Commando armato irrompe nell'ospedale e libera un bandito ammalato di epatite

Commando armato irrompe nell'ospedale e libera un bandito ammalato di epatite All'Amedeo di Savoia alle 19,35 fra il terrore dei medici e degli infermieri Commando armato irrompe nell'ospedale e libera un bandito ammalato di epatite Il giovane, rapinatore e omicida, era ricoverato dal 14 ottobre - Un uomo e una donna, spianando le rivoltelle, disarmano gli agenti di guardia, minacciano la moglie di un altro degente e un medico - Poi fuggono con l'amico scavalcando un balcone - Ritrovata l'auto, era rubata Fulminea azione da commando ieri sera: un uomo ed una donna a volto scoperto e con le pistole in pugno hanno liberato un rapinatore ricoverato all'Amedeo di Savoia per una sospetta epatite virale. Dopo aver minacciato di morte i due agenti che piantonavano il detenuto, la moglie di un ricoverato ed il medico di servizio, 1 tre banditi sono saliti su un'auto che li attendeva all'ingresso e si sono dileguati. Questa la cronaca dell'episodio che si è dipanato in pochi minuti in un ospedale quasi deserto. Sono le 19,35. Da pochi minuti è terminato l'orario di visita ai pazienti. Un uomo ed una donna varcano il cancello principale dell'Amedeo di Savoia in corso Svizzera e, a passo normale, raggiungono il padiglione dove si trova la divisione A diretta dal prof. Roberto De Mattia. Tre gradini e gli sconosciuti si trovano all'inizio di un lungo corridoio sul quale si aprono le camere dei pazienti. Raggiungono la stanza numero 10. dove, dal 14 ottobre, è ricoverato Salvatore Falbo, 28 anni. Il rapinatore, un tragico passato di violenza e di sangue alle spalle, è nel suo letto guardato da due agenti incaricati del suo piantonamento. La porta si apre con cautela: i due poliziotti si voltano e si trovano di fronte alle pistole. 'State fermi, non fate idiozie o siete morti' mormora la donna mentre il complice slaccia le fondine ai guardiani: -Non ci obbligate a sparare». Attimi di terrore : nel silenzio della camera si sente un gemito. E' Felicita Marcato, la moglie di un paziente: il marito è uscito un attimo a sgranchirsi le gambe in corridoio. La signora si accascia a terra svenuta per la paura, ma i due banditi non la degnano di uno sguardo. Salvatore Falbo si alza senza dire una parola: è in pigiama, i complici gli indicano la porta-finestra che dalla stanza si apre sul cortile. «E' un salto di mezzo metro, ce la farai, sta tranquillo» lo rincuorano. L'uomo armato solleva la tapparella e il detenuto, trascinando la gamba ferita nello scontro a fuoco con 1 carabinieri sostenuto nell'aprile a Crema in cui fu ucciso un sottufficiale, sì trascina fino al basso parapetto. La donna, immobile a pochi centimetri dagli agenti disarmati, continua a minacciare: -Fenni. fermi, non vi muovete o vi faccio fuori». Ecco Falbo che salta, ecco il bandito armato che lo segue, ecco la complice. Dal padiglione all'uscita principale ci sono circa 10 metri: i tre. per la menomazione del loro amico, non possono farli di corsa. I loro movimenti vengono notati dal medico di guardia, il dott. Mario Quazzo, 50 anni, che, dal suo ufficio nel reparto accettazione, vede le tre figure prima scavalcare il balconcino, poi affrettarsi verso il cancello di corso Svizzera. Il sanitario esce, li affronta: ■Ma cosa state combinando? Non si può uscire». La risposta è immediata: .Non fare una mossa o sei morto» gli sibila sul volto la donna puntandogli la pistola. La fuga riprende mentre il dott. Quazzo lancia un urlo. Al suo grido fanno eco quelli dei due accmccln agenti che stanno arrivando di corsa. Ma i tre superano la piccola sbarra all'uscita e sono ormai in strada. Accanto al marciapiedi li attende una «128» bianca, probabilmente