivi alle avventure, gli operai sono stati preservati dalle colpevoli aspirazioni dell'Internazionale, così dal fondo di moralità che conservano anche in mezzo ai loro fuorviamenti, come della idea di proprietà in loro quasi tutti possidenti, profondamente radicata». Renato Scagliola

Persone citate: Crispi, Einaudi, Foà, Renato Scagliola, Trevelyan, Vittorio Foà

Luoghi citati: Egitto, Germania, Glasgow, Grecia, Inghilterra, Italia, Normandia, Regno Unito