"Saluto gli uomini del mondo che amo come miei fratelli" di Filippo Pucci

"Saluto gli uomini del mondo che amo come miei fratelli" "Saluto gli uomini del mondo che amo come miei fratelli" Trecentomila persone hanno assistito alla investitura di papa Giovanni Paolo | CITTA' DEL VATICANO — Un trionfo di popolo nella piazza di San Pietro in > stato di assedio, transenna¬ ta e letteralmente circondata da agenti di polizia e carabinieri che a migliaia ne sorvegliavano gli accessi in ! un vast° raggio attorno: è stata la cornice dell'investitura pastorale di Giovanni Paolo I. avvenuta ieri pomeriggio. Circa trecentomila persone vi hanno assistito, l'assembramento più alto che si sia avuto per una cerimonia papale dai tempi di Giovanni XXIII. Nel timore di incidenti il controllo delle forze di polizia è stato strettissimo. Giovanni Paolo I portava sui paramenti sacri bianchi la mitra episcopale dorata. Tra gli applausi scroscianti è apparso in piazza, provenendo dall'interno della basilica dove si era inginoc- dilato sulla tomba di San Pietro, alle 18. Lo precedevano 106 cardinali in casula gialla, mai vista in altre occasioni, preparata per la circostanza. La Cappella Sistina, mentre il corteo avanzava, cantava in gregoriano « Veni Creator » e le « laudes ». Ha baciato la mensa dell'altare, lo ha incensato, e si è recato a prendere posto sulla « cattedra », bene in vista di faccia al popolo, eretta al sommo della gradinata su di tin soppalco di sei gradini e sormontata da itn fondale di panno rosso con striature d'oro in mezzo al quale faceva spicco un arazzo raffigurante la consegna delle chiavi a San Pietro. A questo punto i cardinali hanno cominciato a sfilare davanti a Giovanni Paolo 1 per l'atto detto di «obbedienza»; si sono inginocchiati davanti a lui e gli hanno baciato la mano, ricevendone l'abbraccio e parole dette con grande effusione di sorrisi. Nell'omelia, letta parte in latino, parte in italiano ed in francese, Giovanni Paolo I ha rivolto un saluto a tutti «i membri del popolo di Dio»; uomini della politica, della cultura, dell'arte, dell'economia, i padri, le madri di famiglia, gli operai, gli emigrati, i giovani e le giovani, i bimbi, gli ammalati, i sofferenti, i poveri. Poi ancora ha mandato un «rispettoso e cordiale saluto a tutti gli uomini del mondo» che ha detto di amare «come fratelli». «Con attonita e comprensibile trepidazione, ma anche con immensa fiducia nella potente grazia di Dio e nella ardente preghiera della Chiesa — ha affermato — abbiamo accettato di diventare il successore di Pietro nella sede di Roma, assumendo il "giogo" che Cristo ha voluto porre sulle nostre fragili spalle. La nostra presidenza nella carità è un servizio ed affermandolo noi pensiamo non soltanto ai nostri fratelli e figli cattolici, ma a tutti coloro che cercano anche di essere discepoli di Gesù Cristo, di onorare Dio, di lavorare per il bene della umanità». Ha terminato definendo la Chiesa «umile messaggera del Vangelo a tutti i popoli della terra, per aiutare a creare un clima di giustizia, di fraternità, di solidarietà e di speranza ». In uno speciale settore sulla sinistra dell'altare al quale il Papa concelebrava la messa con i cardinali, erano le 97 delegazioni straor- dinarìe giunte per la circostanza dalle nazioni di tutto il mondo. C'erano anche altri dieci gruppi ufficiali di organizzazioni internazionali (tra cui l'Onu, la Nato, il Consiglio e il Parlamento d' Europa) e ancora 17 di Chiese cristiane separate, in primo luogo quelle dei Patriarcati ortodossi di Costantinopoli e di Mosca. Dodici i capi di Stato, in mezzo ai quali Baldovino del Belgio con la regina Fabiola, Juan Carlos e Sofia dì Spagna (le sovrane vestivano di pizzo bianco crema anziché nero, per l'antico privilegio concesso alle famiglie reali di nazioni cattoliche), il contestato Videla con la consorte Alicia Hartridge de Videla; per gli Stati Uniti era presente il vice presidente Mondale; per l'Italia il presidente del Consiglio Andreotti; per l'Urss l'incaricato di affari presso il Quirinale Yuri Karlov. Largamente rappresentati con particolari delegazioni, come mai si era avuto in passato, anche i Paesi dell'Europa orientale a regime comunista. Filippo Pucci Roma. Re Baldovino, la regina Fabiola e il re di Spagna )uan Carlos alla cerimonia in Vaticano (Telefoto)