Sindacato e scioperi

Sindacato e scioperi «Dobbiamo darci un codice» Sindacato e scioperi di Giorgio Benvenuto Segretario generale Uri Il segretario generale della UH, Giorgio Benvenuto, ri• propone oggi alla Federazione unitaria la necessita che il sindacato si dia norme di comportamento in fatto di scioperi, sia per evitare il caos di questi ultimi tempi sia per non lasciare al Parlamento l'iniziativa su quefllo tema. Abbiamo chiesto a Giorgio Benvenuto di esporre il suo punto di vista. A pagina 3 pubblichiamo un panorama sulla situazione negli altri Paesi europei, sulla storia degli scioperi e sulle varie forme di agitazione in Italia. Il movimento sindacale è convinto che, particolarmente in settori delicati, occorra arrivare autonomamente a forme di autoregolamentazione dello sciopero. Le linee generali di queste norma interne sono state tracciate all'inizio di ottobre. Siamo contrari a interventi legislativi e crediamo che il sindacato non possa autorizzare forme di precettazione. Però l'esercizio del diritto di sciopero va gestito politicamente e, soprattutto, non a danno degli utenti. In settori come i trasporti, la scuola, gli ospedali, forme sbagliate di lotta possono creare gravi fratture fra i lavoratori e i cittadini. Lo sciopero va utilizzato in modo da raccogliere consensi, senza dare spazio a chi vuole strumentalizzare le agitazioni contro il sindacato. La nostra proposta di autoregolamentazione non vuole solo evitare un intervento delle forze politiche. Siamo infatti convinti che — se ci presentiamo come un sindacato che non si limita a protestare, ma vuole svolgere un ruolo di programmazione nel Paese — dobbiamo anche saper indicare forme di lotta che non siano l'esaltazione di aspetti corporativi. Un ruolo non di isolamento, ma di aggregazione. Il sindacato ha una tradizione alla quale si vuol richiamare costantemente. Abbiamo inventato, negli anni passati, lo «sciopero alla rovescia», quando sì occupavano le terre abbandonate e c'era chi le voleva lavorare. Nella siderurgia e nella chimica sono state consolidate già da tempo forme di lotta che non bloccano gli impianti: contrattiamo l'esonero dallo sciopero di un certo numero di lavoratori che garantiscano un minimo di funzionalità. Più volte abbiamo sospeso agitazioni in occasione di gravi calamità nazionali. I ferrovieri e gli addetti ai trasporti urbani si fermano con un notevole preavviso e nelle giornate meno critiche per pendolari e studenti. Si tratta ora di dare forza a questa tradizione. Poiché il Paese vive un momento molto difficile e c'è la tentazione di rifugiarsi nella logica del «si salvi chi può», il sindacato deve escludere "forme di protesta esasperata come lo sciopero degli scrutini (oppure astensioni dal lavoro che provocano ritardi nell'inizio delle lezioni, organizzate dai sindacati autonomi) o quelli selvaggi di treni e traghetti. Non è una battaglia facile, basta ricordare quanto è avvenuto negli ospedali e quanto sta ancora accadendo nella scuola. In tali situazioni la democrazia ha un'unica arma: la convinzione. E' questa la strada da seguire. Il sindacato deve definire norme di comportamento non solo per i suoi iscritti, ma cercare il confronto anche con gli altri lavoratori. Questo «codice», purtroppo, non è ancora stato scritto. Abbiamo stabilito i punti cardine e invitato le varie categorie a discuterli entro la fine dell'anno, ma il dibattito finora non si è sviluppato a sufficienza. Ecco perché abbiamo chiesto che. fin da oggi, la segreteria della Federazione unitaria Cgil, Cisl, Uil faccia definitivamente chiarezza. Questi ritardi e l'accavallarsi di agitazioni nelle ultime settimane ci devono far riflettere. Il diritto di sciopero va difeso, ma bisogna gestirlo bene. Altrimenti corriamo il rischio di essere colti in contropiede. Dobbiamo rispondere al¬ l'attacco, che ci viene da destra, per una regolamentazione legislativa, contrapponendo la ragionevolezza e la forza delle nostre lotte alla strategia disgregatrice e «cilena» dei sindacati autonomi. Che sia sbagliata la scelta di far intervenire il legislatore lo dimostra quanto è successo con la precettazione dei marittimi: non sono i carabinieri che risolvono questi problemi. Sarebbe pericoloso se il sindacato lasciasse al governo mano libera: quando lo sciopero è sbagliato non deve stabilirlo una legge, ma lo stesso movimento sindacale. Tutto ciò presuppone però un sindacato che riconquisti fino in fondo la sua autonomia. Un sindacato che ha troppa paura di scioperare per non mettere in crisi il quadro politico, finisce per dare la stura a una serie di scioperi disarticolati tra di loro. E oggi ce ne sono anche troppi. Bisognerebbe farne di meno, ma con un significato più netto. Diciamo di «si» all'autoregolamentazione per evitare lotte sbagliate e avventurose. Dobbiamo però saper gestire la crisi, oltre che con responsabilità, anche con grande fermezza per raggiungere obiettivi che corrispondano ai sacrifici che stiamo facendo.

Persone citate: Giorgio Benvenuto

Luoghi citati: Italia