Ancora oggi chiediamo fu Bruneri o Canella? di Francesco Rosso

Ancora oggi chiediamo fu Bruneri o Canella? Nel 1928 una sentenza che sconvolse l'Italia Ancora oggi chiediamofu Bruneri o Canella? Mezzo secolo fa. un cinque novembre come questo, il tribunale di Torino emanò una sente.< sa che sconvolse l'Italia: lo Smemorato di Collegno non era il prof. Giulio Canella. veronese, scomparso sul fronte macedone il 25 novembre 1916, ma l'ex tipografo torinese Mario Bruneri, già noto alla questura per piccole truffe. Pareva che tutto fosse con- I eluso, ma la vicenda era sol ! tanto a metà; per l'epilogo bi | \ | ' I ; 1 I j sognava attendere ancora tre anni. Credo che del caso Bru, neri-Canella si parli tuttora, i ma per comprendere che cosa : abbia rappresentato per l'ItaI lia quella sostituzione di persona bisogna avere la memoria un po' lunga. Ero un raI gazzino a quei tempi, ma ho , ricordi netti come se il caso ! fosse di ieri, tanto violenta fu j la partecipazione del mio paesino sperduto nella vastità della risaia vercellese a quella ] die inizialmente parve la tra[ gedia di due famiglie che si ' contendevano un uomo, ed a poco a poco rasentò il grottesco, anche la farsa. Storia nota del ladro di vasi j di rame nel cimitero israelita I preso sul fatto e che si finge, oppure è davvero, smemorato. Fotografia sulla -Domenica del Corriere»: chi lo riconosce? | Fra tante, lo riconosce la si¬ gnora Giulia Canella, vedova con pensione del professore disperso in guerra. Il marzo del 1926 lo Smemorato è stato colto sul fatto; il 28 febbraio la signora Giulia se lo porta a casa tra l'esultanza dei familiari e lo chiude per alcuni giorni prima in una villa a Desenzano, poi a San Pietro in Montagnon. Passano sei giorni soli, e due poliziotti arrivano a prelevare il presunto prof. Canella e lo portano a Torino in arresto; una lettera anonima afferma che si tratta di un simulatore, truffatore, ladruncolo. Il -caso Bruneri-Canella» esplode in questo momento, e durerà fino al 1931. e fino a quel momento l'Italia sarà divisa in bruneriani e canelliani. i soli partiti consentiti dal fascismo che, se non ha creato la vicenda, certo l'ha strumentalizzata. Meglio che gli italiani si azzannassero per l'Uomo di Collegno; avrebbero trascurato i disastrosi effetti del discorso di Pesaro e della lira a quota novanta, pronunciato il 18 agosto 1926, e che aveva prostrato l'economia italiana, ed anche la mite condanna di Dumini per l'uccisione di Matteotti. Non fu una speculazione sbagliata; De Pinedo trasvolava l'Atlantico sul -Santa Maria». Mussolini im- l n d » e a o n e n a e . , , o » o poneva la tassa sui celibi ed aumentava il dazio sul sale, ma gli italiani cantavano il couplet: «Se cado in braccio alla vedova, sono Canella - se cado in braccio ai carabinieri, sono Bruneri». Si susseguivano perizie e controperizie, confronti all'americana, esami antropometrici e culturali: Bruneri Ita i piedini, porta scarpe n. 41; Canella aveva il 44. Bruneri è alto 1,73, Canella misurava 1,77. La gente si accapigliava in piazza durante le soste del lavoro, facevano citazioni in latino, loro che appena sapevano compitare. -Ha scritto «vermis sun», invece che «vermis sum» gridava un omino ancora celebre per i suoi discorsi antifascisti, e fieramente brune.riano. Era stupefacente ascoltare quella gente parlare di Ardigò, Nietzsche, Graf, Ovidio, gli autori più studiati dal prof. Canella, senza sapere lontanamente chi fossero, ma solo perché l'Uomo di Collegno li aveva citati per provare di essere -il professore» veronese. Oppure affermare ch'era il torinese Bruneri, grossolano