con un complice al volante. L'auto parte di scatto facendo stridere le gomme. Scompare. Sono le 19,40. Si avvisano polizia e carabinieri. Scatta la rete dei posti di blocco ma i banditi sono ormai lontani. Alle 20.10 la «128» è ritrovata con il motore ancora caldo in una strada dietro la stazione Dora. Dei tre, nessuna traccia. Alle spalle di Salvatore Falbo la carriera di un balordo della nuova «mala». Rapine, sparato¬ rie, fughe davanti ai carabinieri e alla polizia, la vita, e non soltanto la propria, messa in gioco con irresponsabile leggerezza. 1 brevi momenti di euforia dopo un «successo», una rapina riuscita, un colpo andato a segno, gli ultimi anni scanditi dai tocchi lugubri della campana delle Nuove, la speranza sempre viva di poter evadere, di riacciuffare una libertà immeritata. L'esordio, per quello almeno che conosce la polizia, fu con una rapina in gioiellerìa! Il 14 dicembre^ '70 quattro banditi fecero irruzione nel negozio di via San Tommaso 1. Erano armati, agirono con rapidità: pistole puntate al petto del proprietario. Giulio Vaccarino, e delle commesse, arraffati gioielli per 100 milioni. La banda venne scoperta, trascinata in Assise. «Slamo i campioni della malavita», dichiararono. In quel colpo, comunque. Salvatore Falbo, che chiamavano «il francese», avrebbe avuto un ruolo marginale, limitandosi al trasporto del bottino. Venne condannato a 6 anni e 8 mesi, confermati in appello. A lungo del giovane non si senti parlare, uscito dal carcere, probabilmente, «il francese» ebbe difficoltà a tornare nel giro. Ma fra le mura del carcere, forse, aveva progettato un nuovo colpo, qualcosa di «importante» che gli avrebbe permesso di sistemarsi, magari per qualche tempo. Cosi il 15 luglio '77 con quattro complici prende parte all'assalto dell'ufficio cassa della Fiat Materferro di via Rivalta. Il bottino è cospicuo: 200 milioni. Il 23 settembre, però, i carabinieri arrivano al nomi di due banditi: i fratelli Falbo. Giuseppe, conosciuto come «Pippo il siciliano», fuggito dopo il colpo a Terracina. era morto con due amici tra¬ volto da una Mercedes uscita di strada. Di Salvatore non si sapeva più niente, pareva scomparso e una dopo l'altra le tracce seguite da carabinieri e polizia sembravano sfumare. I contorni della «batteria» diventarono più precisi il 13 ottobre, quando un terzo bandito venne scoperto: Giacomo Melchisone. 32 anni, era stato tradito da un'etichetta della lavanderia lasciata in un indumento. Poi fu identificato un quarto uomo: Diego Abela, 24 anni, di Tripoli. Inafferrabile, il «francese» si vantava con i balordi del giro di riuscire sempre a farla franca con carabinieri e polizia. Fino al 4 aprile, quando la strada del bandito di periferia incrocia la tragedia. Assalto in banca all'agenzia della Cassa Rurale e Artigiana di Capralba presso Crema. I rapinatori non riescono a evitare il contatto con i carabinieri, e sparano spietatamente, il brigadiere Gaetano Di Rauso, 27 anni, è abbattuto in mezzo alla strada. Muore all'istante, crivellato di colpi. I militi rispondono al fuoco, anche un bandito viene ucciso: Luigi Timpano. 24 anni, due complici sono feriti: Sebastiano Autori, 38 anni, e Salvatore Falbo. Il «francese» rimane azzoppato, verrà portato a Torino. Dalle Nuove era uscito per i! sospetto dì epatite. Dopo le rapine la «batteria» forse era passata a imprese più lucrose: JL sequestro di persona a scopo di estorsione. Una traccia trovata dai carabinieri dopo la cattura sarebbe stata elo-, quente. Servizio di: Ezio Mascarino, Emanuele Monta, Renato Rizzo, Vincenzo Tessandori. L'evaso, Salvatore Falbo, si è allontanato col commando scavalcando questa finestra.

Luoghi citati: Capralba, Crema, Terracina, Torino, Tripoli