Insegna ai tedeschi l'arte di bere il vino di Tito Sansa

Insegna ai tedeschi l'arte di bere il vino «BACCHUS» RIVISTA GASTRONOMICA Insegna ai tedeschi l'arte di bere il vino DAL NOSTRO CONRISPONOENTE BONN — I popoli di lingua tedesca amano il vino. Lo cominciarono a bere fin da quando, dopo avere sconfitto le legioni di Varo, i germani di Arminio si impadronirono dei vigneti piantati dai soldati romani e impararono a coltivarlo in proprio. L'hanno bevuto per due millenni (quello della Mosella. del Reno, della Pranconia, del Baden), i poeti io hanno cantato. Lo bevono tuttora, sia pure in quantità che è circa un quinto di quella italiana: 25 litri annui in Germania contro 125 litri in Italia. Ma —lo ammettono loro stessi — la gran parte dei tedeschi non sa bere: «Nessuno ci ha insegnato l'arte del bere", lamenta il proprietario di un grande ristorante di Colonia. A colmare questa lacuna è comparsa da pochi giorni sul mercato editoriale tedesco (e austriaco e svizzero) la rivista in lingua tedesca Bacchus, il cui soprattitolo «Cultura del bere e del mangiare in Italia» è un'etichetta programmatica. Come ha detto a Duesseldorf l'editore della rivista trimestrale, Pino Khail. Bacchus si prefigge di far conoscere al lettore tedesco il vino italiano, gli altri alcoolici della nostra Penisola, l'arte di gustarli, i cibi con i quali si accompagnano, magari con la ricetta; aiutarlo insomma in un viaggio di esplorazione e di scoperta. La rivista in lingua tedesca, che deriva (ma non è la traduzione) dall'italiana Civiltà del bere, ed è sorella di Italian unnes and spirits destinata agli Stati Uniti e ad altri undici Paesi di lingua inglese esce al momento giusto. Milioni di tedeschi si recano ogni anno in vacanza in Italia, gustano i diversi vini (sovente in quantità eccessiva) e si ripromettono di continuare a consumarli al rientro in patria. Ma non li trovano, o li trovano' in bottiglioni da due litri, che non hanno la minima parentela con ciò che hanno gustato in Italia. Oppure trovano alcuni vini pregiati con cui hanno fatto conoscenza, ma a prezzi da vertigine, che sconsigliano l'acquisto. E allora ripiegano sul bottiglione a vìi prezzo, sullo scaffale del supermercato. Il vino italiano ha nei Paesi di lingua tedesca una pessima fama: il consumatore non si fida del vino caro in bottiglia, se deve spendere preferisce quello francese. L'Italia è sempre di moda in Germania, gli italiani sono sempre stati maestri di gusto al Nord delle Alpi: basti ricor dare il design industriale, le calzature, le borse, l'abbigliamento maschile e femminile il cibo. Anche a tavola il gusto italiano ha influenzato e modificato quello dei popoli di lingua tedesca nel dopoguerra (in Austria era già avvenuto prima). Oggi si cucina con pomodori, si mangiano pastasciutta e pizza, si gustano zucchine, melanzane, si usa il basilico, perfino l'odiato aglio è entrato nelle case per bene. Ora è il momento del vino, di quello buono s'intende, che vuole soppiantare il bottiglione. Bacchus, che si presenta in splendida veste editoriale, a cura di giornalisti italiani specializzati (caporedattori sono Vincenzo Buonassisi e j Giacinto Furpan), si prefigge di riportare i tedeschi sulla scia dei loro illustri predecessori che per secoli gustarono il vino italiano. Li aiuterà a distinguere non solo i vini «Doc» da quelli comuni o «del bastone», ma anche le annate; a percorrere le regione produttrici, sulle orme di Goethe e Heine, dei pellegrini e dei lanzichenecchi e di quel famoso prelato Giovanni von. Fugger, che a causa di troppo Est Est Est («propter nimium iEst Est Est-) scoperto da un isuo servitore dal palato fino 'morì in quel di Montefiasco- ne. . ■■ «Lanze trinche, trincheilanze, questo stare buone usanze(bevi lanzichenecco) si cantava in Italia, nel sedicesimo secolo, ci ricorda Bacchus. E rivela che «all'epoca a Napoli vi erano taverne prò usu soldatoruin nationis teutc.iicae. riservate ai soldati germanici-, che vi potevano bere a prezzo scontato del dazio, cosi come oggi i turisti tedeschi ricevono i buoni per '.a benzina. Ovviamente Bacchus, rivista indipendente (ma con tanta pubblicità), si prefigge non solo di dilettare e di educare il lettore nordico, ma anche di dare una spinta al buon vino italiano. Tito Sansa

Persone citate: Arminio, Goethe, Heine, Mosella, Pino Khail, Vincenzo Buonassisi