Jacocca, « licenziato d'oro » della Ford è diventato il presidente della Chrysler di Ennio Caretto

Jacocca, « licenziato d'oro » della Ford è diventato il presidente della Chrysler II manager italo-americano, definito uomo dei miracoli nell'industria dell'auto Jacocca, « licenziato d'oro » della Ford è diventato il presidente della Chrysler DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Dal 14 luglio, quando fu licenziato dalla Ford con una buonuscita di due milioni di dollari (un miliardo e 600 milioni di lire) all'altro ieri, quando è stato assunto dalla Chrysler, Lee Jacocca ha ricevuto settantacinque offerte di lavoro. Le più prestigiose aziende degli Stati Uniti si sono contese questo manager di origine italiana a colpi di stipendi favolosi, partecipazione agli utili, pacchetti azionari e poteri illimitati. Se Jacocca ha scelto la Chrysler non è tanto perché gli ha fatto le migliori condizioni, ma perché le automobili sono state la sua vita e perché, come egli dice, deve regolare i conti con la Ford». Il compito che attende il neo presidente della terza casa automobilistica degli Stati Uniti (dopo la General Motors e la stessa Ford) è impressionante. Nei primi tre trimestri di quest'anno la Chrysler ha accusato un deficit di quasi 250 milioni di dollari, duemila miliardi di lire. Il sostanzioso profitto del '77 è stato cancellato dagli investimenti nelle vetture più economiche, dal declino della produzione e dalla caduta delle vendite. Ritiratasi all'inizio dell'anno dall'Europa, dove era penetrata dopo l'accordo con la Sinica, la Chrysler ha corso il rischio di perdere anche buona parte del mercato americano. Ma Jacocca è l'uomo dei miracoli. Nel decennio trascorso alla presidenza della Ford, ha rivoluzionato l'industria automobilistica degli Stati Uniti. Con la Pinto ha aperto la porta alle piccole e medie cilindrate, e con la Mustang si è assicurato il monopolio dei modelli sportivi e gran turismo. Ha creato inoltre la miglior rete e i migliori sistemi di vendita del mondo. Dicono alla Chrysler: -Jacocca possiede azioni della Ford per tre milioni e mezzo di dollari. Siamo disposti a dargliene di più nel prossimo decennio, a patto che ci salvi». Il manager miliardario ha posto una sola condizione: il tempo necessario per una ristrutturazione radicale. Probabilmente, Henry Ford II adesso rimpiange di averlo licenziato. L'autocratico magnate, che con la sua famiglia e le sue società controlla il 40% dei voti azionari, non ha mai spiegato i motivi del provvedimento. Lee Jacocca era alla Ford da trentadue anni, vi aveva fatto ingresso giovanissimo, godeva di popolarità e prestigio enormi. A Detroit si è parlato di contrasti professionali e personali tra il manager e il «padrone», alimentati dall'intrusione di Kathleen Du Ross, la modella che da qualche anno è compagna di Henry Ford II. Ma Jacocca, che era appoggiato da quasi tutti i dirigenti, smentisce seccamente. -Quella dei Ford è una dinastia — afferma — non governa, regna. Sotto di essa, nessun ministro è eterno. Quando uccumula potere, è meglio sbarazzarsene». Per andare alla Chrysler, Jacocca ha rinunciato a oltre metà della buonuscita della Ford, come previsto in una clausola s]iU'*attivÌtà concorrenziale». Essa non preoccupa né il cinquantatreenne italo-americano né l'azienda. -Il nostro obiettivo — asseriscono i portavoce — è proprio l'aggancio delle altre case». Chi conosce Jacocca giura che ci riuscirà. Nella sua vita, i questo figlio di meridionali I emigrati ad Allentown, in Pennsylvania, non ha fallito un solo bersaglio. Voleva laurearsi ad una Business School j a 23 anni e lo ha fatto a 22: di- < ventare vice presidente della Ford a 40 e lo è diventato a 39. | •Il mio lavoro mi ha sempre i appassionato — spiega Jacoc- I ca — nessuna industria è cosi ; dinamica, cambia così in fret- | ta come quella automobili- : sfica». Lee Jacocca ha fama di aggressività e durezza verso i collaboratori e dipendenti, e ! di straordinaria intuizione dei gusti del mercato. -In '■ realtà — dichiara — faccio molto affidamento sulle iniziative e sulle informazioni ì dei miei sottoposti». Gran conoscitore di uomini, estremamente leale con l'azienda, ha i avuto la massima soddisfazio- ! ne, dice, al suo licenziamento, quando la potente Ford Dealer Alleance, l'associazione dei 1 rivenditori Ford, è insorta in I sua difesa. -Sono sempre stato razionale nelle mie decisio| ni — sostiene Lee Jacocca — e i nel produrre le vetture ho cer| cato di seguire due principi: affidabilità e romanticismo». Legato all'Italia, devoto alla famiglia con cui divide tutto il i tempo libero, il «re dei mana| ger» degli Stati Uniti ha im1 parato dal mondo degli affari onestà e pragmatismo. Urbano ed elegante, di vaste letture ed interessi, si è sempre attenuto alla più rigorosa correttezza nella gestione della I Ford. All'apice dei loro sconI tri. Henry Ford II lo sottopose | segretamente ad un'inchie' sta. -Lee è pulito», fu la risposta conclusiva degli investigaj tori. Né scandali pubblici né scandali privati hanno turbai to le sue giornate, divise tra i jet aziendali, la casa di De' troit. la villa in Florida e il | Walldorf Astoria di New York. Alla Chrysler, Jacocca avrà al suo fianco come massimo dirigente del consiglio d'amministrazione John Ricardo, un altro supermanager di origine italiana. A differenza di Eugene Cafiero, l'ex presidente che resterà in posizione subordinata nell'azienda. Ricardo, che dal '75 è il leader operativo della Casa, conserverà le sue mansioni. A chi gli chiede se riuscirà a lavorare bene con Jacocca egli risponde di non nutrire dubbi. -Lee ed io guideremo il rinnovamento della Chrysler — dichiara — e plasmeremo la sua strategia». E aggiunge: -L'intesa dovrebbe essere perfetta. Veniamo dalle stesse parti, abbiamo lo stesso spirito di corpo, percorriamo strade quasi identiche». Ennio Caretto lxc Jacocca, un manager che tutti vogliono