Scontri e molotov attorno a San Pietro mentre Papa Luciani esorta alla pace di Silvana Mazzocchi

Scontri e molotov attorno a San Pietro mentre Papa Luciani esorta alla pace Quasi trecento persone fermate: contestavano l'argentino Videla Scontri e molotov attorno a San Pietro mentre Papa Luciani esorta alla pace I disordini sono iniziati alle 16 - Danneggiata l'auto del cardinale Antonelli - Fra i manifestanti, anche numerosi profughi latino-americani e Dom Franzoni - Sopra la folla si innalza un cartello: "Videla boia" ROMA — Un applauso scrosciante, alle 18 precise, accoglie Giovanni Paolo I che esce dalla Basilica di San Pietro e avanza verso il sagrato. Decine di migliaia di persone riempiono la piazza. Il Papa, che sostiene il pastorale, compie un giro completo dell'altare per benedire tutti i presenti. E' un attimo: quando il Pontefice volge lo sguardo al centro della folla, da un punto alla destra dell'obelisco si alza, dispiegandosi, uno striscione bianco. C'è scritto, in grosse lettere rosse: «Videla boia». Il presidente argentino Jorge Videla siede in prima fila fra i posti destinati ai capi di Stato, proprio accanto all'altare. Indossa la divisa bianca di generale della marina. Alla sua sinistra c'è la moglie con mantiglia nera, alla sua destra un vescovo argentino. Le voci del coro innalzano il loro canto. Dai banchi in cui hanno preso posto i cardinali, i vescovi e le delegazioni ufficiali degli Stati del mondo, non trapela alcuna reazione. E' un gruppetto di giovani che ha inscenato la manifestazione. Dalla loggia si vede un serpente colorato: una sorta di piccolo corteo che corre a zig zag fra la folla. Alcuni hanno i pugni alzati e gridano: «El pueblo unido jamas sera vencido», e «Videla uccide, il Papa se la ride». Altri lanciano in aria un pugno di volantini. La folla li isola. Per un attimo tace anche il coro. Poi si leva un altro applauso e un grido unitario: «Viva il Papa». Dal cordone del servizio d'ordine che cinge la piazza accorrono poliziotti, agenti in borghese e guardie svizzere. Fermano una ventina di persone, mentre il grosso del gruppo riesce a disperdersi. E' la prima voce di dissenso che si alza dalla piazza. La mobilitazione per protestare contro la presenza del generale Videla in Vaticano era stata promossa ieri da gruppi di cristiani di base, di oppositori del regime argentino, dei movimenti extraparlamentari. Il timore che scoppiassero grossi incidenti in San Pietro avevano provocato una vera e propria cintura di sicurezza, Polizia e carabinieri, fin dalla mattina di ieri, avevano disposto posti di blocco agli ingressi del Vaticano e nella fascia del centro storico adiacente a via della Conciliazione. Proprio in queste zone alle 4 del pomeriggio sono incominciati i disordini. Bottiglie molotov contro auto in sosta, slogan contro Videla, piccoli focolai di scontri, inseguimenti, fermi. Duecentottantadue persone fermate mentre il rito liturgico era ancora in corso. Rastrellati nelle viuzze del centro e nei portoni, i giovani venivano via via condotti all'imbocco di via della Conciliazione e da qui trasferiti coi cellulari nella caserma di polizia di Castro Pretorio. Tra i fermati, decine di argentini, aderenti al «Comitato antifascista contro la repressione in Argentina », alcuni libanesi e una decina di appartenenti al partito radicale. A Trastevere, l'incidente più grave. Alcuni giovani avevano lanciato 4 bottiglie incendiarie contro il portone I dell'ex sede del vicariato in ; piazza San Callisto, poco j prima che il card. Antonelli i ne uscisse a bordo della sua ; auto per recarsi in San Pie- ! tro. La parte anteriore della vettura sarebbe stata danneggiata. Secondo la polizia i giovani, fuggendo dopo | I I I l'attentato, avrebbero spara- > to in aria colpi di pistola. A pochi metri dai cellula ri, e lontano anche dal cuore della piazza dove siedono le autorità ecclesiastiche e lai- !che, c'è dom Franzoni attorniato dai fedeli della sua comunità. Sono le 6,45. Alzano la testa e sono in molti nella piazza ad imitarli. Dal lato sinistro della basilica da un gruppo indefinito di presenti prende il volo un fiore colorato. E' fatto di palloncini. Sollevano uno striscione verticale bianco. La scritta che reca è la stessa del primo: «Videla boia». Sembra un aquilone. Tutti lo fissano. Le cineprese lo puntano. Il vento lo porta fuori dalla piazza sui tetti di Roma. Il rito prosegue nella sua solennità e magnificenza. Il Papa, sedu- to di fronte all'altare, saluta uno ad uno i cardinali e i vescovi che sfilano davanti a lui. Li abbraccia e bacia sulle guance, mentre i pallonciI ni si levano, il Pontefice è in colloquio con il vicario di I Roma Poletti. Sul fondo della piazza, verso il Tevere, c'è il quarI tier generale del servizio d'ordine: arriva il canto del i coro della cappella Sistina, I ma, sovrastante, è il sibilo i delle sirene, lo stridio delle auto della polizia che partono e s'incrociano senza sosta. Si apprende che i disordini sono concentrati in cinque punti del centro storico, da piazza Kavona e via di Panico. mentre frange di > manifestanti vengono segna late in altre zone, I fermi spesso avvengono in maniera casuale. Sono i giovani che appaiono « sospetti ». In mancanza di un corteo, di un fronte di scontro individuabile, polizia e carabinieri si muovono alla rinfusa. Tentano di preveni- re gli incidenti, sono decisi a non permettere che l'eco dei disordini arrivi in San Pietro. Sui cellulari vengono caricate molte donne e decine di latino-americani. Le donne lanciavano volantini contro il regime di Videla, sul loro capo avevano il caratteristico fazzoletto bianco che sono solite portare le argentine quando manifestano contro la repressione dei militari nella piazza Rosada di Buenos Aires. Madri, sorelle e mogli che in Argentina chiamano « le pazze di piazza de Maya », dal luogo dove quotidianamente vanno a chiedere notizie dei loro familiari. Fra le fermate, alcune hanno lasciato in patria i congiunti di cui non hanno notizie. Il partito radicale ha protestato contro i fermi dei loro militanti. Democrazia proletaria ha diffuso un documento in cui sostiene che « l'inizio ufficiale del pontificato di Giovanni Paolo I è stato segnato da centinaia di fermi e violenze contro antifascisti argentini, cileni, cristiani e militanti di democrazia proletaria e lotta continua ». Silvano Miniati, dell'esecutivo del partito ha aggiunto che « il Papa ha accettato, durante la sua messa, Videla e le delegazioni dell'Uruguay, del Cile, della Bolivia, e del Nicaragua, proprio mentre in questi Paesi si sviluppano le lotte operaie contro i regimi totalitari ». Servizio di Liliana Madeo e Silvana Mazzocchi