Perché molti giovani rispondono negativamente alle offerte di lavoro dell'Ufficio di collocamento? di Giuseppe Fedi

Perché molti giovani rispondono negativamente alle offerte di lavoro dell'Ufficio di collocamento? La difficile applicazione della legge sull'occupazione giovanile Perché molti giovani rispondono negativamente alle offerte di lavoro dell'Ufficio di collocamento? A Roma ci sono quasi 63 mila giovani senza occupazione: eppure di fronte a 296 posti messi a disposizione dal Comune hanno risposto soltanto in 67 - Su 777 persone convocate negli ultimi tre mesi dall'Ufficio del lavoro se ne sono presentate soltanto 370 - Incarichi a tempo determinato (un anno) - Retribuzioni di 180-200 mila lire ROMA — L'avviso è stringato, il tono burocratico è quello dei bandi di concorso. Presso la sezione di collocamento del capoluogo — informa una nota dell'Ufficio provinciale del lavoro di Roma — sono disponibili i seguenti posti per le corrispondenti qualifiche in attuazione dei progetti specifici previsti dalla legge 285/77: tre operatori musei, 22 operatori biblioteche, 32 assistenti sociali, 14 infermieri generici, due modellatori plasticatori, otto fisioterapisti, 20 assistenti sanitari, otto logoterapisti, cento maestri dello sport, 12 assistenti alla riabilitazione e un marmista. I giovani interessati — conclude il comunicato — sono pregati di presentarsi sollecitamente agli appositi sportelli della suddetta sezione di collocamento». Ci rechiamo all'ufficio indicato scoprendo che all'invito hanno risposto solo 67 giovani: tante offerte e poche adesioni, meno di un quarto rispetto ai 296 posti disponibili. Indaghiamo più a fondo e nel fdro di pochi minuti accertiamo che su 777 persone convocate negli ultimi tre mesi dall'Ufficio di collocamento, sezione speciale occupazione giovanile, se ne sono presentate appena 370. Nasce un interrogativo assurdo, smentito da una realtà del tutto diversa: la mancanza di lavoro a Roma, stando a questi dati, è una favola. Le possibilità d'inserimento non mancano: è la gente cne non ha voglia di lavorare o di fare il «tirocinio» solo per un anno, come prescrive la legge, accettando magari una proposta del Comune. Poi salta fuori che nelle «liste speciali» si iscrivono ogni 24 ore sessanta giovani, con punte massime di centoventi. Le ragioni di una situazione tanto paradossale sono altre e ben più profonde. Semplificando al massimo possiamo dire che i motivi dell'attuale crisi delle liste giovanili sono innanzitutto due: il lavoro nero e il pessimo funzionamento delle poste. Dietro al primo si nascondono molti dei «no», specie quelli degli ammogliati. Chi è sposato deve già avere un lavoro, magari senza assistenza, ma tale da consentirgli in qualche modo di tirare avanti. Molti, pertanto, preferiscono mantenersi quest'attività, piuttosto che abbandonarla per un incarico a tempo determinato. con il rischio di trovarsi, nel giro di un anno, senza l'uno e senza l'altro. Il disservizio postale: l'ufficio di collocamento invia le convocazioni tramite raccomandata. Morale: agli sportelli in via Appia Nuova si presentano con una certa frequenza persone con una chiamata che risale anche a due mesi prima. Per ovviare all'inconveniente i dirigenti dell'ufficio hanno pensato di rivolgersi all'agenzia .Romana recapiti», ma i risultati sono stati tutt'altro che confortanti. .1 postini dell'agenzia — confessa il direttore generale dell'ufficio del lavoro Bartolomeo — non vanno oltre il raccordo anulare, inoltre, se non trovano a casa il destinatario, cosa che accade assai spesso, ci restituiscono la lettera che dobbiamo così inoltrare per via ordinaria». Torniamo alle cifre dei posti di lavoro offerti dal Comune. A giudicarle, non esistono a Roma maestri di sport (nessuna delle 100 richieste è stata accolta), fisioterapisti e assistenti sanitari. «La verità — spiega Bartolomeo — è che in questi casi il mercato privato è tale da riuscire ad assorbire perfettamente la domanda. Prendiamo l'esempio dei maestri dello sport: la maggior parte escono dall'Isef, dopo selezioni accurate e con una preparazione di prim'ordine. Sono richiestissimi, le scuole se li contendono, non hanno alcun problema di inserimento. Inoltre, non va dimenticato, come nel caso delle recenti richieste del Comune, che a questi giovani si offre di lavorare mezza giornata, per un periodo limitato e uno stipendio che non supera le 180-200 mila lire al mese». Ci si chiede che cosa debba fare il Comune per ottenere lavoratori specializzati. .Siamo obbligati a servirci dell'Ufficio di collocamento» — ricorda l'assessore all'industria e al lavoro, Olivio Mancini —. Non abbiamo altra scelta. Il problema potrebbe essere risolto superando l'ostacolo del titolo di studio riconosciuto legalmente. Ci possono essere infatti studenti, magari all'ultimo anno del corso di laurea, in possesso però di una specializzazione che a noi serve. L'Ufficio di collocamento non sempre è a conoscenza di tale specializzazione, cosi si limita a vedere il titolo di studio finale e non pensa a quel giovane che ad esempio ha concluso il suo studio con una tesi in sociologia, quando noi gli chiediamo un assistente sociale». Ciò non può bastare: occorre modificare — come hanno chiesto recentemente sindacati e amministratori al ministero del Lavoro — la concezione assistenziale della legge sull'occupazione giovanile. .E vanno riviste — dice Bartolomeo — anche le "penali " per chi rinuncia all'incarico». Attualmente, se uno rifiuta il lavoro che gli viene offerto, resta in fondo alla lista di attesa per due mesi; poi, tutto per lui ritorna normale. Ecco che c'è chi non si preoccupa troppo di un eventuale «no»: a breve distanza di tempo può presentarsi un'occasione migliore, un posto più sicuro e redditizio. Resta il quadro allarmante della disoccupazione giovanile a Roma. Una statistica aggiornata al 30 giugno informa che nella provincia vi sono 62.779 giovani senza lavoro (32.212 uomini c 30.567 donne). La realtà produttiva della capitale non offre valide alternative. „. „ Giuseppe Fedi

Persone citate: Mancini

Luoghi citati: Roma