Trovati sotterrati in due capsule 20 milioni del riscatto Trapani

Trovati sotterrati in due capsule 20 milioni del riscatto Trapani A Milano nel giardino dei genitori di Vallanzasca Trovati sotterrati in due capsule 20 milioni del riscatto Trapani MILANO — Ventun milioni del riscatto pagato per il sequestro di Emanuela Trapani, figlia sedicenne del « re dei cosmetici », sono stati recuperati dalla polizia nel pomeriggio di ieri. Verso le 15 di ieri Giacomo Marchesi, di 65 anni, milanese, custode di uno stabile in via Porpora 165, nel concimare una piccola aiuola situata nel cortile dello stesso stabile, ha trovato quattro tubi in ottone sotterrati sotto circa trenta centimetri di terra. Marchesi ha chiamato il « 113 » pensando che si trattasse di esplosivo; sono intervenuti gli agenti ed un artificiere il quale ha aperto i tubi di ottone, chiusi in parte con un coperchio a vite ed in parte con sugheri fermati con nastro adesivo: dentro i quattro contenitori, di circa tre centimetri di diametro e lunghi circa cinquanta centimetri, c'erano quat¬ trocentoventi banconote da cinquantamila lire suddivise in mazzette da venti; per un totale di ventun milioni di lire. Le banconote sono risultate tutte provenienti dal riscatto (prima richiesta 30 miliardi) di Emanuela Trapani. Nello stesso stabile di via Porpora abitano i genitori di Renato Vallanzasca, già processato e condannato quale responsabile del sequestro Trapani. La polizia sta cercando i coniugi Vallanzasca — che sono assenti da casa — per interrogarli in merito al ritrovamento. Emanuela Trapani era stata sequestrata il 14 dicembre mentre, su una Mini guidata dall'autista di famiglia. Luigi Cantoni, si stava recando a scuola. Sulla macchina si trovava anche la sorella minore, Roberta, di 11 anni. I banditi, quattro in tutto, avevano bloccato la vettura e co¬ stretto la ragazza a salire su una Bmw. Alla liberazione coinvolta in un presunto « romanzo d'amore » con il suo rapitore Renato Vallanzasca aveva detto: « Mi hanno trattata bene. Ho avuto contatti solo con due dei miei carcerieri. Uno aveva costantemente il volto coperto da un cappuccio. L'altro, un bel ragazzo biondo dagli occhi azzurri, era Renato Vallanzasca. Lo so perché me lo ha detto lui stesso. Quando si è accorto che il suo nome mi era sconosciuto, si è premurato di portarmi una raccolta di giornali con il suo curriculum e le sue foto. "Vedi — ha detto — a Milano mi conoscono tutti. Sono Renato il drogato. Ho tre ergastoli sulle spalle, ma se tu stai buona non ti succederà nulla. Questo è l'ultimo colpo che faccio. Con gli spiccioli della tua famiglia mi ritiro" ».

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