La mano tesa della Cee

La mano tesa della Cee La mano tesa della Cee DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Negli ultimi anni, gli aitili della Comunità europea al Meridione d'Italia sono aumentali e. per quanto sia impossibile darne un resoconto esatto (dato che le statistiche per certi settori riguardano gli aiuti all'Italia o all'agricoltura italiana nel loro assieme), i finanziamenti Cee al Mezzogiorno sono valutàbili in qualche migliaio di miliardi di lire, molti per chi li dà ma l'orse pochi per chi li riceve. Vediamo i gruppi principali di aiuti comunitari all'Italia meridionale. ( "è anzitutto il (ondo regionale di sviluppo Cee. di cui il quaranta per cento spelta interamente al nostro Mezzogiorno. Nel 1976. Bruxelles ha erogato sono questo titolo I2H miliardi di lire al Sud. l'anno successivo IMI miliardi e quest'anno 210 miliardi. La Cee dà anche la priorità al Mezzogiorno nell'erogazione dei suoi aiuti del fondo sociale. Ecco le somme pagate all'Italia, che in buona parte Mimi andate al Mezzogiorno: 50 miliardi di lire nel 1973. 72 miliardi nel '74. 95 miliardi nel '75. I4h miliardi nel '76 e 136 miliardi nel 1077. Si pussnno anche considerare aiuti i presuli a tasso di interesse di favore della Banca europea degli investimenti; 689 miliardi di lire all'Italia nel '76 e 426 miliardi di lire nel '77. Buona parte di questi finanziamenti, come l'ultima trancile di 154 miliardi su 197 miliardi di lire, è destinata a investimenti nel Sud. C'è poi l'aitilo del «pacchetto per l'agricol¬ tura mediterranea», che pure nel settanta per cento dovrebbe andare al Meridione. In cinque anni, quindi, il Mezzogiorno — se ne sarà in grado — dovrebbe ricevere altri 700 miliardi per l'ammodernamento delle strutture e 400 miliardi per la commercializzazione di prodotti e aiuti vari. Ma non basia: i produttori di olio d'oliva (quasi tutti meridionali) hanno ricevuto 218 miliardi di lire nel '76. 2X9 miliardi nel '77 e 2S7 miliardi quest'anno li pagamenti sono in ritardo a causa della nostra lentezza burocratica). Cosi pure, a titolo di integrazione del reddito, i produttori di grano duro (anch'essi in prevalenza abitanti del Mezzogiorno) hanno incassalo 98 miliardi di lire nel '76. 110 miliardi nel '77 e 105 miliardi nel '78. I produttori di tabacco (pure meridionali) hanno ricevuto dalla Cee 159 miliardi di lire nel '76, 150 miliardi di lire nel '77 e altrettanti nel '78. Tra il 1964 e il 1977. la Cee ha anche pagalo all'Italia 550 miliardi di lire per migliorare le strutture agricole, di cui il sessanta per cento circa almeno è andato al Mezzogiorno. Volendo l'are un calcolo approssimativo (prestili della Bei a parte), si può dire che in tre anni la Cee. sotto varie voci, ha dato al, Meridione italiano la bella somma di almeno duemila miliardi di lire. Un'ultima osservazione: nonostante questi aiuti. l'Italia contribuisce al bilancio comunitario pagando più di quanto ricava. Renato Proni ai loro paesi, a contendersi posti di lavoro già insufficienti per coloro che erano rimasti. E' indubbiamente uno dei punti più bassi mai toccati dalla crisi meridionale. Qualcuno dice che è una strada senza ritorno: bacchette magiche per risanare a breve termine il settore industriale non esistono: il terziario, classica valvola di sfogo del Sud. è saturo per almneo un decennio: il ritorno all'agricoltura è una illusione. In più. occorre aggiungere una crisi -politica» quale mai. forse, si era verificata nell'ultimo trentennio. Le giunte regionali in Sardegna, nelle Puglie, in Calabria, sono in alto mare. Contrasti gravissimi fra i partiti sono aperti in Campania, in Basilicata, nel Molise. Il referendum della