Il grande nemico dei turisti botteghe coi prezzi selvaggi

Il grande nemico dei turisti botteghe coi prezzi selvaggi In Riviera Paf f luenza degli italiani è costante ma c'è il pericolo che diminuisca Il grande nemico dei turisti botteghe coi prezzi selvaggi Troppi commercianti improvvisati tentano di guadagnare nei 3 o 4 mesi della stagione per tutto l'anno - Grattacieli senza parcheggi - Impianti sfruttati al 40 per cento DAL NOSTRO INVIATO FINALE LIGURE — I primi dati sono anche quest'anno positivi: gli stranieri sono regolarmente arrivati con la loro salutare valuta pregiata, e i soliti torinesi hanno fatto il tutto esaurito in quella fascia di Riviera da Savona a Laigueglia che sembra essere diventata una loro colonia quasi esclusiva. Evidentemente i mesi invernali hanno il potere di cancellare il ricordo di tutte quelle magagne che, puntualmente, si ripetono alla fine di ogni estate: mare e spiagge sporchi, prezzi da ladrocinio, mancanza di parcheggi. Non c'è niente da fare: i torinesi sono abitudinari e così superano qualsiasi disagio. Ma quanto potrà durare questo? Non c'è rischio che anche i «bogia nen» si stufino di essere spremuti come limoni e decidano di disertare queste zone belle e soprattutto comode? «Certamente abbiamo grossi problemi», ammette l'ing. Giancarlo Gorassino, presidente dell'Azienda di Soggiorno di Alassio e dell'Associazione italiana aziende di Turismo. «Stiamo vivendo di rendita del passato e della svalutazione della lira. Se la situazione monetaria si ribaltasse, tutti i problemi esploderebbero come bombe». I problemi sono, in linea di massima, comuni a tutte le località, ad Alassio come a Finale Ligure. Parliamo di prezzi e di capacità degli operatori turistici. «Siamo perfettamente coscienti che da parte di molti pubblici esercenti e commercianti c'è una grossa impreparazione di fondo», dice il sindaco di Finale, Enzo Bottino. «Ma fino a pochi anni fa non era prevista alcuna regolamentazione per la concessione delle licenze. Ci rendiamo anche conto che c'è chi ragiona solo in termini di speculazione immediata, ma non bisogna generalizzare. Esistono anche molti esercenti che fanno il loro mestiere di commerciante od operatore turistico con serietà e competenza». Anche il sindaco di Alassio, dott. Traiano Testa, ammette l'esistenza di un'«anarchia» nei prezzi: «Un etto di prosciutto crudo costa a Varigottì 400 lire in più che ad Alassio. La responsabilità è di un eccesso di polverizzazione degli esercizi», dice. «Alcune botteghe hanno clienti solo nei periodi di punta e vogliono guadagnare tanto da poter tirare avanti tutto l'anno. Operatori turistici non ci si improvvisa, occorre una mentalità che si acquisce con le generazioni. Qui ad Alassio, fortunatamente, il fenomeno dell'improvvisazione è limitato, perché siamo una stazione turistica ormai "storica", è invece più diffuso in quelle località che il turismo ha scoperto più di recente». Ma le pubbliche amministrazioni locali non possono fare nulla per porre un freno alla sconsideratezza di chi, con la propria miopia speculativa, danneggia gravemente il turismo della zona? «E' un problema per cui è necessario l'aiuto dei consumatori», dice Enzo Bottino. «Bar, ristoranti e pubblici esercizi in genere, sono obbligati a far conoscere al cliente i prezzi in anticipo e il pubblico deve esigere che venga rispettato questo suo diritto. Salvo rivolgersi all'autorità in caso di violazione delle tabelle. Per quanto riguarda i prodotti alimentari, invece, siamo assolutamente impotenti. Il prezzo controllato c'è solo per pane, latte e zucchero». E aggiunge l'ing. Gorassino: «Quello dei controlli dei prezzi è un problema nazionale. Se il governo non dota i Comuni di alcun potere di intervento, non c'è nulla da fare». Comuni e aziende di soggiorno sono «innocenti» anche per quanto riguarda mare e spiagge sporche (almeno nella maggioranza dei casi). «Il mare può sembrare sporco dal punto di vista visivo», spiega il sindaco di Finale, «Ma come inquinamento vero e proprio siamo nettamente al disotto del livello di guardia. Se poi le correnti o il vento ci portano gli scarichi delle navi o delle altre città noi non possiamo farci nulla. Il problema delle spiagge, invece, non è di nostra competenza. Gli arenili appartengono al demanio e noi non abbiamo su di essi alcun potere». A questo inconveniente, però, un rimedio dovrebbe giungere presto, perché dal primo gennaio 1979 le coste — salvo i grandi porti e le zone di interesse militare — dovrebbero diventare competenza delle Regioni che, a loro volta, potranno affidarle ai singoli Comuni. Di natura «storica» è anche il problema dei parcheggi. Spiega il sindaco di Finale: «Fino a pochi anni fa chi costruiva una casa non aveva alcun obbligo di provvedere anche allo spazio in cui gli inquilini potessero lasciare l'auto. Sono sorti condomini alti otto-dieci piani l'uno addosso all'altro, senza lasciare alcuno spazio libero. Adesso non sappiamo veramente più come fare». Precisa il suo collega di Alassio: «Durante l'in¬ verno questi problemi ovvia-1 mente non esistono. Per ade-1 guarsi alle necessità dei pe- \ riodi di punta bisognerebbe che la città avesse una ampiezza di quattro volte tanto. E' sempre il solito problema della stagionalità». Ed ecco il nodo chiave di tutte le stagioni di turismo stagionale (sia marine sia montane, sia estive sia invernali): i servizi — come appunto i parcheggi o la raccolta rifiuti o i vigili urbani — sono adeguati alla popolazione residente, assolutamente insufficienti quando il numero degli abitanti si moltiplica per dieci nei periodi di punta. Né può essere certo assunta I gente per l'estate e lasciata a casa in inverno. Dice l'ing. Gorassino: «Il turismo è un'industria che produce beni invisibili sfruttando gli impianti al 30-40 per cento. Solo nei tre o quattro mesi della stagione. In queste condizioni qualsiasi impresa diventa antieconomica e allora le soluzioni sono due: o ridurre a limiti insostenibili gli utili o aumentare fino a limiti anch'essi di rottura i prezzi. Gran parte dei problemi 1 sarebbero se si riuscissero a 1 sfruttare gli impianti almeno \ al settanta per cento. Per fare questo sono necessari finanziamenti pubblici, cosi come vengono concessi alle altre industrie. Non dimentichiamo, infatti, che la sola baia di Alassio e Laigueglia costituisce una impresa che "produI ce" oltre 20 miliardi all'anno di valuta pregiata. Anche gli enti locali devono far sentire la loro voce per avere un minimo di finanziamenti che consentano di creare quelle infrastrutture che attirerebbero clientela da tutta l'Europa per tutti i dodici mesi dell'anno». Giorgio Destefanis Lungo il "budello" di Alassio: due turiste scelgono la cartolina dell'estate 1978

Persone citate: Enzo Bottino, Giancarlo Gorassino, Giorgio Destefanis, Traiano Testa