Interrogato il fratello della donna uccisa a Piossasco Era il bersaglio dei killers che spararono a raffica?

Interrogato il fratello della donna uccisa a Piossasco Era il bersaglio dei killers che spararono a raffica? La tragica vicenda angoscia la cittadina già più volte presa di mira da racket e malavita Interrogato il fratello della donna uccisa a Piossasco Era il bersaglio dei killers che spararono a raffica? L'uomo è il proprietario della cascina dove è avvenuto il delitto La sorella sarebbe la vittima di una vendetta Il delitto assurdo di Piossasco ha forse un testimone chiave: è Angelo Carpinello. 43 anni, proprietario della cascina in via Marchile Cappella 29 presa di mira dai killer. Da venerdì sera viene interrogato dai carabinieri di Moncalieri. La sua versione ha diversi punti oscuri: cose dette e non dette, un discorso con qualche ambiguità nelle cui pieghe gli inquirenti potrebbero anche tro- vare la traccia decisiva. Ormai una cosa è certa. Oli assassini non erano né teppisti né ladri di polli. Hanno sparato per uccidere. Conoscevano la casa, hanno percorso a piedi tutto il prato, 200 metri, protetti dal buio della notte, hanno visto le persone sedute a tavola dalla porta a vetri illuminata. Poi si sono avvicinati alla rete di cinta del cortile, hanno appoggiato il piede sulla base di cemento, hanno preso la miru e premuto il grilletto: nove colpi di pistola in rapida successione, i vetri in frantumi, Maria Teresa Galeasso. 37 anni, stramazza a terra colpita da un proiettile alla tempia. I testimoni sono stati interrogati a lungo: prima il marito Raffaele, operaio, abitante a Orbassano in via S. Rocco 3, che la sera di venerdì era andato a far visita al cognato, dopo la moglie di quest'ultimo. Maria Luisa. 38 anni, tre figlie, quindi Angelo Carpinello. operaio alla Fiat Rivalta. la cui versione non ha convinto i carabinieri. Nelle indagini è emerso che era stato vittima di un'estorsione da parte di alcuni malviventi che gli avevano intimato di consegnare 50 mila lire per ridargli indietro la «Vespa» rubata. Durante gli interrogatori avrebbe volutamente nascosto questo particolare. Perché? E perché i killer hanno preso di mira proprio la sua casa? Ieri mattina il perito del tribunale prof. Ghio è andato alla cascina per un sopralluogo. Tutto era rimasto come la sera di venerdì, dopo i primi rilievi eseguiti dai carabinieri: i cerchi di gesso per terra ad indicare i proiettili, i segni in carboncino sulla facciata della casa attorno ai buchi lasciati dalle pallottole, i cartellini bianchi sulla rete di cinta del cortile le cui maglie sono state tranciate dai colpi. E poi i segni sulla carrozzeria della «128» verde di Raffaele Galeasso, ancora posteggiata davanti alla porta a vetri dove l'aveva lasciata un'ora prima della sparatoria. Una sparatoria che poteva finire in una strage se la sagoma della macchina non avesse deviato i proiettili contro il muro. Secondo i rilievi del perito, a sparare sono state due «Smith & Wesson» 38 special: sono stati sparati nove colpi, uno solo è entrato in casa. «Ci siamo alzati tutti in piedi — ha raccontato ieri mattina al perito Maria Luisa Carpinello —. Spaventati abbiamo guardato in direzione del cortile dove si sentivano gli spari: ci siamo voltati e mia cognata è scivolata a terra in un lago di sangue». Il proiettile mortale, deviato dalla « 128». è entrato in cucina ad altezza d'uomo: se Maria Teresa Galeasso non si fosse alzata con gli altri a guardare, sarebbe ancora viva. La pallottola ha leso il cervello ma non è uscita dal cranio. I bossoli non sono stati trovati, i killer hanno usato probabilmente pistole a tamburo. Un paio di colpi sono stati sparati forse a scopo intimidatorio, per far uscire il padrone di casa, e prenderlo di mira: un bersaglio relativamente facile sullo sfondo della porta rischiarata dalla luce. Altri particolari devono essere chiariti. Le macchie di sangue e il capello trovati dai carabinieri vicino al posto in cui i killer hanno sparato, le testimonianze dei vicini di casa che hanno visto due figure aggirarsi nei pressi della cascina e poi una «500» allontanarsi a fari spenti lungo la provinciale per Torino. «Stiamo seguendo strade diverse» dicono gli inquirenti. Vendetta, estorsione, una delle tante violenze firmate dal racket 0 da una malavita che a Piossasco si fa sempre più aggressiva. Hanno detto stamane gli investigatori: «Qui la vita costapoco. C'è gente che spara facilmente, anche per niente». Mauro Anselmo 'I-i Alicelo Carpinelle La inoi>lie del padrone della cascina

Persone citate: Angelo Carpinello, Ghio, Maria Luisa Carpinello, Maria Teresa Galeasso, Mauro Anselmo, Raffaele Galeasso

Luoghi citati: Moncalieri, Piossasco, Rivalta, Torino