Il Fondo Monetario ha deciso di rinviare la visita in Italia

Il Fondo Monetario ha deciso di rinviare la visita in Italia Whittome non crede che il piano Pandolfi venga applicato Il Fondo Monetario ha deciso di rinviare la visita in Italia ROMA — L'inerzia della politica economica del governo è stata nuovamente messa in mora dal Fondo monetario internazionale che ha deciso di rinviare a data da destinarsi la missione che sarebbe dovuta venire a Roma tra dicembre e 1 primi di gennaio per concludere la trattativa avviata ad aprile dal ministro del Tesoro Pandolfi. Il controllore dell'Fmi, Alan Whittome, che nei giorni scorsi ha fatto un giro nelle capitali europee, ha fatto già sapere che di un possibile viaggio della delegazione del Fondo se ne potrà eventualmente parlare a marzo o ad aprile, se e quando ci saranno veramente le premesse per arrivare ad un negoziato finale diretto alla concessione di una nuova linea di credito di un miliardo di dollari. In altri termini, Whittome ritiene che, di fronte all'immobilismo generale in materia di politica economica, sia inutile continuare a discutere: la politica di stabilità del salario reale ormai appare Inattuabile ; la legge finanziaria che dovrebbe riportare un minimo di ordine nella spesa pubblica incontra nel suo iter difficoltà crescenti come dimostrano emendamenti presentati in Parlamento; infine, aspetto forse più grave di tutti, il piano Pandolfi subisce colpi di credibilità. I due più prestigiosi centri non governativi di analisi economica (quello della Comit diretto dal prof. Monti e quello di Prometeia del Prof. Andreatta) hanno infatti duramente attaccato l'analisi sottostante al documento del ministro del Tesoro, sottolineando che il credito riservato al settore privato tenderebbe nel triennio a contrarsi entro limiti inaccettabili e che lo sviluppo economico, sempre nel triennio, si aggirerebbe appena sul 3 per cento con un aumento dell'occupazione assai contenuto e tale comunque da non ridurre il tasso di disoccupazione. I responsabili dell'Fmi hanno in pratica capito che le promesse formulate dal ministro del Tesoro non hanno retto alla prova dei fatti, rilevando che questa trattativa si è dimostrata alla fine ancora più defatigante di quelle tanto criticate dei predecessori di Pandolfi. D'altra parte la storia di come si sono sviluppati i rapporti con il Fondo in questi ultimi mesi è emblematica. Come si ricorderà, i negoziati con l'Fmi si erano già interrotti nell'inverno '77, in attesa di rivedere i limiti (credito totale Interno e disavanzo pubblico allargato) per il 1978. L'arrivo di Pandolfi al ministero del Tesoro, in sostituzione di Stammati, sembrò segnare una svolta importante: il nuovo ministro, alla riunione del comitato ad interim del Fondo monetario tenuta a Città del Messico nell'aprile scorso, incontrandosi con Whittome e con l'ex direttore generale Witteveen disse che non voleva più limitarsi a fissare nuovi limiti per il '78, ma negoziare un prestito «stand-by» ex novo di un miliardo di dollari. In tal modo, si sarebbe chiuso con un passato non certo brillante e si sarebbe iniziata quella che Pandolfi definiva la nuova gestione della politica economica italiana. Le dichiarazioni del ministro del Tesoro trovarono ampia accoglienza e poche settimane dopo lo stesso Whittome venne in Italia in missione esplorativa incontrandosi con i sindacati, gli imprenditori e i rappresentanti dei partiti. Si stabili, anche, che la delegazione del Fondo sarebbe venuta a giugno, periodo entro il quale Pandolfi assicurò che si sarebbe concordato con le forze politiche il piano di risanamento dell'economia italiana. Purtroppo, al momento dell'arrivo della delegazione, Whittome non trovò nessun piano. Dopo circa tre settimane di colloqui piuttosto inconcludenti, i rappresentanti deH'Fmi ripar¬ tirono lasciando un «memorandum» da cui traspariva che ogni ulteriore contatto sarebbe avvenuto solo quando 11 governo avesse effettivamente mutato rotta in materia di spesa pubblica e di costo del lavoro. I rapporti ripresero successivamente a settembre in occasione dell'assemblea annuale del Fondo. Pandolfi presentò il suo ormai famoso «documento» affermando che su di esso c'era larga convergenza politica e sindacale. Da qui, la possibilità di poter concludere entro poche settimane il negoziato per la firma del nuovo prestito stand-by. Fu deciso, comunque, di fissare la data della nuova missione in Italia del Fondo tra dicembre e i primi di gennaio, cioè subito dopo il vertice europeo del 4-5 dicembre sul nuovo sistema monetario europeo, perchè solo allora sarebbero stati chiari gli impegni in materia di cambio presi dall'Italia con gli altri paesi della Cee. Occorreva tener conto, infatti, che la posizione dell'Fmi in tema di flessibilità del cambio della lira, era già divergente da quella di maggiore rigidità ipotizzata nel vertice dei capi di Stato e di govèrno di Brema. A parte quest'ultimo aspetto, Whittome ha dovuto riscontrare che, in ogni caso, non ci sono le condizioni per una missione conclusiva e ha preferito, quindi, rinviare «sine die». D'altra parte, stando cosi le cose, c'è chi si chiede se sia opportuno proseguire in una inutile trattativa il cui corso alterno finisce per nuocere alla credibilità del Paese. Dopo tutto, le elevate riserve valutarie, l'ottimo andamento della bilancia dei pagamenti, la capacità delle imprese di attingere al mercato finanziario internazionale, potrebbero effettivamente suggerire di abbandonare, in un momento come l'attuale, l'idea di portare avanti un negoziato che ha comportato finora solo brutte figure. Natale Gilio