«Lazagna, critico delle Brigate rosse non organizzatore di banda armata»

«Lazagna, critico delle Brigate rosse non organizzatore di banda armata» Depositati i motivi di appello contro la sentenza dell'Assise «Lazagna, critico delle Brigate rosse non organizzatore di banda armata» È stato condannato a quattro anni di carcere, ma il difensore sostiene che dev'essere assolto con formula ampia perché si è sempre opposto all'ideologia del movimento terrorista Appello dell'avvocato Giovan Battista Lazagna contro la sentenza della corte d'assise che lo ha condannato a 4 anni di reclusione quale -organizzatore di banda armata con la qualifica di capo-. L'ha depositato ieri mattina in cancelleria il difensore avv. Gianpaolo Zancan. Punto fondamentale dell'accusa contro Lazagna è il suo ruolo di «esaminatore» del personale da reclutare nell'organizzazione clandestina, ruolo che avrebbe esercitato il 9 luglio del 1974. a Pavia, nel colloquio procurato dal medico Enrico Levati con Silvano Girotte l'ex frate mitra, agente provocatore dei carabinieri, infiltratosi nelle Br per smascherarne i capi. -In quel colloquio — dice Zancan nei suo appello — Lazagna mantenne un atteggiamento estremamente critico nei confronti del metodo d'azione e di lotta delle Br. Per condannarlo, i giudici sono arrivati a sostenere che Lazagna menti, avendo sospettato che Girotto fosse una specie di esca per incastrarlo-. Osserva Zancan: -E' inattendibile che Lazagna abbia mentito durante il colloquio con Girotto a Pavia, perché un esame è anche opera di proselitismo. Non ha senso fingere, quando ormai si è valutato il candidato, tanto da dargli il placet». In secondo luogo, «se Lazagna avesse mentito perseguendo evidenti scopi strumentali, avrebbe manifestato un ben più rigido e netto distacco anclie da una ideologia genericamente rivoluzionaria-. -I giudici dell'Assise — prosegue il legale — hanno completamente dimenticato la prova migliore che scagiona Lazagna: il giudizio di Curdo nei suoi confronti riferito da Girotto, quindi da una fonte non sospettabile per l'accusa. Girotto dichiarò di over riportato le critiche di Lazagna a Curdo e che questi sbottò nell'apprezzamento: "Il vecchio purtroppo con noi si è messo troppo dentro"-. Sostiene Zancan: -Curdo non contesta che Lazagna abbia effettivamente criticato le Br perché sa che tali critiche corrispondono al pensiero che Lazagna ha sempre costantemente e pubblicamente menifestato nei confronti dellorganizzazione-. La quarta ragione per la quale bisogna credere a Lazagna. quando afferma di non aver mentito o nascosto il suo pensiero nel colloquio di Pavia, è che in quella occasione ha espresso idee assolutamente identiche a quelle manifestate in tanti anni di militanza politica. •Il partigiano "Carlo" (con questo nome era conosciuto Lazagna nella Resistenza, n.d.r.) chiede ai giudici d'appello di respingere l'accusa come infamante e infondata, prosciogliendolo '<■>■ i mimili m min con quell'ampia formula che è di tardiva giustizia-, conclude Zancan. * Un'altra udienza del processo contro la banda che sequestrò e uccise Mario Ceretto interamente occupata dalle arringhe dei difensori di tre imputati. Rocco Ferraro e Giuseppe Calabro, per i quali il pubblico ministero ha chiesto 28 anni di reclusione, e Rino Pasqualini, per il quale il rappresentante dell'accusa ha chiesto 22 anni di carcere. munii i mimin iiiiimiiimimi Per l'avvocato Ennio Galasso, difensore di Ferraro. «io stesso pubblico ministero e i legali di parte civile non hanno saputo indicare con precisione il ruolo svolto da Ferraro nella vicenda-. Afferma Galasso: •Ferrara assiste in carcere al colloquio tra Caggegi, principale imputato in questo processo, e Nico Tripodo, un "pezzo da novanta" della mafia, preoccupato di tirar fuori il figlio Venanzio, che è stato coinvolto nella vicenda Ceretto. La sua unica colpa è quella di sapere molte cose — e questo Ferraro non lo nega — ma ogni accusa contro di lui è per fatti e circostanze successivi al delitto, quando il destino processuale dei principali indiziati è segnato-. Per ferraro. come pure per Pasqualini, l'avv. Galasso ha chiesto l'assoluzione per mancanza di prove. Di Pasqualini. soprannominato il «Ramon dell'Enel» per la sua predilezione nei furti di fili di rame dell'elettricità. Galasso si è limitato a sottolinearne il ruolo subalterno nei confronti di Michele Normanno, titolare dell'officina di autodemolizioni, vicina alla cascina di Caggegi. dove fu commesso il delitto. Per Giuseppe Calabro il difensore, Veneto, ha affermato che «non si può chiedere l'assoluzione per insufficienza di prove per Cosimo Cavallo e Antonio Zucco, senza automaticamente scagionare anche Calabro, che di quel giro fa parte. Giovanna Caggegi, moglie del principale imputato, che accusa tutti in questo processo, non ha mai fatto il nome di Calabro come frequentatore della cascina-. esppdiii immillimi i iiiiiimmmimimii ■ ■ ,f , i.'avv. Lazagna con la moglie il giorno della liberazione - Rino Pasqualini

Luoghi citati: Curdo, Pavia, Veneto