In una mostra fotografica gli anni della Resistenza di Giuseppe Mayda

In una mostra fotografica gli anni della Resistenza In una mostra fotografica gli anni della Resistenza È stata allestita in Comune con la collaborazione de "La Stampa,, DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CUNEO — Pertini sosta dinanzi a uno dei grandi pannelli in bianco e nero del salone: si china, attento e commosso, sulla gigantografia dei murales disegnati dagli studenti di Borgo San Dalmazzo e che ricordano-momenti della guerra di liberazione nel Cuneese: «Oro e sempre Resistenza» legge ad alta voce il Capo dello Stato. La Sala delle Colonne, nel municipio di Cuneo, è gremita: fra le autorità e la folla che si accalca spiccano un cappello alpino, il drappo un po' lacero di «GL», una bandiera garibaldina, i fazzoletti della «Matteotti». Lentamente, il Presidente della Repubblica scorre tutte le foto e i pannelli della mostra documentaria che La Stampa, con la collaborazione dell'Istituto storico della Resistenza nel Cuneese e del Comune, ha ordinato per questa visita ufficiale del Capo dello Stato e che Pertini ha inaugurato dicendo: «E' una mostra che deve andare in tutti i Paesi. Portatela nelle scuole, fatela conoscere ai più giovani: non è soltanto la storia di Cuneo e della sua provincia nella lotta di liberazione, ma quella della nascita della nuova Italia». Si può ben dire, scorrendo il filo delle immagini e dei testi di questa rassegna, che la guerra partigiana nasce a Cuneo prima ancora che si concluda quella di Mussolini e della monarchia. La data è il 26 luglio 1943. un lunedi, e il luogo è piazza Vittorio. Dal terrazzo del suo studio — come testimoniano le fotografie dell'epoca raffrontate a quelle odierne — l'avvocato Tancredi Galimberti («Duccio»), figlio di un ex ministro di Giolitti e futuro eroe nazionale della Resistenza, parla alla folla che ancora commenta la caduta di Mussolini e quell'ambiguo accenno di Badoglio alla guerra che continua a fianco dei nazisti. «Si, esclama Galimberti, la guerra continua ma fino alla cacciata dell'ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana ma non si accorda a una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani» (e qui vale la pena di notare che. durante questo breve discorso, fra la folla di piazza Vittorio ci fu qualcuno che non capi e commentò, con sarcasmo, che «Duccio vuol fare la guerra alla Germania»). La rigorosa analisi di Galimberti ha radici lontane. Risale alla scomparsa di Giolitti dalla scena e allo spegnersi, anche nel Cuneese, di ogni forma di politica autonoma e si collega, dopo gli ..anni del consenso», al risorgere di un'opposizione al sistema che diventa protesta organizzata quando, ai durissimi sacrifici di una guerra non voluta né sentita, si uniscono le disfatte militari di Grecia e di Russia nelle quali il tributo di sangue dei battaglioni alpini cuneesi è altissimo (dei 16.000 uomini della «Cuneense» i morti, i dispersi, i feriti sono oltre 15.000). E' l'estate '42. Le foto ci mostrano il re passare in rivista i reparti che da Cuneo andranno incontro al massacro di Nikolajewska. vittima della «brutale amicizia.» nazista, e i testi ci dicono quanto esatta sia la diagnosi di Galimberti: • Un giorno o l'altro, scrive a un amico nella primavera '43. sarà necessario scendere in lotta contro i tedeschi per salvare la nostra indipendenza e affermare la nostra dignità militare» e in quella lotta «non si potrà fare alcun assegnamento sulle autorità ufficiali ma sarà necessario stimolare un'iniziativa popolare». Ma Cuneo, se assiste alla prima vera lezione di antifascismo militante, deve subire anche la «lezione» tedesca. quella del terrore, della crudeltà e della strage che non conosce, non diciamo la pietà ma neppure la convenienza politica di un occupante. Nei tre incendi di Boves — del settembre '43 e del gennaio-febbraio '44 — 500 case sono bruciate e 57 civili assassinati: fra loro vi sono sacerdoti, industriali, artigiani, contadini, ragazzi, vecchi, donne anziane e giovani, gente che di 11 a pochi mesi diventerà un «secondo fronte» della guerra, schierato sempre col movimento partigiano, deciso ad assisterlo, rifornirlo, aiutarlo contro l'oppressore. E' cosi che il Cuneese, durante la guerra di liberazione, sviluppa uno fra i più rilevanti e combattivi movimenti di resistenza armata, che impegna le forze nazifasciste come non mai. forse, in tutta l'Italia occupata, che le costringe alla resa o alla fuga. C'è. a concludere questa mostra, la foto dei tedeschi in ritirata da Mondovi Breo sui carriaggi dei loro mercenari e. accanto, un'istantanea dei patrioti che liberano Sai uzzo: assieme, le due immagini sembrano rievocare le celebri parole di Calamandrei dedicate alla Resistenza cuneese: «Su queste strade i se vorrai tornare i al nostro posto ci ritroverai i morti e vivi con lo stesso impegno...». Giuseppe Mayda

Luoghi citati: Borgo San Dalmazzo, Boves, Cuneo, Germania, Grecia, Italia, Russia