È nato così nel '53 il " caso Montesi"

È nato così nel '53 il " caso Montesi" È nato così nel '53 il " caso Montesi" La pineta, la spiaggia di Ostia, un cadavere abbandonato: quanto basta per riportare alla mente il clamoroso caso Montesi, una vicenda dalla quale sono trascorsi più di vent'anni. Molti ricorderanno il clamore suscitato, le ripercussioni avute su tanti alti personaggi, fino a lambire le massime autorità dello Stato. Andò così. Wilma Montesi, bella ragazza bruna, ventidue anni, esce di casa il pomeriggio dell'8 aprile 1953. Dice alla mamma: «Vado ad Ostia». Lascia in un cassetto il braccialetto che il fidanzato le ha regalato e la fotografia del giovane, un agente di p.s. Se ne va; una teste ricorderà di averla vista in treno fino a Castel Fusano; una bambinaia la nota, sola, sulla spiaggia. Alla sera non torna, la famiglia dà l'allarme. Passano due giorni. Il sabato mattina, 11 aprile, un ragazzo scopre il cadavere di una giovane sulla spiàggia di Tor Vajanica (a 20 km.'). Avverte i carabinieri. La identificano i genitori: è Wilma. Ma non ha più le scarpe, né la borsetta, né il bustino reggiseno, né la gonna, indumenti che non si troveranno mai. Il medico scrive: annegamento. Il questore Polito afferma che Wilma era stata travolta dalle onde mentre si curava i piedi con l'acqua di mare: è la famigerata tesi «del pediluvio», su cui saranno scritti infiniti commenti. Passano alcuni mesi. In ottobre il giornalista Silvano Muto scrive su «Attualità» che la Montesi è stata uccisa, ma non fà nomi. Viene processato in gennaio (1954). In suo aiuto viene la testimonianza di Anna Maria Moneta Caglio, milanese, la quale afferma che nella tenuta di Capocotta, a Tor Vajanica, si sono svolte orge con droga, a cui partecipavano principalmente il marchese Ugo Montagna e Piero Piccioni, musicista e figlio del ministro degli Esteri. Il cerchio si allarga rapidamente, il prefetto Tommaso Pavone, capo della polizia si dimette quando si viene a sapere che aveva avuto stretti rapporti con l'equivoco marchese Montagna. Si riesuma il cadavere della povera Wilma, la nuova istruttoria è affidata a Raffaele Sepe: ormai i testimoni a carico o a difesa sono duecentocinquanta, i volumi sono 92. Vengono arrestati Piccioni, Montagna e tre guardiani di Capocotta; al principe d'Assia viene ritirato il passaporto. Si parla di collusioni ad alto livello... Il processo si conclude il 28 maggio '58: tutti gli imputati sono assolti con formula piena. Resta il mistero che dura tuttora: suicidio? Disgrazia? O qualcuno ha davvero ucciso Wilma. c. m.

Luoghi citati: Assia