L'accusa ha chiesto tre condanne per il tragico rogo alfa "Marus"

L'accusa ha chiesto tre condanne per il tragico rogo alfa "Marus" Rievocata in tribunale la sciagura avvenuta in via Roma nell'agosto '71 L'accusa ha chiesto tre condanne per il tragico rogo alfa "Marus" Nell'incendio morirono il direttore e un sarto - Un'impiegata si lanciò dal balcone per sfuggire alle fiamme e si salvò - Tredici gli imputati - Il processo rinviato al 22 gennaio Processo per l'incendio alla «Marus. di via Roma. 13 gli imputati per un fatto che destò enorme impressione, panico, morti, danni per quasi mezzo miliardo. Pomeriggio del 18 agosto 1971: molti lo ricorderanno per tutta la vita. Una vampata, il negozio dove decine di operai stanno lavorando per ultimarne il rammodernamento si trasforma in una prigione di fuoco. Muoiono il direttore Domenico Tampieri e il sarto Vincenzo Rizza, un'impiegata. Gabriella Torta. 31 anni, cerca scampo su un balcone, pressata dal calore intenso si butta in strada, i pompieri la salvano tendendo all'ultimo istante il telo: la ragazza gravemente ustionata si salva dopo mesi di ricovero. Quali le cause dell'incendio? Quali i responsabili del disastro? Lunghe indagini per raccogliere prove e testimonianze, altrettanto complesse le perizie per stabilire l'esatta causa delle fiamme. Alla fine sono mandate a giudizio tredici persone: Guglielmo Orsini, 40 anni, dirigente della «Marus», per aver appaltato i lavori di ristrutturazione alle diverse ditte di arredatori, falegnami eccetera; poi. Gianandrea Chevalley che forni la moquette. Francesco Fama ed il figlio Franco. Giovanni Vezzetti, personaggio chiave, come vedremo, della vicenda. Giuseppe Longato. Angelo Pescarolo. Angelo Baseggio. Aldo Beriotto. Giovanni Gommiero. Alfredo Meneghetti. Ettore Pittore e Sergio Vignardo. Contro gli imputati la «Marus» si è costituita parte civile (con l'assistenza degli avvocati Claudio Dal Piaz e Gallenca): chiede il risarcimento dei danni subiti in quanto ha avuto dalle compagnie di assicurazione (che peraltro hanno liquidato fino alla concorrenza massima del capitale assicurato) il rimborso di metà del danno reale, circa mezzo miliardo. Le assicurazioni hanno pagato ciò che era di loro spettanza. 150 milioni. Risarcite invece le vittime. E veniamo alle responsabilità (gli imputati sono accusati di incendio doloso e omicidio colposo). Quel giorno erano al lavoro i «moquettisti», falegnami ed elettricisti. Lavoravano soprattutto i Fama i quali avevano avuto la moquette da applicare su pavimenti, pareti e soffitti e il relativo collante dallo Chevalley. Il collante, quel tipo in particolare, sprigiona vapori altamente infiammabili: ecco la causa primitiva del disastro. I locali si saturano presto della «nuvola» pericolosissima, basta una fiammella per accendere un rogo o far esplodere l'ambiente. La fiammella, secondo l'accusa, scaturisce da una saldatrìce manovrata incautamente dal Vezzetti per -un lavoro — sostengono le parti civili — di nessuna urgenza». Seguono le fiamme, il materiale è tutto infiammabile, in cinque, sei minuti i immmimiiit i iiiiiMiitiniiMiiiMgrandi locali diventano un forno, l'intero edificio è minacciato. Le conseguenze ormai le conosciamo. Del gruppo degli imputati molti non avrebbero responsabilità dirette: lavoravano lontano dal locale dove si trovava invece il Vezzetti. e in condizioni di sicurezza maggiori. Cosi sembrano orientate sia l'accusa privata che quella pubblica. Il p.m. Marciaste ha chiesto la condanna del Vezzetti a 2 anni di reclusione e 1 anno e 8 mesi per lo Chevalley e Francesco Fama, assoluzione per tutti gli altri, Parco Sempione — Nel centro ricreativo (via Gottardo 10) si inaugura domani alle 11 un locale per anziani, dono del Co- | mime. Saranno presenti il sindaco e gli assessori. iiii iiiiftiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiResta da chiarire un punto: è colpevole il Vezzetti? Lui afferma che quel giorno alla «Marus» non c'era, ma un testimone lo contraddice. Vedremo cosa avrà da dire il suo difensore e cosa sosterranno gli altri avvocati di difesa il 22 gennaio prossimo: a quella data è stato infatti rinviato il processo per le arringhe