Così Roma scopre le amnesie fiscali
Così Roma scopre le amnesie fiscali Dove sono i grossi contribuenti? Così Roma scopre le amnesie fiscali ROMA — Si preannunciano, forse, tempi meno felici per gli evasori fiscali della capitale, come risultato di un inizio di collaborazione fra il Comune e l'Ufficio distrettuale delle imposte dirette. Le due amministrazioni avrebbero dovuto, e già da molti anni, lavorare a contatto stretto nella lotta contro la «fuga» dalle tasse, ma così non è stato. Le precedenti giunte, in grande maggioranza democristiane, avevano evitato di affrontare il problema. L'amministrazione di sinistra ha cercato di impostare un discorso diverso, e giovedì scorso, in una riunione «al vertice» fra i rappresentanti dell'Ufficio distrettuale delle imposte e dell'assessorato ai tributi capitolino, è stato dato il via ad un accordo di collaborazione. Così all'inizio di luglio sul tavolo dell'assessore Vetere (pei) sono arrivate 42 cartelle dì evasori «sorteggiati»: avevano denunciato complessivamente poco più di un miliardo, l'Ufficio distrettuale gliene ha accertati tre e mezzo, ed il Comune per quindici di questi 42 contribuenti è stato capace di scoprire irregolarità per altri 222 milioni. Un particolare colpisce: l'assenza totale di grossi nomi fra di loro. In larghissima maggioranza i 42, dei quali nessuno è stato trovato in regola, sono personaggi sconosciuti Sin dall'autunno del '77 l'assessorato ai tributi aveva inviato al ministero delle Finanze una lista di 594 contribuenti, a cui il Comune aveva accertato, sulla base dell'imposta di famiglia (soppressa nel '73), un imponibile superiore ai 40 milioni annui, corredando il documento con le cifre relative all'imponibile accertato dal Comune, e con quelle della dichiarazione dei redditi del '74. Inoltre era stato inviato un secondo elenco, di 3447 nominativi di romani con un giro di affari superiore ai 100 milioni annui. Infine, c'era un terzo elenco, il più interessante: 116 casi di evasione fiscale, relativi ad accertamento di redditi non denunciati. Fra questi ci sono esempi da riportare. Nella schiera degli «smemorati», c'è un tale che, in causa con l'Atac (l'azienda di tranvie comunali) per ottenere un risarcimento, ha dimostrato di guadagnare 70 mila lire al giorno. In sede di dichiarazione dei redditi, però, l'imponibile annuo denunciato era di 2 milioni 900 mila lire. Un costruttore ha edificato 519 appartamevti di lusso e 25 palazzine con 274 appartamenti. Possiede un terzo di una società per azioni, ma nella dichiarazione dei redditi ha denunciato solamente il possesso di un'auto e di un appartamento, quello in cui abita. Sono esempi scelti a caso, e probabilmente sarebbe molto facile presentarne altri analoghi. Secondo calcoli per induzione dell'assessore Vetere le tasse non pagate dai cittadini non a reddito fisso ammonterebbero almeno a 10 mila miliardi. m. tos.
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