Arcaini dell'ltalcasse si costituisce e muore

Arcaini dell'ltalcasse si costituisce e muore Da un anno era fuggito all'estero Arcaini dell'ltalcasse si costituisce e muore L'ex direttore dell'istituto era accusato di peculato e falso Si era consegnato ieri sera in ambulanza ai carabinieri di Bergamo - E' deceduto improvvisamente agli "Ospedali Riuniti" NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE BERGAMO — Giuseppe Arcaini è stato ricoverato in condizioni gravissime agli «Ospedali Riuniti» di Bergamo, dove, trasportato su un'autoambulanza proveniente dalla Svizzera, è arrivato alle 13,30 di ieri venerdì ed è morto improvvisamente, al reparto rianimazione della divisione neurochirurgica. Il suo stato — secondo le dichiarazioni dei medici — era apparso subito grave: coma profondo, con poche speranze di salvezza. La diagnosi era di «vasculopatia cerebrale ostruttiva», cioè che un «vaso» del cervello si era occluso. Secondo una prima ricostruzione, l'ambulanza che trasportava Arcaini si è presentata al valico di Chiasso, intorno a mezzogiorno; oltre all'autista ed all'infermo in stato di incoscienza, c'era una persona finora non si è saputo se un parente o amico o un medico, o un infermiere. Alla richiesta dell'esame dei documenti da parte delle guardie di finanza l'accompagnatore di Arcaini li ha esibiti, insieme con un certificato medico nel quale si diceva che l'infermo doveva essere trasportato all'ospedale di Bergamo. Dopo avere riconosciuto che si trattava del finanziere latitante, le guardie hanno avvertito i carabinieri di Roma. Dalla capitale, il colonnnello Varisco ha chiamato il nucleo di Bergamo, ed ha comunicato l'imminente arrivo al colonnello Leggio. I carabinieri hanno subito iniziato le ricerche e verso le 14 hanno avuto conferma che Arcaini era in ospedale. o. r. ROMA — La storia dell'inchiesta sull'Italcasse, e su Giuseppe Arcaini, definito dalla voce popolare uno dei «grandi elemosinieri» de, ha inizio da una relazione inviata alla procura della Repubblica di Roma dalla Banca d'Italia nel gennaio di Quest'anno. Ma già nell'ottobre del '77 un ex dirigente del servizio di vigilanza della Banca d'Italia aveva sottoscritto un documento in cui si denunciava l'istituto di credito per avere concesso fidi oltre misura, ciò che in termine tecnico viene definito «sconfinamento». Gli «sconfinamenti» avevano preso strade diverse. Ne avevano beneficialo i fratelli Caltagirone, un gruppo di grandi costruttori edili, a cui secondo l'accusa Arcaini aveva concesso 250 miliardi senea avere garanzie; Rovelli, per duecento miliardi; e venti miliardi erano andati ad un «palazzinaro», Angelo Belli. La relazione della Banca d'Italia accusava però l'Italcasse di cose ancora più serie. Oltre ai finanziamenti in superfice, il direttore generale dell'istituto si sarebbe avvalso anche di una cospicua quota di fondi neri (si parla di almeno 70 miliardi) per svolgere la sua funzione di «elemosiniere». Per una varte di queste elargizioni il nome del vero destinatario rimarrà per sempre un mistero; per altri, concludeva il rapporto «con certezza», si sapeva che erano andati a vari partiti (de. Voce Repubblicana, psi, psdi) e poi a un pulviscolo di aziende e imprese di diverso genere. La procura della Repubblica, ricevuto il rapporto, ha aperto un'istruttoria, ancora in corso. Furono spiccati manaaii di comparizione, poi trasformati in mandati di cattura, per Arcaini e per il presidente dell'ltalcasse. Calieri di Sala, oltre che per Marcello Dionisio, ragioniere capo dell'istituto. Le accuse erano di peculato e falso in bilancio. Arcaini si è difeso sostenendo che non si può parlare di peculato, ma al massimo di appropriazione indebita, e che sia il consiglio di amministrazione che la Banca d'Italia erano al corrente dell'esistenza dei fondi neri. Successivamente la Banca d'Italia, per sanare la situazione esistente all'I talcasse. «dimissionò» di autorità il consiglio di amministrazione, e provvide a nominare tre commissari.

Luoghi citati: Bergamo, Caltagirone, Roma, Svizzera