Il "Moncalvo,, e la bela Rôsin di scena nel Palio dei somari

Il "Moncalvo,, e la bela Rôsin di scena nel Palio dei somari Con un corteo storico un paese rivive il suo passato Il "Moncalvo,, e la bela Rôsin di scena nel Palio dei somari La corsa "ragliante" è stata vinta da Linda, guidata da Paolo Gallo, seguita da Amanda Lear - Gran folla a Moncalvo per il pittoresco spettacolo in costume DAL NOSTRO INVIATO MONCALVO — Prendete il pomeriggio di una domenica colorata d'autunno, aggiungete una scampagnata tra le colline del Monferrato: mescolate il tutto in una visita a Moncalvo, regno del bollito e della buona cucina, dove la gente riesce ancora ad impazzire per il « Palio ragliante », una corsa di somari ricca di colpi di scena. La campagna è una miniera di sorprese: basta grattare in superficie per scoprire i filoni di un mondo che la città comincia ad invidiare. Somari e rioni, personaggi e costumi. Quello che conta è I Quadro d'insieme: le stradine addobbate, le notti spese a cucire abiti e a ricamare bandiere, i carri preparati in gran segreto dietro ai portoni sprangati dei cortili. E poi il paese suddiviso in ben tredici rioni (uno formato addirittura da tre sole cascine), le gelosie, gli aspri litigi per stabilire l'ordine di partenza del corteo. Il rigoroso rispetto del dialetto nell'indicare il nome dei borghi: l'« Arcius », il Rinchiuso, il più bellicoso, arroccato tra le sue vecchie case, ma anche tanto balordo da promettere « na man ad pateli », un sacco di botte a tutti, se non fosse riuscito a vincere il palio. La « Fraeia », strada del centro lastricata di pietre, abbellita da edifici di antica architettura e la « lea », la via che s'allunga verso la periferia. E i personaggi del corteo: la « Bela Rusin », Rosa Vercellana, che sotto il pergolato della casa, ancora visibile in via Ferraris fece innamorare il re, Vittorio Emanuele, che ieri l'ha accompagnata tra gli applausi in divisa da cacciatore. Un ritratto di paese offerto al turista di città. Lunghe file di auto e pullman, le strade piene di gente, affollate anche le mostre dell'ultimo « maestro » del ferro battuto, Mario Graziano e del pittore Salvadeo. Ma la festa è esplosa nel pomeriggio: un corteo con una trentina di carri allegorici e centinaia di figuranti. II paese si è stretto intorno alle sue tradizioni, la gente si è ritrovata a sfilare in co- stume per le strade in cui è abituata a vedersi tutti i giorni, quando va al lavoro o a fare la spesa. Due ragazzi vestiti da somari aprono il corteo. Pochi metri e subito applausi. Si fanno i complimenti alla Pro loco e i commenti lasciano trapelare una punta d'orgoglio: l'attaccamento al campanile fa dire che Moncalvo passa davanti agli altri paesi, che un altr'anno questo palio sarà ancora più bello. La sfilata è una pioggia di idee. Mentre su un carro Guglielmo Caccia, «il Moncalvo», il famoso pittore vissuto tra il Cinque e il Seicento, ritrae una nobildonna, Bacco fa il bagno nudo in una bigoncia colma d'uva. Sfilano le fioraie e le ortolane, lo spe- ziale e l'usuraio, quindi il «Si- gnore» del Dazio, intento a ri- ! scuotere le imposte con il gabelliere. E poi le scene di vita contadina. Sfilano gli agricoltori con gli abiti di tutti i giorni, le camicie a quadri e i cappelloni sporchi di verderame. Gli oggetti della casa e gli arnesi da lavoro: la campagna che è rimasta fedele a se stessa, che non ha bisogno di recitare per strappare applausi. I carri dedicati al ballo sull'aia e alla filatura della lana, al momento culminante della vendemmia con il contadino che pigia l'uva a piedi nudi nella bigoncia. E il palio? Lo hanno corso i tredici somari, suddivisi in tre batterie, montati da fantini decisi a vender cara la pelle. La pista è in piazza Carlo Alberto: due giri tra una folla vociante che le transenne non riescono a contenere. Gli asi- ni sono schierati al canapo di partenza ma c'è un colpo di scena: il giudice di gara Zanello intima al fantino della «Fracia» di cambiare le scarpe per non infierire sull'animale. Grida e battibecchi: il canapo si abbassa e dal pubblico partono le prime risate. Due somari non ne vogliono sapere: uno scalpita e si pianta in mezzo alla pista, l'altro si mette a tirar calci e in quattro e quattr'otto manda a gambe all'aria il fantino Paolo Moro che è costretto ad abbandonare. Si qualificano «Amanda Lear» del Dazio e il somaro della «Fracia». Seconda batteria in un baccano indescrivibile: si classificano nell'ordine Rinchiuso e Gessi. I tifosi esultano ma gli occhi del pubblico sono tutti puntati su Roberto, il piccolo fantino del borgo «Oramala» che piange in un angolo per non essere riuscito a qualificarsi. Mancano ancora due candidati alla finale: il somaro della Stazione fa i due giri di pista come un fulmine piazzandosi davanti al rivale della Piazza. Un momento di pausa in attesa della finale. La banda musicale, rinchiusa con i figuranti in uno spiazzo tra le transenne attacca il valzer di Strauss, ma dopo le prime note si sparge la voce che il somaro della Piazza è stato rapito. E' uno scherzo, ma c'è il tempo di far volare qualche ceffone. Per la finale partono in sei. Nel primo giro gli asini del Dazio, Rinchiuso e Gessi procedono appaiati poi quest'ultimo prende il sopravvento e taglia per primo il traguardo. Il vincitore è «Linda» magistralmente guidata dal fantino Paolo Gallo. Mauro Anselmo Moncalvo. Il vincitore Paolo Gallo mentre arriva al traguardo su «Linda» (S. Bosio)

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