La Nato ha 30 anni quale il suo futuro? di Paolo Garimberti

La Nato ha 30 anni quale il suo futuro? Dibattito al convegno alla Fondazione Cini La Nato ha 30 anni quale il suo futuro? DAI. NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — C'è chi predica un'Europa «né antisovietica, né antiamericana-, progressivamente avviata verso una forma di neutralizzazione politico-ideologico-militare e per la quale l'Alleanza atlantica è una condizione necessaria, ma transitoria in attesa della contemporanea dissoluzione del blocco militare contrapposto, il Patto di Varsavia. E' questa la proposta comunista, rinnovata ancora una settimana fa al convegno romano sul pei e l'Europa. C'è chi, invece, ritiene che la Nato — oggi, nell'era della distensione, forse più ancora che trent'anni fa, quando nacque all'alba della guerra fredda — sia la maggiore garanzia non solo dell'indipendenza politico-economica dell'Europa occidentale, ma anche della sopravvivenza di un modello di società (liberal-democratica e capitalista), per difendere la quale l'Alleanza fu costituita il 4 aprile 1949. E' questa la tesi dell'ambasciatore Mario Luciolli, che ha presentato una relazione (.L'Alleanza atlantica tra il passato e l'avvenire») a chiusura dei lavori del convegno del Comitato atlantico, tenuto nell'isola di San Giorgio Maggiore presso la Fondazione Cini. Luciolli ha sottolineato la pericolosità di un sillogismo corrente: per trent'anni non vi sono stati attacchi all'Occidente; dunque, la minaccia sovietica è venuta meno; dunque la Nato è ormai inutile. Luciolli, ex ambasciatore a Bonn, ha ricordato che l'Alleanza nacque trent'anni fa su due presupposti: la minaccia e la solidarietà. Ma, a differenza di allora, la minaccia (ovviamente sovietica, più ge¬ nericamente comunista) si è allontanata dall'Europa, dalla tradizionale linea Stettino-Trieste, per ripresentarsi in forma diversa in altre aree, soprattutto nel Terzo Mondo, dove è in corso una competizione Est-Ovest che si svolge in condizioni politiche e psicologiche sfavorevoli all'Occidente. Di fronte a questa minaccia nuova, geograficamente più estesa e più complessa nei suoi vari piani, c'è un adeguato livello di solidarietà tra gli alleati atlantici? Due sono, secondo Luciolli, i nodi essenziali. Il primo riguarda i rapporti tra l'Europa occidentale e gli Stati Uniti, delicati e mutevoli e sempre condizionanti per la solidità dell'Alleanza. Il secondo tocca l'evoluzione interna dei Paesi atlantici (l'Italia prima fra tutti), dalla quale dipende l'omogeneità della Nato, cioè l'appartenenza dei Paesi membri a quel tipo di società, la cui difesa fu la causa della creazione e resta oggi lo scopo essenziale della Nato. Luciolli ha riassunto cosi due giornate fitte di interventi e dibattiti, diretti dall'ambasciatore Manlio Brosio, durante i quali le origini e i trent'anni d'attività della Nato sono stati esaminati nei differenti aspetti. Il prof. Ennio Di Nolfo ha spiegato i motivi storico-politici della nascita dell'Alleanza. L'ammiraglio Micali Baratelli ha illustrato il sistema di sicurezza sviluppato dalla Nato. L'ambasciatore Catalano di Melilli, che rappresenta l'Italia al Consiglio atlantico, ha messo in evidenza come — accanto agli aspetti militari, prevalenti nella visione dell'opinione pubblica — l'Alleanza sviluppi una cooperazione politica, economica e sociale tra i Paesi membri. Luigi Vittorio Ferraris, direttore generale alla Farnesina, ha toccato il tema attualissimo del rapporto tra la distensione, la limitazione degli armamenti e la sicurezza dell'area atlantica. Al pregio della completezza espositiva si è contrapposto nel convegno il difetto dell'unilateralità (un quotidiano locale ha titolato il suo resoconto: «Trent'anni fa un'alleanza contro la barbarie»). E mancata, cioè, attraverso una selezione di invitati a senso unico, quella contrapposizione tra i due punti di vista ricordati all'inizio, dibattito peraltro che non è soltanto italiano, ma assai vivo anche in altri Paesi dell'Alleanza: basti pensare alle tesi sostenute in Germania da Egon Bahr. Paolo Garimberti

Persone citate: Catalano, Egon Bahr, Ennio Di Nolfo, Luigi Vittorio Ferraris, Manlio Brosio, Mario Luciolli, Micali Baratelli