primavera scorsa, inoltre, ha reso evidente una progressiva rottura tra la base e le rappresentanze politiche. La crescente spinta all'autonomia sarda ne è un esempio macroscopico. La frattura fra i due paesi. Nord e Sud, vecchia come l'unità d'Italia, continua a divaricarsi. Mentre la -via crucis» meridionale si va snodando in sempre nuove -penitenze», nelle metropoli settentrionali cominciano a riaffiorare i primi segni di una ripresa, faticosa, timida.e nel contempo incanalata in vecchi errori. A Torino il riflusso degli immigrati sembra essersi arrestato. Anzi, si parla di una ripresa di arrivi dal Sud: dalla disoccupazione meridionale agli stabilimenti del Nord. Neppur questa sarebbe la soluzione. Per almeno un quinquennio, dall'autunno caldo del '69 ai primi Anni Settanta, il Sud è stato il cavallo di battaglia più importante della lotta sindacale. Mobilitazioni, scioperi. Gli operai dei grandi stabilimenti del Nord -sacrificarono» possibili rivendicazioni sull'altare del problema meridionale. Risultati? Quel pochissimo che si è fatto oggi appare addirittura controproducente per il Sud. Al Nord, sta intanto nascendo quasi un fatalismo C«Non serve a nulla»A' e alcuni accusano persino le confederazioni sindacali di -essersi servite» del problema dei problemi — quello del Sud — per sviare, frenare, avvilire, un periodo di lotte che. altrimenti, non sarebbero riuscite a gestire. Forse è una nuova faccia dell'anti-meridionalismo. Certo è una delle ragioni che contribuiscono alle -difficoltà interne» in cui si sta dibattendo il sindacato. Nel -Sud sema speranza» ci sarà davvero un nuovo, anche se geograficamente diverso, autunno caldo? C'è chi dice di sì: le previsioni si basano proprio sulle -avvisaglie» di questi giorni. Perché i cortei dei calabresi a Roma, gli scioperi in Basilicata o in Sicilia, sono avvenimenti che possono essere -letti» almeno in due modi: da una parte uno stato di tensione, una disponibilità generalizzata alla lotta: dall'altra la capacità delle organizzazioni sindacali — a differenza di quanto succede al Nord — di gestire, contenere e incanalare il -potenziale esplosivo» che si è accumulato' il sindacato, nel Meridione, sarebbe l'ultimo -baluardo istituzionale», ancora ben saldo. Se cosi non sarà, c'è il rischio di una - nuova» Reggio Calabria: la sempre temuta rivolta, l'incendio che si propaga e che. adesso, potrebbe divampare contemporaneamente da Bari a Napoli a Palermo. Nel -programma» delle Brigate rosse, del resto, il Meridione è il nuovo - fronte» in cui la «guerra si allargherà», e in cui sperano di crearsi quel consenso di massa che, nonostante tutto, non sono riuscite a ottenere nelle -cittadelle» del Nord. E' un dato di fatto che altre orga¬ nizzazioni armate, -Prima linea» innanzitutto, hanno già intrapreso da parecchi mesi la loro -campagna meridionale». La vera tragedia del Mezzogiorno è che nessuno dei rimedi finora tentati è servito a curarne i mali; e nessuno, anche oggi, sembra avere la -ricetta» valida per accorciare rapidamente il distacco tra le due Italie. La prima inchiesta sullo -sfacelo del Sud» fu condotta più di cento anni fa, da Si-t dney Sonnino, deputato -conservatore», giunto in Sicilia appena dopo le vittorie di Garibaldi. Il resoconto che tracciò, allora, era più' che allarmante: agricoltura a livello di pura sussisteva, situazione sanitaria completamente deteriorata, analfabetismo elevatissimo, stato di rivolta perpetuo e latente, brigantaggio. Uno stato di cose drammatico e forse insolubile. Il solo intervento fu di ordine pubblico (e anche questo con scarsi risultati). Silvano Costanzo

Persone citate: Renato Proni, Silvano Costanzo, Sonnino