Dalla "base,, di via Gradoli le prove sulle tipografie Br di Silvana Mazzocchi

Dalla "base,, di via Gradoli le prove sulle tipografie Br Mentre si parla d'una spia anche al Viminale Dalla "base,, di via Gradoli le prove sulle tipografie Br Rivelati i nomi dei due testimoni arrestati: avrebbero visto volantini con la stella a cinque punte in una tipografia presso Montecitorio ROMA — L'inchiesta sull'assassinio di Aldo Moro sembra essere arrivata finalmente ad una svolta mentre un'indagine particolare e delicatissima punta all'individuazione degli infiltrati «insospettabili» di cui le Brigate rosse dispongono in alcuni uffici-chiave dell'apparato burocratico dello Stato, un'altra mira invece a scoprire le persone che hanno messo in atto il piano, dal 16 marzo — giorno del rapimento e della strage — fino al 9 maggio, data dell'assassinio di Moro. Nell'ambito della prima ci sono novità importanti: dai documenti trovati nella base brigatista di via Gradoli, gli inquirenti hanno tratto la certezza che i terroristi dispongano di spie e, secondo una notizia pubblicata da un quotidiano milanese, sarebbero perfino giunti ad identificare un personaggio «insospettabile» nell'ufficio di segreteria di un importante funzionario del Viminale. Per quanto riguarda la se¬ conda inchiesta sulla fase operativa dell'affare Moro, la svolta delle indagini l'avrebbe data la scoperta di una tipografia, il cui laboratorio sarebbe nei pressi di via del Corso, a due passi da Montecitorio. Alcuni impiegati avrebbero visto, durante i 55 giorni della prigionia di Aldo Moro, alcuni volantini con la stella a cinque punte, forse ancora da ciclostilare proprio nei locali della stamperia. I due tipografi, i fratelli Sesto e Cosimo Tofani, 40 anni il primo, 36 il secondo, si confidarono con un avvocato. Giovedì scorso sono stati arrestati per reticenza. L'ipotesi su come questa parte dell'indagine può aver preso il via è inedita e sconcertante: al numero «112» dell'inventario del materiale sequestrato in via Gradoli il 18 aprile scorso, c'è la prova che la «base» fu frequentata dai brigatisti fino allu. vigilia della sua scoperta. Vi è infatti verbalizzato il ritrovamento di due volantini ciclo- stilati con l'insegna delle Brigate rosse contenenti il comunicato n. 6 che i terroristi resero pubblico il 15 aprile. Il messaggio era il primo ultimatum e iniziava con le parole: «L'interrogatorio al prigioniero Aldo Moro è terminato...» e si concludeva con la condanna a morte del presidente della de. I volantini con i comunicati che i brigatisti fecero durante la «prigionia» di Moro venivano periodicamente ritrovati, immediatamente dopo il giorno della loro divulgazione, in numerose città italiane. Ma è indicativo che due esemplari fossero custoditi proprio in quell'archivio e quartier generale che era la base di via Gradoli. L'appartamento di via Gradoli ha funzionato anche in questo caso (così come è avvenuto per l'indagine sulle spie, infiltrate dai brigatisti nell'apparato burocratico) da inizio prezioso. Sesto e Cosimo Tofani sono nati a Langone Sabino presso Rieti, una zona entrata più di una volta nel mirino delle indagini sul caso Moro. A Guidonia, un paese vicino a Roma, dove da qualche tempo abita Cosimo Tofani, è stata rintracciata la moglie, ma dopo aver definito l'arresto del marito «una montatura» , si è chiusa nel silenzio. Durante la prossima settimana saranno interrogati i familiari e i più stretti collaboratori di Moro: è affidata a loro la conferma di un particolare che essi non potevano ignorare: e cioè se, come è emerso, nelle settimane immediatamente precedenti alla strage del 16 marzo, date le pesanti minacce ricevute dal presidente della de, Moro avesse deciso di cambiare percorso ogni mattina. Secondo le notizie trapelate da fonti vicine ai più stretti collaboratori di Moro, il passaggio in via Fani era divenuto più raro rispetto agli altri possibili. La decisione di sceglierlo per il 16 marzo fu presa solo alla vigilia dai due capi-scorta: per i carabinieri dal maresciallo Leonardi, l'uomo-ombra dello statista che viaggiava con lui sull'auto guidata dal milite Ricci; per la polizia da quello dei tre agenti che seguivano la vettura a bordo di un'Alfetta. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Guidonia, Rieti, Roma, Sesto