Lo stipendio del monsignore di Lamberto Furno

Lo stipendio del monsignore I livelli retributivi nello Stato del Vaticano Lo stipendio del monsignore Le retribuzioni minime della Santa Sede sono sulle 400 mila lire - Un segretario di Congregazione guadagna sul mezzo milione - Il «piatto cardinalizio» (cioè la paga) è di un massimo di 850-900 mila lire - I compensi più elevati sono quelli dell'Osservatore Romano CITTA' DEL VATICANO —Tre belle sorprese dovute a Papa Wojtyla hanno sostituito il sorriso al serpeggiante mugugno dei tremila dipendenti vaticani, ecclesiastici e laici. La prima è la gratifica, di trecentomila lire uguale per tutti, dal netturbino al decano del S. Collegio, concessa da Giovanni Paolo II per festeggiare la propria elezione e riconoscere il superlavoro del personale durante e dopo il Conclave. La seconda sorpresa è il lungo «ponte» dal 1 al 5 novembre, che fa del piccolo Stato papale la sola oasi felice della penisola, dopo l'abolizione in Italia delle festività infrasettimanali. La terza sorpresa è l'avvenuta conferma di tutti i cardinali-ministri alla guida dei dicasteri della S. Sede (Sacre Congregazioni), tranne lo statunitense card. John Wright. 69 anni, purtroppo immobilizzato da una infermità. Le conferme, come in qualsiasi burocrazia, erano attese fra speranze e timori, e sono state perciò apprezzate anche se Papa Wojtyla ha scelto la insolita forma di renderle im¬ pl'pculacaazoelpnPstpgpI cvn3I Wj pbstaEdlt plicite, facendo citare sull'«Osservatore Romano» le precedenti cariche di ciascun capo-dicastero ricevuto in udienza. E' in corso una sottile esegesi interpretativa. Per alcuni, i cardinali sarebbero confermati «tout court'-, per altri, in via temporanea, per altri ancora, sino alla scadenza quinquennale delle cariche o al compimento dei 75 anni, età della pensione, secondo la legge di Paolo VI. Non è detto, però, che queste norme restino valide anche con il nuovo Papa che, fonte di legge egli stesso, può disporre come ritiene opportuno. Soprattutto la gratifica e il ponte «quinque dies» (cinque giorni) sono giunti graditi al personale specie prelatizio, I che fra ottobre e i primi di novembre andava per tradizione, «ad aquaS'. La somma di 300.000 lire concessa da Papa I Wojtyla è una conferma, sia j pure parziale, per esigenze di bilancio, del classico doppio stipendio assegnato alla morte di un papa e nuovamente alla elezione del successore. Essa rappresenta quasi un doppio stipendio medio per l'operaio o il piccolo impiegato, mentre per i gradi più alti sfiora i due terzi del compenso mensile. Al netto, la retribuzione minima in Vaticano è sulle 400 mila lire cosi composta: stipendio base 110-120 mila lire. 250.000 lire di contingenza, in gran parte conglobata, scatti biennali sulle ottomila lire, assegni di 13 mila lire per la moglie e 17 mila per ogni figlio (questo per i laici). La contingenza, identica per tutti, è calcolata ogni sei mesi sulla base di mille lire ogni punto di aumento del costo della vita in Italia. Per i funzionari o prelati (ad esempio, un monsignore segretario di congregazione) lo stipendio va dalle 500 alle 550 mila lire, tutto compreso, sino al massimo di 850-900 mila per il «piatto cardinalizio» spettante a ciascun porporato. Con il meccanismo della contingenza, le retribuzioni si livellano verso l'alto, a vantaggio dei dipendenti modesti, secondo un principio, introdotto da Papa Giovanni, che volle gli aumenti soprattutto per le mansioni più umili. Al card. Domenico Tardini, che gli proponeva minime percentuali di aumento, un giorno disse: «Eminenza, io voglio stipendi per far bollire la "pignatta"' (cioè la pentola). I compensi più elevati si hanno all'«Osservatore Romano», anche se inferiori agli analoghi contratti italiani. I tipografi hanno una specie di commissione interna a surrogare il sindacato che fra le mura leonine è vietato con l'iscrizione ad «associazioni o partiti politici contrari alla dottrina e alla disciplina cella Chiesa' (art. 16 del Regolamento generale per il personale, 1 luglio 1969). Malgrado ciò la pressione sindacale si fa sentire e nel '71 Paolo VI, per prevenire complicazioni, istituì un apposito «Ufficio per i rapporti con il personale» diretto — precisa il decreto — «da un ecclesiastico e da un laico». Se gli stipendi non sono molto alti, chi lavora in Vaticano ha alcuni vantaggi. Per esempio i pochi dipendenti «cittadini vaticani» non pagano tasse, godono gratis di alloggio, luce, acqua, telefono, gas perché vivono in uno Stato, sotto questo profilo «collettivista», dove la proprietà privata non esiste. Per i 2500 dipendenti che sono, invece, «cittadini italiani» è prevista l'esenzione tributaria sulle somme guadagnate in Vaticano, a norma del Trattato lateranense. Però, devono pagare spesso fitti italiani poiché gli alloggi della S. Sede in Roma, con canoni più bassi non bastano. Anche ! le altre spese correnti sono a i loro carico. Un beneficio coi mune a tutto il personale è l'accesso per gli acquisti all'Annona Vaticana che ha prezzi più accessibili mentre la benzina costa trecento lire j il litro. Chi va in pensione può scei gliele fra due sistemi: se ! prende la liquidazione, riceve i un assegno mensile pari alj l'ottanta per cento dell'ultimo ■ stipendio: se rinuncia alla 11! quidazione, ha diritto alla ; pensione completa che equiI vale allo stipendio finale. I pensionati vaticani sono un migliaio e. a giudicare dalla loro assidua presenza sotto il Cupolone, si direbbe che a spingerli è un'acuta nostalgia. «Servire il Papa», è anche una vocazione. Lamberto Furno

Persone citate: Domenico Tardini, Giovanni Paolo Ii, John Wright, Paolo Vi, Papa Giovanni, Papa Wojtyla, Wojtyla

Luoghi citati: Italia, Roma