L'arte senza tempo del sereno Matisse

L'arte senza tempo del sereno Matisse APERTA LA MOSTRA A VILLA MEDICI L'arte senza tempo del sereno Matisse ROMA — Jean Leymarie nel catalogo della mostra dedicata a Henri Matisse dall'Accademia di Francia a Villa Medici (fino a gennaio, testi di Leymarie e Argan. due scritti di Matisse. i 43 dipinti, sculture, chine, stampe esposti, riprodotti minuziosamente catalogati, tre belle fotografie di Matisse mentre lavora a tre opere esposte), ricorda che questa è in assoluto, la seconda mostra di Matisse in Italia, dopo la personale alla Biennale veneziana del 1950 - ancora vivente l'artista settantunenne quattro anni prima della morte a Nizza - . brevemente trasferita allora a Milano E' una mostra raffinata scandita a gruppi coerenti di opere, talune note e fondamentali, in genere provenienti dai musei parigini (quello civico al Petit Palais; centro Pompidou; collezione Walter Guillaume nei Musei Nazionali), e da Detroit. Cleveland. Basilea; altre meno, e pur molto significative, provenienti dall'atelier dell'artista e in parte donate dal figlio Jean allo Stato francese Un insieme armonico, coerente e quindi espressivo di quell'armonia «classica conlemporanea». di quel volo «in linea retta e senza mai perdere quota», nutrito di pittura-sensualità nuda e pura, che Argan sottolinea, non senza qualche giusto risentimento per questa sorta di sublime rimozione dei travagli storici e umani del nostro secolo Coerenza subito, negli esercizi iniziali intorno al 1900. raggruppati intorno alla grande variazione-copia della Raie di Chardin al Louvre (donato dall'artista stesso al museo di Cateau Cambrésis). il doppio riferimento alle intimistiche sensuosità cromatiche di Bonnard e alla costruttività di Cézanne è «classicamente» semplificato e sdrammatizzato. Con indubbia anche se forse troppo disinvolta abilità espositiva, nella stessa sala il momento breve della violenza faiwe. della forzatura anche materica del colore «innaturale» fra 1905 e 1907. è ellitticamente risolto con la sintesi della tàche divisionista nella Donna con parasole del Museo Matisse di Nizza-Cimiez (che. alle spalle di Signac. risale alla classicità di Seurat) e con l'interpretazione «panica», «mediterranea» di Cézanne nella piccola celebre Pastorale del 1906 al Petit-Palais del Museo di Parigi. hi parallelo, i fondamentali Tappeti rossi del Museo di Grenoble del 1906 inaugurano la lunga stagione dell'opulenza cromatica orientaleggiante, arabescata: dietro a Cézanne. a Bonnard, riaffiora Delacroix. Poi. il secondo blocco, di pitture e sculture, in basso e in alto della rampa interna di Villa Medici, il colloquio personale con le strutture cubiste di visione, con la scoperta dell'arte, africana, corrispondente all'entusiastico incontro con l'Oriente mediterraneo, a Tangeri Pura genialità pittorica suggerisce a Matisse la coerenza fra la riduzione delle fratture sintattiche di Picasso e Braque a semplici planimetrie ritmiche, bidimensionali, e la scoperta e l'uso della forza e ricchezza cromatica del nero, come superficie e come segno: la poco nota Testa bianca e rosa (la figlia Margherita) del 1914; la sequenza delle cinque versioni 1910-13 della testa della modella Jeannette Vaderin (nelle fusioni donate dal figlio al Museo Matisse di Nizza-Cimiez). dalla sintesi naturalistica della prima all'esasperazione negro-cubista dell'ultima, così parallela alle prime sculture di Picasso; l'enigmistica, semiastratta. Porta finestra a Colliottre di collezione privata parigina, fatta conoscere solo nel 1966 dalla mostra di New York, lo splendente Interno a Issy. 1916. di Detroit; la celebre, definitiva sintesi fra piani di struttura e superfici cromatiche, dèi,'Atelier (Parigi, quai Saint-Michel. 1917). oggi al Centro Pompidou Chiude questo secondo capitolo 11 raro Ritratto di Greta Prezor 1916. di collezione privata di New York, uno scambio di idee con Kees van Dongen. forse anche con Modigliani Già si apre il discorso novecentesco della «Ecole de Paris», che prosegue, terzo blocco, terzo capitolo, con le Tre sorelle del 1917 e con tre Odalische e Sudi degli Anni 1920 11 «richiamo all'ordine», il grande momento d'ombra dell'arte contemporanea, riesce ad attutire anche la gamma solare di Matisse. a rinaturalizzare le sue forme e i suoi ritmi La salvezza riposa sulla visceralità. naturalità del suo istinto giusto quindi che il discorso ulteriore si riapra con la grande celebre Odalisca nizzarda del 1925-26. riproposizione di sin- tesi ritmiche, di grandi arabeschi cromatici. Da questo momento, dagli Anni 1930. l'ultimo «volo» è assolutamente rettilineo, ed è il volo della sintesi, della purificazione estrema del discorso, sia nella semplificazione del segno, sia nella dilatazione del colore. A opere singolari e poco note, come i due Nudi del 1935. in collezioni private, dove mi sembra indubbia quanto meno una posizione formale e mentale molto vicina a Modigliani, e la grande Ninfa nella foresta (1936-41. Museo Matisse di Nizza-Cimiez). liberissimo bozzone per arazzo, si alternano stupende «rivisitazioni» della maniera più sontuosa, {'Interno con vaso etrusco di Cleveland (1940). la Natura morta di Basilea, e. già all'estremo della semplificazione, le diverse varianti della ragazza in interno con lunga veste bianca, dipinte a Nizza nel pie¬ no furore bellico, fra 1942 e 1944. Più in là. finita la guerra, e in modi non tanto lontani dall'ultima svolta di Picasso, cade una sorta di riduzione del linguaggio delle forme ai termini, non saprei se minimi o massimi — o l'uno e l'altro assieme — il bianco e nero come ricchissima pittura, la libertà delle forme e zone di colore puro su uno spazio bianco illimitato. E' il linguaggio dei muri, delle vetrate della Cappella del Rosario a Vence (1949-51). qui rappresentato dalle grandi chine di interni e di piante, e dagli stampini colorati sui fogli della fantastica affabulazione del libro Jazz del 1947. Ogni tempo ha avuto la sua classicità in forma di «arte senza tempo»: nella nostra prima metà del secolo, è stata certo quella di Matisse. Marco Rosei . Henri Matisse: «Torso in gesso» (particolare)