mentitore, perché scriveva avressimo. vadino. cospicuo. E al guardiano del cimitero che lo aveva sorpreso a rubare non aveva gridato, in piemontese: -Mónsù. ch'am rùina nen»? Si dimenticava la -quota novanta» che aveva rovinato l'economia risiera, i giornali passavano di mano in mano; si compiangeva la signora Giulia Canella che, periodicamente, a seconda degli umori dei giudici, ritornava vedova e partoriva un figlio, ma si compiangeva anche la signora Rosa Negro, moglie abbandonata con un figlio da Mario Bruneri, riconosciuto per tale non soltanto dalla moglie, ma da un fratello, dal figlioletto, da due sorelle e, infine, dall'amante Camilla Ghidini. Per alcuni versi fu un carnevale tragico, ma che tenne occupati gli italiani per quasi cinque anni. Il romanzo d'appendice offerto quotidianamente dai giornali era il -Lascia o raddoppia?» ed il -Musichiere» dell'epoca; la grande parata giudiziaria bruno-canelliana in quegli anni scatenava le passioni. • E' Bruneri, non c'è dubbio. I E' un modesto autodidatta, sostiene che Poliziano è un pittore confondendolo con Tiziano, ha la quinta elementare, come noi». -E' molto colto, scrive di filosofia, ha riconosciuto a Verona l'aula in cui insegnava: è Canella». -Che ne sai tu di filosofia?». -Almeno quanto te». Bruneri-Cai nella, ogni giorno ed ogni sera ; cosi, fin quasi a venire alle I mani. Durante la veglia nelle ' stalle, a quel tempo usavano I ancora, la gente leggeva i re1 soconti dei cronisti giudiziari con religione. Alcuni imparaI vano a memoria brani dell'e: loquenza di Francesco CarneI lutti, e di Roberto Farinacci, I che difendevano la famiglia Canella. I Ricordo un uomo che, quasi 1 ognisera, recitava su invito un ! brano dell'arringa di Carne! lutti: «Voi giudici avete in ma| no non la spada della giustizia, ma il sigillo di un sepolcro. ; La sentenza di Torino (5 no| vembre 1928) ha fatto di questa donna la concubina di una | canaglia, dei suoi figli due ba' stardi». Alla perorazione, sempre più enfatica, tacevano I commossi anche i bruneriani, i quali si ribellavano subito quando lo stesso ripetitore cii tava frasi di Farinacci che si i richiamava a Penelope ed alla | sua decennale attesa di Ulisse. Urla contro Farinacci (modesta vendetta antifascista), I risate alla citazione di Pene! lopeed Ulisse, di cui sentivano parlare per la prima volta. La ' conclusione avvenne nella I primavera del 1931. dopo un I processo d'appello a Firenze, che aveva ribattuto la tesi del I simulatore Bruneri, e la senI tenza della Cassazione, drammatica, specchio fedele dello stato d'animo degli italiani di allora. Ivoti dei giudici furono sette per Bruneri, sette per Canella. La sorte dell'Uomo di Collegno e di due famiglie era nelle mani del presidente d'Ameglio. Chiese tre giorni per meditare. -Non le concedo nemmeno un'ora», gli gridò al telefono il ministro Guardasigilli Rocco: «Chiudiamo questa buffonata». Al fascismo il caso Bruneri-Canella non serviva più, nel 1931 la grande crisi economica mondiale era in parte superata. Mussolini si sentiva saldo in sella. Il presidente d'Ameglio abbassò il capo e pronunciò: Bruneri. L'Uomo di Collegno andò a scontare un po'di carcere a Pallanza e Giulia Canella. tornata definitivamente vedova, lo attese. Partirono nel 1933. sul Conte Biancamano. per il Brasile, dove il padre della signora Giulia aveva ammassato una cospicua fortuna. L'Uomo di Collegno morì nel 1941 di cancrena diabetica. L'Italia era in guerra, nessuno si avvide della sua scomparsa. Soltanto l'impiegato all'anagrafe di Torino scrisse -deceduto» accanto al nome di Mario Bruneri. Francesco Rosso