Dopo i sospetti e le indagini a Palazzo di Giustizia

Dopo i sospetti e le indagini a Palazzo di Giustizia Dopo i sospetti e le indagini a Palazzo di Giustizia Bonifacio al Senato: «Non esiste la spia delle Br nel ministero» Le illazioni erano stale alimentate da un discorso del procuratore capo De Matteo «Certi dati - ha spiegato il ministro - sono a disposizione di chiunque segua gli atti dei congressi» - E" stato smentito che Tartaglione si fosse occupato di carceri speciali ROMA — «Non ci sono spie al ministero- sono le parole salienti di Francesco Paolo Bonifacio, responsabile del dicastero di Grazia a Giustizia. Nel tardo pomeriggio di ieri il ministro ha risposto alle interrogazioni presentate dai senatori di Palazzo Madama. Non un vero discorso ma una serie di precisazioni necessarie visto che di un possibile fiancheggiatore dei terroristi, di un infiltrato che passa ai killer il «curriculum vitae- dei giudici si continua a parlare con insistenza e soprattutto dal momento che sono in corso indagini da parte della magistratura ordinaria, condotte dal procuratore capo De Matteo e dal pm Savia, da uomini dei servizi segreti del Sisde di Grassini e da carabinieri dello speciale nucleo di Dalla Chiesa. Bonifacio ha voluto sdrammatizzare la situazione: non è necessario — questo in sostanza il succo del suo intervento — stare dentro al ministero per poter fornire ai brigatisti informazioni dettagliate circa le attività e le competenze dei singoli magistrati distaccati agli uffici. Dati e cifre sono desumibili da chiunque sia esterno, basta che si procuri atti di convegni oppure segua da vicino gli affari correnti del ministero. Acqua sul fuoco quindi. E Bonifacio ha voluto anche precisare che non è necessario arrivare alla «caccia alle streglie» perché un'indagine viene compiuta con estremo rigore. Il riferimento era alle notizie dell'interrogatorio a cui lo stesso Bonifacio si è sottoposto, insieme al capo di gabinetto Zhara Buda e a sei addetti alla segreteria particolare di Gerolamo Tartaglione, il direttore generale degli «affari penali» recentemente assassinato dai terroristi. E proprio commemorando Tartaglione, domenica scorsa, il procuratore capo della Repubblica De Matteo aveva usato una frase che da molti era stata interpretata come se l'ipotesi di una «spia» al ministero fosse quasi una certezza. De Matteo aveva detto, a proposito delle informazioni che i terroristi dimostrano di possedere quando rivendicano gli omicidi, che queste erano «indicazioni precise, notazioni esatte che sembrano prese da una cartella biografica custodita in un ufficio. Sono le motivazioni dell'uccisione, dettate da chi sapeva ed era stato informato-. Proprio per rettificare l'interpretazione data dai quotidiani. De Matteo lunedi aveva scritto a Bonifacio (la lettera era stata poi resa pubblica dalle agenzie) spiegando che dalle sue parole ad affermare che esiste una «spia» interna agli uffici di Grazia e Giustizia «il salto è enorme-. Ieri pomeriggio Bonifacio ha voluto parlare di questo in Senato. Soprattutto, sembra di capire, ha voluto ridimensionare la storia perché al suo dicastero in questi ultimi giorni si respirava un clima di tensione grave. Lo avevamo verificato ieri mattina parlando con un funzionario. «La storia sta montando e allo stesso tempo — aveva detto — tra noi cresce la preoccupazione. Non è un mistero dire che in via Arenula la situazione è tesa; che ci guardiamo con sospetto; che ognuno di noi indaga, guarda agli altri con dubbio.Tra noi si sono alzati muri e sono nati i silenzi. Si parla meno, si sussurrano parole. Sarà vero? Personalmente penso che tutto è possibile. E in questi casi si fa ricorso alla memoria*. E' dal 6 maggio di 3 anni fa che si parla di «infiltrati» al ministero di Grazia e Giustizia. Dopo il caso Di Gennaro i Nap ferirono Valerio Traversi e Pietro Margariti. In epoca recente le Br hanno rivendicato l'uccisione di Palma, Tartaglione e Paolella. Se si esplude quest'ultimo, gli altri cinque, tutti magistrati, erano distaccati al ministero. Ma Bonifacio smentisce in modo categorico che Gerolamo Tartaglione si fosse mai interessato di carceri speciali e avesse, prima di morire, condotto un'inchiesta interna per arrivare all'informatore infiltrato. «Vi ricordate la famosa Serenella? La donna che era la spia al ministero? Dopo tutto il clamore — ha aggiunto — sapemmo che in realtà non esisteva». Il palazzo di via Arenula, sorvegliato a vista 24 ore su 24 da carabinieri in pattuglia armati di mitra, dovrebbe cosi uscire dall'occhio del ciclone. Le smentite categoriche del ministro e le sue ulteriori spiegazioni dovrebbero servire a tranquillizzare tutti. f. c.

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