Brigatisti trasferiti dall'Asinara Nuove accuse contro il direttore

Brigatisti trasferiti dall'Asinara Nuove accuse contro il direttore Polemiche dichiarazioni dell'avvocato Arnaldi Brigatisti trasferiti dall'Asinara Nuove accuse contro il direttore PORTO TORRES — Novità dal «supercarcere» dell'Asinara. A quindici giorni dai noti incidenti, poco dopo la visita compiuta nel penitenziario da un gruppo di parlamentari, quattro detenuti sono stati destinati ad altre carceri « speciali » della Penisola: i brigatisti Paolo Maurizio Ferrari e Giorgio Semeria a Fossombrone, insieme con il presunto mafioso Giuseppe Ugone; un altro, Santino Stefanini, a Cuneo. Sul motivo del trasferimento viene mantenuto il massimo riserbo. Sembra tuttavia che i quattro siano stati condotti altrove perché ritenuti tra i più «turbolenti» durante le proteste del 19 agosto. Il provvedimento — secondo quanto è stato possibile apprendere — sarà probabilmente adottato nei prossimi giorni nei confronti di altri "eclusi- (Ansa) GENOVA — La notizia dei 'rasferimenti non coglie di •sorpresa l'avvocato Edoardo Arnaldi, difensore di una delina di detenuti all'Asinara, tra brigatisti, nappisti e altri (politici». Il legale, protagonista al processo di Torino con'ro le Br di una tra le amnihe più polemiche, è reduce ia un incontro con i suoi assistiti nel supercarcere. «C'è ima logica repressiva orecisa dietro queste decisioni. Non a caso due giorni fa è stata diffusa una dichiarazione anonima, tutte le guardie carcerarie dell'Asinara, in cui si afferma che la protesta dei detenuti aveva l'obiettivo di scatenare una rivolta, prendendo in ostaggio le guardie per arrivare a impadronirsi della prigione». «Basta conoscere la topografia dell'isola e le condizioni in cui vivono i reclusi — prosegue l'avv. Arnaldi — per rendersi conto che si tratta di ipotesi insostenibili. Ai For¬ ma attribuna a nelli (la sezione dove sono chiusi i detenuti "politici" o ritenuti più pericolosi, nella parte meridionale dell'Asinara) i prigionieri restano nelle celle, in gruppi di 3 o 4, per 22 ore al giorno. Durante 1' "aria" — un'ora al mattino e una al pomeriggio — camminano in gruppi di 6, al massimo di 8, in budelli di cemento dalle pareti alte tre metri, larghi meno di due e lunghi una decina, protetti da una grata: d'estate, il calore è infernale e 1* "aria" è considerata una maledizione peggio della cella d'isolamento». «Il 19 agosto la protesta nella sala colloqui indirizzata esclusivamente contro l'inutile disumanità del vetro divisorio durante gli incontri con i familiari e contro altre insensate limitazioni — vere e proprie torture psicologiche con¬ trastanti tra l'altro con diverse norme del regolamento carcerario e con fondamentali articoli della Costituzione —, è stata trasformata in un pestaggio dall'intervento di sessanta guardie armate di manganello alla guida del direttore Cardullo». Secondo quanto riferito all'avv. Arnaldi, gli agenti addetti ai «Fornelli» si erano limitati a controllare la situazione, complicata dall'appoggio alla manifestazione dato dagli altri reclusi del settore, tra i quali molti «comuni», che avevano rifiutato il rientro nelle celle dai «passeggi». All'arrivo dei rinforzi, «quei budelli che vengono chiamati passeggi sono stati aperti uno per volta e i detenuti costretti a rientrare nelle celle sotto una gragnuola di colpi. Non un massacro, è vero, ma cer- to una "lezione" eccessiva, cui le guardie dei Fornelli non hanno voluto prender parte». E il pugno ricevuto dal direttore? «Cardullo indicava uno per uno quelli da colpire con più accanimento. Il pugno lo ha ricevuto quando, nella foga, è entrato per primo in uno dei passeggi». «Cercare di dimostrare che si è trattato di un tentativo di rivolta, — conclude l'avv. Arnaldi —, significa arrampicarsi sui vetri, considerate le misure di sicurezza in atto nel carcere (la sorveglianza è estesa allo specchio d'acqua circostante l'isola, cui è proibito avvicinarsi più di un chilometro di giorno, e due di notte). E' un altro momento della manovra che mira a separare del tutto dalla realtà i reclusi, alcuni in particolare. Lo stesso obiettivo che si prefiggono le limitazioni, spesso crudeli, nei colloqui con i familiari, sottoposti anche a umilianti visite corporali. Mogli, sorelle, fidanzate, madri debbono subire anche visite ginecologiche e sotto la lingua, prima di accedere alla saletta dove poi possono comunicare con il loro caro so lo attraverso il citofono. Con la consapevolezza che le con versazioni, come è possibile provare, sono quasi sempre registrate». m. sp.

Luoghi citati: Cuneo, Fossombrone, Genova, Porto Torres, Torino