Chi paga meno e guadagna di più nella "giungla" degli oneri sociali
Chi paga meno e guadagna di più nella "giungla" degli oneri sociali Il secondo volume dell'inchiesta svolta dal Parlamento Chi paga meno e guadagna di più nella "giungla" degli oneri sociali Le somme versate per la previdenza sociale sono una parte abbastanza forte del costo del lavoro - Clamorosa la distorsione tra le cifre pagate dai Comuni e dalle aziende di credito DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ROMA — Il «documento Pandolfi» ci ricorda, opportunamente, che il «coìto del lavoro è determinato, congiuntamente, dal salario e dalla produttività-. Cioè da quanto il lavoratore percepisce, direttamente e indirettamente, e da quanto il lavoratore rende. Il «secondo libro della giungla», non di Rudyard Kipling, ma del senatore Dionigi Coppo, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle retribuzioni, della produttività non fa cenno, né avrebbe potuto farlo. Non c'è dubbio, tuttavia. che appare ingiusto il fatto jche il costo del lavoro di un «dirigente di livello superiore... nel 1976. in Italia, potesse variare da un minimo di 11 milioni circa nelle Università a un massimo di 120 milioni, più di dieci volte tanto, nelle aziende di credito, passando per i 15 milioni dei Comuni, i 20 degli ospedali, i 46-47 delle industrie pubbliche e private. Di queste differenze, anche a parità, almeno teorica, di mansioni, le 350 pagine del secondo volume dell'inchiesta, che si aggiungono alle 750 pagine del primo, offrono un campionario vastissimo, che vai la pena di esplorare. Condizione necessaria, anche se non sufficiente, per sfoltire la giungla retributiva e e e e o a e d a era, infatti, quella di conoscerla, non solo per quanto riguarda le diversità dei livelli retributivi, ma anche, e soprattutto, la loro composizione. Altri risultati dell'indagine toccano gli orari di lavoro, le festività, i regimi pensionistici, ma l'aspetto più interessante, anche in termini di attualità, cioè tenuto conto della stagione sindacale in corso. !è quello relativo alla struttura idei costo del lavoro. | Una «voce» molto rilevante !del costo del lavoro è rapprejsentata dagli oneri sociali e {dagli accantonamenti, cioè dalle somme che il datore di : lavoro, ente locale, industria i pubblica o privata, azienda di I credito, eccetera, trattiene ! dalla retribuzione del dipenI dente o versa direttamente, di tasca propria, per la previdenza sociale durante e dopo l'attività lavorativa. Anche per questa «voce» c'è una giungla, che non è facile diradare. i L'indagine della commisì sione parlamentare, coadiuvata dall'Istituto centrale di statistica, ha raccolto la situazione «di fatto» nel corso del 1976. in circa un migliaio di società ed enti, pubblici e primati. Quindi, i risultati possoino rispecchiare «distorsioni» non dipendenti dai contratti • di lavoro in essere, ma dal fatto che qualche ente, non efI fettuando gli accantonamenti I previsti, non li ha denunciati I agli inquirenti. Solo cosi si possono spiegare ì certe differenze, che non vengono giustificate né dalla categoria degli enti e delle im| prese, né da quella dei dipendenti, e tanto meno dal livello : delle retribuzioni. Una «distorsione» clamoroi sa. per esempio, emerge dal ■ confronto tra gli oneri e aci cantonamenti previdenziali ! versati dai Comuni e quelli ; delle aziende di credito, e tra ! le industrie «irizzate». cioè a ' partecipazione statale. e : quelle private. Per un dirigente di livello superiore, con ' una retribuzione lorda, nel I 1976. di oltre 12 milioni di lire. | la percentuale di oneri sociali, rispetto al costo del lavoro totale, risulta del 18.8 per cento, quando si tratta di un Comune. Per un dipendente senza particolari qualifiche, all'ultimo posto in graduatoria, di un'azienda di credito, con una retribuzione lorda di 6 milioni e mezzo, gli oneri sociali ■•appresentano il 34 per cento del costo del suo lavoro. Quindi, contro una retribuzione che è poco più della metà del dirigente di un ente locale, c'è una percentuale di oneri sociali quasi doppia. Secondo esempio. Dall'indagine sono risultate retribuzioni lorde di 34 milioni e mezzo per i dirigenti di livello superiore nelle industrie irizzate. e di 30 milioni per quelli delle industrie private. Ma nel costo del lavoro dei primi gli oneri sociali rappresentano il 26,5 per cento, in quello dei secondi il 34,3 per cento. Risultato: mentre la differenza della retribuzione lorda è di 4 milioni e mezzo, a vantaggio dei dirigenti delle industrie pubbliche, il costo del loro lavoro è superiore di appena un milione a quello delle industrie private. Particolare curioso, quale emerge dalle tabelle di questo «secondo libro della giungla». Al livello più basso del personale, la percentuale di oneri scstcm sociali sul costo del lavoro complessivo è quasi eguale, sia nelle industrie irizzate, sia in quelle private: 33.4 per cento nelle prime. 34.2 nelle seconde, e le retribuzioni lorde medie sono addirittura identiche: 4 milioni e mezzo. Non si capisce perchè, nell'industria pubblica, sul costo del lavoro di chi ha una retribuzione lorda di oltre 34 milioni gli oneri sociali debbano incidere meno di quanto incidono per chi guadagna 4 milioni e mezzo. E' il contrario di quanto accade, o dovrebbe accadere, per l'imposizione fiscale, che è. invece. progressiMario Salvatorelli
Persone citate: Dionigi Coppo, Pandolfi, Rudyard Kipling, Salvatorelli
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