Delegazione della Cee a Pechino Più saldi i rapporti economici di Renato Proni

Delegazione della Cee a Pechino Più saldi i rapporti economici Guidata da Haf erkamp, dopo l'accordo dell'aprile scorso Delegazione della Cee a Pechino Più saldi i rapporti economici DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — La più importante delegazione politicocommerciale della Cee, capeggiata dal vicepresidente per gli Affari esterni della Commissione europea Haferkamp, è partita ieri alla volta di Pechino. E' la prima visita ufficiale dopo la firma dell'accordo quadro tra la Cina e la Comunità europea dell'aprile 1978. La delegazione comprende il presidente della Confederazione europea dei datori di lavoro, Provost, il vicepresidente della Confederazione dei sindacati europei, Spit, imprenditori come Beltrami (Olivetti), De Bruyne (Rovai Dutch), Lambert (del gruppo bancario omonimo), il presidente della Breda Ansaldo e altri. Secondo il quotidiano americano edito in Europa, International Herald Tribune, questo viaggio potrebbe « condurre a una visita del presidente cinese in questo stesso anno in Europa Occidentale: Parigi, Roma e la capitale del Mercato Comune, Bruxelles ». Nei nove giorni di soggiorno in Cina, la delegazione della Cee s'incontrerà con il vice-primo ministro e ministro per il commercio estero Li Kiang ed altri esponenti del governo cinese. I colloqui cercheranno di dare un contenuto all'accordo quadro Cee-Cina ed è di buon auspicio la recente affermazione di Li Kiang: « Gli scambi esterni della Cina registreranno uno sviluppo spettacolare nei prossimi anni ». La Cina guarda all'Europa, subito dopo il Giappone suo partner tradizionale negli scambi, come grande socio commerciale. Da tempo non nasconde le sue simpatie politiche per la Comunità europea, anche come blocco visto in funzione antisovietica, e persino per la Nato. L'Europa ha risposto favorevolmente all'approccio di Pechino tanto che l'accordo Cee-Cina è stato firmato dopo brevi negoziati mentre le discussioni con il Comecon (il Mercato comune capeggiato da Mosca) sono bloccate. Nel 1977 la Cina ha venduto alla Cee prodotti agricoli e materie prime per 800 miliardi di lire e ha comperato macchinari e tecnologie per 700 miliardi di lire. Non è un gran volume di affari rispetto al recente accordo cino-giapponese che prevede scambi commerciali per 16 mila miliardi di lire in otto anni. V Europa, concedendo condizioni liberali per le importazioni cinesi e ricevendo in cambio la promessa di favorire V acquisto di merci Cee, spera di aumentare nel giro di alcuni anni il suo volume di affari con Pechino, se si riusciranno a risolvere alcuni problemi. Il commercio estero cinese attualmente rappresenta il 20 per cento del prodotto lordo della Cina, ma l'accento posto dai nuovi leaders di Pechino sulla ripresa dell'attività economica non lascia dubbi die questa percentuale è destinata ad aumentare notevolmente. Per accrescere il volume degli scambi Cee-Cina, sì deve affrontare il problema del pagamento da parte cinese delle importazioni comunitarie. La Cina in passato non ha mai accettato di contrarre debiti con le banche occidentali, anche se ultimamente si sono notati sintomi di un cambiamento in questa rigida posizione. Se vorrà accrescere il suo commercio con l'Europa, la Cina sarà costretta, secondo gli esperti, ad indebitarsi, in una forma o nell'altra, con l'Occidente. Naturalmente la Cina potrà aumentare le sue esportazioni di materie prime: la sua produzione petrolifera nel '75 era già di 75 milioni dì tonnellate e si ritiene che possa essere considerevolmente aumentata con lo sfruttamento dei giacimenti off-shore. Potrebbe esportarne, una volta soddisfatti i suoi bisogni interni. C'è anche chi. in Europa, vuole procedere con cautela nel rafforzare l'economia cinese, non per ragioni politiche ma. per motivi di futura concorrenza. Qualcuno si chiede: « E se domani la Cina diventasse una superHong Kong e invadesse i mercati europei con prodotti industriali a basso contenuto tecnologico? ». Per il momento prevalgono sia a Pechino che nelle capitali europee le tesi favorevoli all'aumento degli scambi commerciali (mentre resta sospesa la questione della vendita di armi moderne dai Paesi della Nato alla Cina). La visita di Haferkamp e della sua delegazione rappresenta il primo passo verso una nuova fase dei rapporti CeeCina, che dovrebbero dare i loro frutti tra non molto. Renato Proni

Persone citate: Beltrami, De Bruyne, Lambert, Olivetti, Rovai Dutch