Vanno a ritirare i soldi dell'estorsione e finiscono nella trappola della polizia

Vanno a ritirare i soldi dell'estorsione e finiscono nella trappola della polizia "Paga una tangente di 10 milioni o faremo saltare in aria il tuo bar,, Vanno a ritirare i soldi dell'estorsione e finiscono nella trappola della polizia La vittima si è rivolta alla "mobile,, che ha arrestato i giovanissimi ricattatori - La questura: "Non è il vero racket, ma una delle tante bande in circolazione. A ogni cedimento si rafforzano: bisogna aver coraggio e «denunciarle,, La prima telefonata non lasciava dubbi: «Se vuoi continuare a lavorare nel tuo bar, devi darci 10 milioni. In fretta. Altrimenti saranno grossi guai». Il giorno dopo, la seconda telefonata: «Pronti i soldi? Come, hai difficoltà? Attento. Un po'di dinamite davanti alla saracinesca del tuo negozio e cambierai idea». Giuseppe Gaido, 39 anni, titolare del bar di via Sanso vino 106 ha capito che l'anonimo non scherzava. Ha sofferto una intera settimana, ogni giorno una telefonata, sempre nuove minacce. Poi si è rivolto alla polizia. L'altra sera è scattata la trappola: è andato all'appuntamento per versare una parte del denaro, ma la zona era circondata dagli agenti della «mobile». I ricattatori, tre giovani, dei quali due minorenni, sono stati arrestati. Salvatore Cascio, via Cottolengo 25, ha vent'anni; Giuseppe P„ diciassette anni e Claudio M„ sedici. Il primo già noto in questura per furti, gli altri due, i minori, incensurati. Tutto era cominciato una quindicina di giorni prima. Alle telefonate minacciose: .Paga o il locale salterà in aria», il Gaido ha cercato di far capire che la cifra richiesta per lui era impossibile. E' seguita, nei giorni successivi, una lunga «contrattazione» in cui si alternavano concessioni e intimidazioni: .Sei un poveretto, ci accontentiamo di 5 milioni. Ma entro due giorni». Poi i ricattatori, voci giovani, aspre, hanno accettato un pagamento rateale: «Per venirti incontro, ci accontentiamo di 300 mila lire alla settimana. Paga, e non sentirai più parlare di noi. Inoltre il tuo negozio sarà al sicuro, nessuno oserà avvicinarsi ! con cattive intenzioni. Noi ti proteggeremo». Quando si è presentato in questura, Giuseppe Gaido era incerto. I funzionari, Sassi e Pappalardo, non senza difficoltà lo hanno convinto a raccontare tutto. .Ho paura — ha ammesso —. Non so più cosa fare. Una cosa è certa: non ho tanto denaro, non posso pagare quella cifra». Martedì mattina, l'ennesima telefonata. Arrogante come tutte le altre: «Abbiamo atteso persin troppo: adesso paghi oppure per te è finita». I ricattatori hanno dato precise e minuziose istruzioni: alle 22 il Gaido doveva andare in via Giulio, all'angolo con via Consolata, i soldi avvolti in un giornale doveva riporti in un preciso cestino dell'immondìzia sulla ria. Poi al¬ lontanarsi in fretta, senza voltarsi indietro. La scorsa sera, alle 22 in punto, Giuseppe Gaido si è presentato all'appuntamento. La zona era circondata da agenti e funzionari, la rete era tesa. Tutto si è svolto in pochi minuti. Il Gaido ha riposto i soldi, si è allontanato. Sono comparsi i tre ragazzi, hanno preso il pacco e sono corsi via. Breve inseguimento, il dottor Sassi ha esploso alcuni colpi di pistola in aria. I tre sono stati acciuffati. Chi sono? .Una banda di ladruncoli — commenta il dottor Persini, capo della mobile —. Tre ragazzi che dopo una serie di furtarelli hanno tentato il "colpo" grosso. Se il Gaido non ci avesse segnalato l'estorsione, ma avesse pagato, i tre avrebbero immediatamente tentato un nuovo colpo, ai danni di un altro commerciante della zona. Perché novantanove volte su cento le bande di ricattatori sono formate proprio da questi piccoli delinquenti Si rafforzano, si organizzano nella misura in cui trovano commercianti e negozianti disposti a pagare: finché il vero "racket", la mafia, fiuta il buon affare e si impadronisce del mercato. E allora sono guai grossi per tutti». Ezio Mas e a ri no I tre ricattatori arrestati: Salvatore Cascio e i complici Claudio e Giuseppe